(Es)cogito, ergo sumGli ulivi pugliesi siamo noi. Nessuno si senta escluso

Per chi in Puglia ci è nato e vissuto, l’eradicazione degli ulivi colpiti dalla Xylella fastidiosa, prevista dal piano straordinario di emergenza per cercare di combatterla, è una spina nel cuore....

Per chi in Puglia ci è nato e vissuto, l’eradicazione degli ulivi colpiti dalla Xylella fastidiosa, prevista dal piano straordinario di emergenza per cercare di combatterla, è una spina nel cuore. Una puntura di spillo che provoca un dolore sottile, ma costante, che aumenta esponenzialmente al pensiero di immaginare i più di cinquecento alberi che domani verranno evirati e uccisi.

Per i pugliesi gli ulivi non sono semplicemente alberi o monumenti naturali che abbelliscono un paesaggio, già di per sè affascinante. Gli ulivi sono i veri padroni di questa regione, perché erano lì già molto tempo prima di noi.

Forse è per questa ragione che quando si passeggia fra quegli ulivi secolari, viene quasi istintivo inchinarsi e pregare, proprio come se quegli giganti imponenti e silenziosi fossero chiese vive, sacri altari inviolabili. Per millenni sono stati loro gli unici a consacrare una terra spesso maledetta dalla siccità. Non si sono mai stancati , linfa viva tra dure zolle e pietre aride, di donare il loro frutto nutrendo generazioni di uomini e donne.

Adesso ci si domanda se questo drastico provvedimento fosse ineluttabile, se non ci sia un’altra strada da percorrere, proprio adesso che è in corso una sacrosanta battaglia per proclamare gli ulivi pugliesi patrimonio dell’Unesco.
C’è chi afferma, con certezza matematica, che basterebbe curare i funghi tracheomicotici, probabili responsabili della Xylella, per risolvere il problema senza bisogno di estirpare gli alberi malati. E’ stata scelta invece la via più drastica e dolorosa che potrebbe creare un pericoloso precedente.

Ma che diritto ha l’uomo, pur in presenza di una malattia di cui ancora sappiamo troppo poco, di trattare madre natura come un figlio ingrato? Viene spontaneo domandarsi se, prima di procedere a questa inaccettabile eutanasia, non sarebbe stato opportuno chiedere il parere di tutti i pugliesi, perché  quegli ulivi appartengono a tutti. Sono degli uomini di oggi ma, soprattutto, di quelli i di ieri e di domani. Chissà cosa direbbero, se fossero ancora vivi, i contadini del passato di fronte a questa empietà; loro che confidavano negli ulivi come se fossero una religione di cui erano fedeli adepti.

A noi che abbiamo ereditato, senza alcun merito, questa terra- che dovremmo custodire come un Santo Graal- non resta che un’amara certezza: la consapevolezza che, quando quegli ulivi verranno tagliati, sarà inevitabile sentire che una parte di noi morirà con loro.
 

X