Anche in Italia l’invasione (mediatica) degli zombi sembra non avere più fine. E guarda caso, il successo trainante del telefilm The Walking Dead nasce da un fumetto (fra l’altro scritto da quel Robert Kirkman che pochi anni dopo aveva debordato perfino nei Marvel Zombi).
Era quindi inevitabile che nascessero le parodie che sfruttassero proprio il linguaggio nel medium della narrativa disegnata in cui è nata l’opera che in qualche modo ha sdoganato il genere (en passant, si potrebbe far notare ai parolai di ogni ordine e grado i termini e il loro uso specifico: medium, linguaggio, genere… ma passiamo oltre).
A poche settimane dall’uscita di The Porking Dead con la rilettura dei personaggi “cinghialesi” creati dai toscani Dentiblù, ecco che si cimenta con il genere anche il recordman del fumetto italiano Leo Ortolani, un uomo che da 25 anni macina da solo pagine e pagine di fumetti (può un blog esilarante) fra l’epico e il tragicomico, che fanno ridere ed emozionare amanti della fiction di qualsiasi argomento, arrivando a vincere tutti i premi sul suolo patrio (compreso quello sulla Fede a Strisce!) e vendere anche 40 mila copie della serie del suo personaggio-simbolo Rat-Man, grottesco roditore con il muso da scimmia che anela a una vita da supereroe e rivela le miserie umane con impietosa regolarità.
In questa nuova “trilogia in sei parti (due per ciascun numero)” disponibile in tutte le edicole (72 pagine a 2,50 euro) e con un’edizione speciale nelle fumetterie (con un ulteriore albo da 16 pagine in omaggio, gustoso racconto dell’autore sul suo rapporto con gli zombi e una decina di schizzi, prove e disegni “in cui zombizzo i miei personaggi”) che ancora una volta è riduttivo definire “parodia”, Ortolani dimostra una volta di più di sapersi ormai destreggiare con acume e il giusto mestiere nel racconto contemporaneo, ma anche di saper colpire allo stomaco il lettore quando meno se l’aspetta, con impennate satiriche che ben pochi si possono permettere in Italia, e al contempo di aver raggiunto un nitore e una pulizia nel disegno (nonostante il tema “brutto, sporco e cattivo” di queste episodi) che non finisce mai di stupire… anche per la qualità notevole che ormai da decenni l’autore riesce a mantenere nella sua produzione, con cadute di tono rarissime e che ai normali mortali risulterebbero inevitabili.
Come sempre in questi casi, per chi conosce la serie a fumetti o la versione televisiva (con differenze per forza di cose non marginali) il divertimento è doppio, ma anche i neofiti e chi non è contagiato dalla febbre per tutto ciò che riguarda i morti viventi ma ricerca una vicenda a cui appassionarsi e un racconto intelligente rimarrà tutt’altro che deluso. Oltre che curioso di vedere come la situazione (e la bravura di Leo) ci porterà nei prossimi numeri.