Sono passati due anni da quando Mario Monti, mentre il Paese tratteneva il fiato, scopriva il simbolo di Scelta Civica assediato dal circo mediatico. Dopo un successo elettorale tutto sommato modesto e il tracollo alle europee col ciclone Renzi, il movimento pare essere in dissoluzione. E’ la politica, bellezza: si sale e si scende. Quello che non dovrebbe far parte della politica è, invece, il rito della transumanza degli eletti da un partito all’altro, in totale spregio delle scelte (civiche anche loro) degli elettori. Roba vecchia, intendiamoci. La storia dei parlamenti di tutto il mondo trabocca di via vai disinvolti da un simbolo all’altro, sempre giustificati da altisonanti motivazioni di natura politica: è quella che in tempi recenti è ormai nota come la scilipotizzazione della politica, in omaggio ad un tutto sommato innocuo parlamentare scoperto da Antonio Di Pietro. L’esodo degli otto parlamentari di Scelta Civica, quindi, è solo l’ultimo episodio in ordine di tempo. Personalmente, ho solo due appunti. Il primo: al PD non suscita alcun imbarazzo nel ricevere al proprio interno chi se ne era andato in passato in aspro (e legittimo) dissenso dalla linea politica del partito, come ad esempio la sen. Lanzillotta ed il sen. Ichino? Ed il secondo, un pelino più serio: se posso senz’altro riconoscere piena dignità alle motivazioni addotte dai “passagisti”, non ritengono costoro che sia più corretto dimettersi prima dalla carica di parlamentare e solo dopo aderire al PD o a qualsivoglia altro partito o movimento, sottoponendosi successivamente al voto degli elettori? Perché, sapete, se io fossi uno di quelli che hanno votato in un modo e si ritrovano i loro rappresentanti al calduccio sul seggio di un altro partito, mi sentirei preso per i fondelli. Strana gente, certi italiani.
7 Febbraio 2015