Avete letto l’ultimo editoriale da direttore di Ferruccio de Bortoli? Forse si, sempre che l’abbiate trovato sul giornale, confinato com’era a pagina 35, come mai accade per un direttore che si deve congedare dai suoi lettori ma che è sempre stato eternamente congedato dal Corriere e nel Corriere, la sua casa, dove in pochi lo hanno trattato da padrone.
Certo, non tesseremo le lodi di De Bortoli (ma almeno rendiamo onore ad uno degli ultimi avamposti che no ha avuto bisogno di ospitare Selvaggia Lucarelli o altro trash di alto livello), che pure è stato un giornalista ed un direttore competente e moderato, scomodo e antiquato perché espressione di quel “Corriere milanese” da sempre contrario ad affaristi e cacciatori di scoop, unico ad arginare prima le scalate berlusconiane e di altri furbetti e poi le liti alle stanze del potere di banchieri ed imprenditori all’assalto dei cocci di Via Solferino, pagandone ovviamente le conseguenze.
E lui non ha mancato di farlo notare, nel suo ultimo scritto, con un pizzico di nostalgia che in molti avranno considerato retorica, nell’indifferenza di una proprietà e di un CdA che ormai lo aveva costretto all’auto-licenziamento da mesi e nell’apatia di una redazione che non gli apparteneva più (se non in pochi) e che è fatta ormai da tanti direttori che aspettano solo la nomina di un innocuo traghettatore.
Qualche anno fa l’addio di De Bortoli dall’Italia fu considerato la minaccia di un attacco all’indipendenza di un’autorevole voce italiana, adesso che il Corriere è paradossalmente più impantanato di prima, giornalisticamente ed economicamente, nessuno si stupirebbe se qualcuno vendesse la sede di Via Solferino (come sta realmente accadendo) o se arrivasse una cordata orientale a comprarsi tutto, come sta accadendo per tante cose nella Milano stordita dall’Expo ed ormai svenduta al migliore o peggiore offerente.
Ma questa è la nuova Italia, quella del giovane caudillo maleducato di talento, di affaristi litigiosi e capricciosi, della cultura appiattita sul nuovo potente, il cui pedigree è sparare qualche parola in inglese ed usare i social network per sembrare giovane, moderno e trascinatore…Ed il Corriere è pronto ad adeguarsi.
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