Ma a voi sembra normale che per entrare allo Stadio Olimpico di Roma la prima cosa che si veda sia una stele in marmo di carrara alta quasi 18 metri con la scritta “Mussolini Dux” e che si cammini soavi su un bel mosaico che riporta la scritta “Duce”? Come se all’Olympiastadion di Berlino si venisse accolti dalla scritta Führer e da svastiche naziste (che pure apparivano sulle torri di ingresso). Teniamoci tutto, per carità, ma proprio là? Ecco perché ho trovato del tutto normale che un anziano partigiano durante la cerimonia in aula a Montecitorio per ricordare il 70esimo anniversario della resistenza abbia chiesto di «ripulire le strade dal fascismo e abbattere la colonna del Foro Italico». La Presidente della Camera Laura Boldrini ha risposto che potrebbe essere tolta la scritta, scatenando un secondo dopo un uragano di polemiche, degenerate nel solito frullatore mediatico che ha finito per paragonarla ai fanatici dell’Isis. Ora, baggianate a parte e archiviati i nostalgici del caso, diciamo subito che la discussione sul 25 aprile meriterebbe altro approfondimento e consistenza. In ogni caso, esorterei – pacatamente e serenamente, s’intende – tutti quegli alfieri della tutela della Storia Patria che, soprattutto fra le file del centro-sinistra, hanno lapidato la Presidente della Camera dei Deputati, a considerare che la stele sarebbe maschia testimonianza dell’italica historia anche in un bel museo. E che forse, visto l’andazzo comune negli stadi, e nell’Olimpico in particolare, grazie a gruppi di decerebrati violenti e parapoliticizzati, ai fucking idiots nostrani non serva proprio ricordare il Duce ogni maledetta domenica.
18 Aprile 2015