Fumo di chinaRacconti indiani

In Italia il genere western ha una posizione tutta particolare, non soltanto per la maestrìa di un regista capace di dare lezioni perfino a chi l’ha inventato con una manciata di ottimi seguaci e d...

In Italia il genere western ha una posizione tutta particolare, non soltanto per la maestrìa di un regista capace di dare lezioni perfino a chi l’ha inventato con una manciata di ottimi seguaci e decine di pallidi imitatori, ma anche per centinaia di fumetti fra cui il primatista Tex (ininterrottamente in edicola dal 1948, con la serie regolare mensile mai sotto le 200 mila copie vendute e una ristampa a colori che in 5 anni ha incredibilmente sfiorato i 30 milioni), i comico Pedrito il Drito e Cocco Bill (precursori nati nel 1951 e 1957 e non più in produzione) e il revisionista Ken Parker (pubblicato in varie forme dal 1977 al 1998 e oggi ristampato in edicola fino all’inedito episodio finale previsto per il prossimo 10 aprile).

Al di fuori di queste e altre pubblicazioni seriali (a cui si possono aggiungere nomi come Il grande Blek di cui sono tuttora in edicola gli inediti realizzati in Jugoslavia e il particolare Zagor, mai interrottosi dal 1961 e dalle copertine tuttora realizzate dall’indomito 86enne Gallieno Ferri), esistono tuttavia pubblicazioni di spessore che rischiano di passare inosservate e che meritano attenzione non soltanto da chi ha apprezzate alcune recenti serie tv come Longmire e Hell on Wheels, ma anche da parte di chi ama “semplicemente” l’avventura.

Ecco allora che risulta meritevole il volume Racconti indiani della Passenger Press (258 pagine, 7,90 euro), ispirato all’omonimo romanzo dell’antropologo francese Jaime de Angulo (pubblicato postumo nel 1953 e da noi attualmente nel catalogo Adelphi). In esso il curatore Christian G. Marra ha raccolto ben 36 autori per sviluppare una vicenda on the road non priva di episodi visionari in cui far confluire le tradizioni dei nativi americani (quelli che Colombo chiamava “indiani” e le giacche blu “pellerossa”) ma – con un meccanismo tipico della fabula – interpretata da animali antropomorfi.

Dal libro ricevuto in dono dal padre nella sua infanzia, Marra ha adattato in formato pocket 12 x 17 cm – curando i testi della storia di cornice, l’editing, la grafica e l’impaginazione – “la stessa famiglia di personaggi (papà Orso, mamma Antilope, Figlio Volpe e figlia Quaglia) alla struttura di una storia unica che fa da ombrello-cornice a dieci storie brevi scritte e disegnate da altrettanti coppie di autori differenti. Con il prezioso aiuto del mio partner Gaetano Matruglio che ha co-disegnato finalizzandoli anche i character design, la famiglia di Orso farà un viaggio attraverso il nord America pre-colombiano per andare a trovare la famiglia della moglie e far conoscere all’anziano la piccola nata. Un viaggio costellato di aneddoti, storie antiche e incontri. Quando era ancora labile il confine tra uomini e animali”.

Fra gli autori coinvolti, Mirka Andolfo, Franco Busatta (all’esordio come sceneggiatore), Diego Cajelli, Alessandro Di Virgilio, Davide La Rosa, Mario Rossi in arte Majo (autore della copertina), Roberto Zaghi e molti altri. 10 splendide illustrazioni fanno da frontespizio a ciascun episodio, in grado di soddisfare i lettori più esigenti e curiosi senza pregiudicare la lettura a chi ama seguire una narrazione più definita e tradizionale. Alla oltre duecento pagine del fumetto (qui un’anteprima) seguono un’altra trentina di tavole con studi e schizzi dei disegnatori.

Realtà e allucinazione, tono fiabesco e concretezza della vita di tutti i giorni si susseguono a comporre un universo variegato eppure coerente (con l’unica eccezione del capitolo “Il furto del fuoco”, dove i protagonisti parlano come ai giorni nostri), affascinante anche per questo.

“Conoscere e capire non sono sempre l’uno diretta conseguenza dell’altro, ma non devono mai essere sottovalutati, per crescere, per vivere”, si legge nell’ultima pagina della vicenda. Proprio come i fumetti.

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