Nei giorni scorsi – il 6 febbraio – il quotidiano “Avvenire” ha ospitato una mia riflessione sull’attualità violenta del Mediterraneo. Con lo sguardo dall’angolatura dell’Europa ed utilizzando” dell’arma dell’educazione per le nuove generazioni. Mi fa piacere condividerla (nella forma completa della lettera inviata a Marco Tarquinio) anche su questo blog.
Caro Direttore,
e’ un’escalation di violenza quella che in questi giorni riempie d’angoscia le pagine dei nostri giornali e i cuori di noi spettatori del cosiddetto primo mondo. Da mesi ci troviamo costretti a fare i conti con il continuo evolversi della comunicazione del terrore, i video dell’orrore di prigionieri decapitati, arsi vivi, impiccati per ripicca.
Immagini che si perfezionano sempre di più. Arrivano a noi montate ad arte, in alta risoluzione, patinate. Quasi che il video dell’orrore faccia prima a emanciparsi, a evolversi, rispetto a chi ha deciso di compiere riti efferati e tribali, incivili, in nome dell’integralismo e rifiuta di accettare un mondo che per sua natura cambia, si mescola, cresce e si integra.
I fatti di Parigi, in particolare, hanno spinto le destre europee a cavalcare più che mai la paura del diverso. Non e’ piu’ solo fastidio, quello suscitato dalle immagini degli sbarchi dei migranti, si tenta strumentalmente di trasformare la disperazione del migrante in minaccia concreta, l’esule in terrorista. Rischi questi a cui si pensa di dare una riposta chiudendo le frontiere, ridiscutendo il trattato di Schengen, compiendo irreversibili passi indietro.
Qual è oggi il ruolo del nostro continente se non quello di essere ancora una volta faro nella notte più buia, quella dei diritti civili violati? Qual è il compito dell’Europa se non quello di essere guida e maestra, come fu Virgilio per Dante, nel condurre il mondo e la gioventu’ dall’inferno della violenza pura al paradiso di un modo più equo, più giusto e che si fondi sui principi di libertà, uguaglianza e integrazione?
Solo l’opportunita’ della coesistenza pacifica può salvarci. Sappiamo tutti che gli attentatori che hanno colpito il giornale satirico Charlie Hebdo erano francesi. Cio’ dimostra che solo sentendosi integrati, consapevoli cittadini europei, si puo’ fuggire il rischio del terrorismo. Solo lavorando per essere tutti cittadini del Mediterraneo si possono allontanare da noi le divergenze culturali in cui germinano gli integralismi.
E’ proprio per questo motivo che come Agenzia Nazionale dei Giovani, in giorni complessi come questi, abbiamo deciso di organizzare a Roma due importanti eventi nell’ambito della cooperazione Euromediterranea.
Piu’ volte l’attuale Governo ha sottolineato l’importanza centrale della formazione e dell’istruzione come unico volano per il superamento di pregiudizi e conflitti e come arma fondamentale per la costruzione di un futuro di pace e coabitazione globale. In questa chiave accogliere formatori e rappresentati delle Agenzie responsabili dei giovani di Algeria, Giordania, Tunisia, Marocco, Egitto, Israele, Libano, Palestina, Turchia, Finlandia, Francia, Tunisia ed Austria nella citta’ simbolo delle radici giudaico cristiane e’ un gesto importante e decisivo.
Crediamo fermamente che l’Italia debba avere un ruolo cardine nella cooperazione dell’area Euromediterranea al fine di promuoverne una crescita inclusiva, intelligente e sostenibile attraverso gli strumenti che l’Europa mette a disposizione delle nuove generazioni. Messaggi di odio e violenza come quelli lanciati dall’ Isis e dalla jihad islamica non possono e non devono trovare terreno fertile nei nostri ragazzi. Quella che abbiamo e’ un’ occasione preziosa per l’Italia per farsi promotrice, nel bacino del Mediterraneo, di importanti sfide e per lanciare un messaggio consapevole di lotta contro ogni intolleranza. Non la sprecheremo.
Giacomo D’Arrigo, direttore dell’ Agenzia Nazionale dei Giovani.