Martedì, quando ho ritirato la pagella del primogenito, che ha concluso la seconda media (pardon, scuola secondaria di primo grado), ho avuto una breve e civile discussione con la professoressa (pardon, docente) in merito ai test INVALSI.
Mio figlio ha avuto la media abbassata in Italiano (da 9 a 8, quindi non certo una tragedia), a suo dire per “colpa” dei test suddetti, che fanno obbligatoriamente media, ed avendo preso lui 7 (“ma è stato il migliore della classe”, ci ha tenuto a sottolineare, per giustificarlo), si è visto “scalare” un voto. La mia replica è stata che se quello era il voto preso, la colpa non era del test, e che andava bene così, e lo avrei fatto studiare di più in estate. Apriti cielo. La docente, molto garbatamente, mi ha detto che invece queste prove non servono, anzi sono solo dannose perché stressano i ragazzi e non danno nessuna indicazione sulla preparazione. Alla mia controreplica, miglioriamo il metodo ma test nazionali unici di valutazione servono, ha contro-controreplicato che non è vero, che ci sono troppe variabili che penalizzano il singolo. A questo punto mio figlio mi ha trascinato via, con la scusa che altri genitori aspettavano.
L’altra sera poi mi sono imbattuto in una serie di Professori delle superiori intervistati a Gazebo, durante le manifestazioni contro la riforma denominata #labuonascuola. Ora, sui contenuti della medesima potete (se non lo avete già fatto), leggere sul sito del governo https://labuonascuola.gov.it o sorbirvi la lezione di Renzi alla lavagna su Youtube. Per le motivazioni avverse, potete leggere questo articolo http://www.euronomade.info/?p=4684 piuttosto lungo ma che riporta tutte le critiche in maniera molto capillare.
Infine, spopolano in rete i consigli di docenti per le vacanze che invitano gli alunni a non studiare, ma a godersi la vita e divertirsi, con l’appoggio di chi vorrebbe abolire compiti per le vacanze e compiti a casa.
Da genitore, se è ancora permesso, avrei qualcosa da dire su come i miei figli vengono preparati dalla scuola (pubblica o privata ha poca o nulla importanza. E i miei figli vanno alla scuola pubblica).
1) Basta con una scuola facile. Il mantra “Devono andare avanti tutti” ha livellato terribilmente verso il basso le nostre scuole. I professori diano i voti che i ragazzi meritano, e i genitori si attacchino. In particolare l’Università sia una scuola di eccellenza, non un parcheggio per disoccupati. Insomma, alziamo l’asticella.
2) Basta con scuole ingiudicabili. Quando scelgo dove mandare i miei figli voglio sapere il rendimento di quella istituzione. Oggi ci si affida al passaparola tra genitori, e si spera di finire nella sezione giusta. Professori e scuole devono essere messi nelle condizioni di essere giudicati oggettivamente. Si può fare.
3) Basta con la scuola dei docenti e per i docenti. La scuola deve essere per i ragazzi. Non creare posti di lavoro per laureati in materie fuori mercato. Deve formarli come cittadini in primis e fornire gli strumenti per entrare presto e bene nel mercato del lavoro.
4) Responsabilizziamo tutti. Presidi in primis. Visto che sono i dirigenti (ovvero che dirigono), siano i primi a rendere conto di come la loro scuola funziona.
5) Apriamo la scuola (in particolare superiori ed università) alle imprese. Non sono il diavolo, ma il futuro.
6) Prepariamo i nostri ragazzi ad essere giudicati. Tanto arriverà il momento in cui lo saranno, e non da genitori apprensivi o professori accomodanti.
La riforma del governo serve a questo? Per me è anche troppo “buona”. Le riforme che si sono succedute non hanno creato una scuola efficace, anzi. E i docenti hanno anche parecchie ragioni, sia sul passato, che sul presente. Ma l’atteggiamento che hanno non va certo nella direzione che io auspico. Apprezzo l’eroismo di alcuni, perché sono veramente spesso in condizioni di lavoro pessime, e sopperiscono con una passione ed una generosità encomiabile. Ma qui si parla di sistema generale, non del singolo.
Questo è il parere (critico) di un genitore che vede i figli del mondo superare i nostri ogni giorno di più. Arrivano sempre più preparati, sempre più aggiornati, sempre più affamati. I nostri sono sempre più indietro. E a me questo non può stare bene.