Il Nebraska è nel cuore degli Stati Uniti. E’ America profonda. Si dice che è il luogo where the West begins, dove comincia il West. Soprattutto è uno stato conservatore. Assume perciò un significato speciale la decisione, da parte del parlamento locale, di abolire la pena di morte. Negli ultimi 40 anni è la prima che uno stato conservatore rinuncia alla pena capitale.L’ultima volta era accaduto nel 1973, con la decisione del North Dakota.
Non è stata un battaglia facile. Il governatore dello stato, Pete Ricketts, è un duro e puro della destra americana. E’ favorevole alla pena di morte, contrario al matrimonio gay e all’aborto. Quando il parlamento locale lo aveva sfidato approvando l’abolizione della pena di morte, Ricketts ha risposto applicando il diritto di veto. I parlamentari dello stato non si sono arresi e hanno raggiunto la maggioranza trasversale necessaria per superare il veto del governatore. Ora i 10 detenuti rinchiusi nel “braccio della morte” dovranno scontare la pena dell’ergastolo. Tra loro c’è Carey Dean More, 56 anni, responsabile dell’omicidio di due uomini, rinchiuso in carcere dal 1980.
Così il Nebraska diventa il diciannovesimo stato dell’unione (oltre al Distretto della Capitale) ad abolire la pena capitale. Dal 2007 lo hanno fatto in Maryland, Connecticut, Illinois, New Mexico e New Jersey. La spinta verso l’abolizione è un processo lento, anche perché secondo i più recenti sondaggi, la maggioranza degli americani resta favorevole alla pena di morte. Tuttavia cresce anche il fornte contrario. Nel 1996 i favorevoli erano il 78 per cento, contro un 18 per cento di contrari. Nel 2015 i favorevoli sono scesi al 56 per cento e i contrari sono diventati il 38 per cento.
Un impulso verso l’abolizione della pena di morte sta arrivando dall’Europa. Infatti dal 2011 l’Unione Europea ha deciso il divieto di esportare negli Stati Uniti le sostanze utilizzate per le iniezioni letali, che oggi sono il metodo più usato per eseguire le sentenze di morte. Secondo il New York Times, il Texas, lo stato che esegue più condanne a norte, ha di scorta solo i farmaci necessari per giustiziare un solo detenuto. Ma nel “braccio della morte” del Texas ora ci sono 265 detenuti (in maggioranza “neri”). Resta incerto il loro destino. Difficile che il Texas arrivi in tempi brevi a una decisione in senso abolizionista. Probabilmente i detenuti verranno fatti languire in cella. Nella peggiore delle ipotesi, lo stato potrebbe introdurre un nuovo metodo per eseguire la sentenza. In marzo in Utah hanno scelto la fucilazione. Roba da Far West.