Ecco Amsterdam la bella città dal carattere meridionalmente nordico.
Dieci giorni fa siamo stati ad Amsterdam, siamo arrivati venerdì sera tardi e seguendo il consiglio di Alexandra, dall’aeroporto non abbiamo preso il taxi, ma ci siamo buttati nelle ferrovie olandesi e abbiamo raggiunto Rico, la nostra houseboat! Ad Amsterdam le barche sono vicinato, ci vivono intere famiglie proprio perché sono ideate e costruite come fossero case.
Rico è veramente spaziosa, si entra in un grande open space che comprende cucina soggiorno e sala da pranzo e passando per un piccolo corridoio, dal quale sulla sinistra si accede al bagno, si arriva in una grande camera luminosa.
Stupiti di tanta comodità e spazio ci siamo addormentati felici.
La mattina abbiamo aperto gli oblò e ci ha dato il benvenuto un sole raro per Amsterdam, la temperatura era fresca, sui 18 gradi e il cielo, senza una nuvola, cristallino.
Abbiamo raggiunto in poco tempo il centro e come prima colazione abbiamo optato per un hamburger, così, di prima mattina, olè.
Scorreva una grande allegria, la gente in moto non aveva quasi mai il casco, le bici, tantissime e pericolosissime, sfrecciavano da destra a sinistra, su e giù, i giovani, tutti belli e molto curati sono i cittadini della capitale olandese.
C’erano fiori o piante davanti ad ogni entrata, le barche, vista la splendida giornata, facevano a gara per passare sotto i ponti. Anche se mi dava l’impressione di essere una città piena, era ordinata e pulita.
Annusando l’aria oltre al tipico odore dei canali, simile a quello veneziano, ma molto meno intenso, si sentivano 1000 profumi di cucine diverse e devo dire che non ci siamo fatti mancare nulla. Dopo il burger abbiamo assaggiato una specialità: l’aringa marinata con cipolla e cetrioli, mia nonna me l’aveva consigliata vivamente, ma devo confessare che a noi non è piaciuta, non siamo riusciti nemmeno a finirla. A pranzo siamo andati in un ristorantino olandese, abbiamo mangiato benissimo. Premio alla zuppa di asparagi servita con pane nero e ciotolina di burro, vero burro.
Al pomeriggio abbiamo fatto una gita in barca, fondamentale per scoprire la città dall’acqua: le case storte che per essere sorrette necessitano di tiranti ai lati, i terrazzini intimi dei locali che danno sui canali, le barche arredate senza tende, i ponti bassissimi visti dal sotto e le anatre e i cigni nascosti tra un’imbarcazione e l’altra.
Era quasi sera, ma dovevamo aspettare ancora per andare a vedere il famoso quartiere a luci rosse, momento quindi perfetto per un’ottima cena thai.
Soddisfatti ci siamo incamminati. Le donne sono per davvero in vetrina, illuminate da una luce al neon rossa. Hanno a disposizione una stanza con letto e lavandino dove non manca mai l’attestato d’igene nella quale accolgono i loro clienti. Chi non lavora è seduta o in piedi e quasi tutte sono al cellulare. C’è chi usa oggetti per ammiccare e chi in modo più diretto ti guarda e fa tipiche smorfie sexy, una le ha fatte pure a me!!
Che giornata piena, stravolti siamo tornati in barca.
Domenica ci siamo svegliati con l’idea di andare a visitare la casa di Anna Frank, sabato eravamo andati al museo di Van Gogh, tre piani pieni di dipinti meravigliosi, i miei preferiti sono i girasoli e la stanza da letto. Ci pareva di aver scelto un buon orario, pensavamo di ingannare la coda andando lì poco prima di pranzo, invece sia per Van Gogh che per Anna Frank ci siamo beccati una fila notevole. È stato comunque divertente stare in fila, filo ed io analizzavamo e commentavamo i nostri vicini, facevamo gli scemi e fantasticavamo sulle loro vite e i loro paesi. Domenica ci siamo presi anche un tè take away perfetto per i nostri biscotti col caramello ad un certo punto un violinista ci ha allietati con bella musica. Il tempo è volato e subito ci siamo ritrovati catapultati durante la seconda guerra mondiale, mi sono immaginata tutta la famiglia Frank nascosta lì, dietro quella finto scaffale che li separava dal nazismo, pensate che la sorella di Anna faceva dei compiti di latino che le venivano corretti da un’insegnante e rispediti, Anna ha tappezzato il muro di camera sua con foto di giornali sul cinema hollywoodiano che amava tanto, questo per rendersi la vita più allegra. Guardava dalla finestra del loro solaio i gabbiani che in cielo parevano argentati.
Era di nuovo tempo di mangiare e questa volta abbiamo optato per un ristorantino africano lungo i canali. Non so se abbiamo avuto fortuna o siamo stati bravi a scegliere, ma tranne l’aringa ci è piaciuto tutto molto.
Prima di partire ci siamo rilassati al parco tra le papere e gli aironi.
L’aereo era in ritardo di due ore, ma questo ci ha permesso di fare un’ ultima foto quella alla luce delle 23, e così abbiamo salutato Amsterdam.