Questa storia di Erri De Luca è un po’ curiosa. Per due ragioni. La prima: i processi si fanno nei tribunali e non sui giornali. Corollario di questa “prima ragione” è che gli applausi in aula sono del tutto inappropriati.
La seconda: non è vero che la “libertà di espressione” vinca sempre su tutto. Ci sono infatti diritti costituzionalmente protetti che, quando confliggono con questa libertà, vanno tenuti in considerazione. Altrimenti le opinioni sconfinano nella licenza.
L’istigazione, quando c’è, va punita. E come si fa a stabilire se c’è? Semplice, si fanno – prima – delle indagini e – poi, se se ne ravvisa la necessità – si fa un processo. Cosa che – invece – pare di capire Erri De Luca contesti alla radice: non si processano le opinioni, dice. Sbagliando.
Altra considerazione: Erri De Luca ha querelato Silvio Viale, colpevole di aver twittato una roba che secondo lo scrittore napoletano ha offeso la sua reputazione. Cioè: la libertà di espressione di Viale deve essere “controllata” in base alla tutela costituzionale della persona (reato di diffamazione) e quella di Erri De Luca no? Fatemi capire, anime belle che twittate #iostoconerri
21 Maggio 2015