Banchiere di provinciaLuadato si’… Papa Francesco

Consiglio estivo per la lettura: l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. È un testo che mi sento di raccomandare a tutti, perché tutti ci troveranno qualcosa che li tocca da vicino. Il Pontefi...

Consiglio estivo per la lettura: l’enciclica “Laudato si’” di Papa Francesco. È un testo che mi sento di raccomandare a tutti, perché tutti ci troveranno qualcosa che li tocca da vicino. Il Pontefice, del resto, è uomo di rara concretezza: non fa panegirici, va diretto al punto, con un’efficacia comunicativa che colpisce nel segno e –auspicio mio e di tanti– che può lasciare un segno. Diciamo subito che la Sua enciclica, dal sottotitolo “Sulla cura della casa comune”, non parla soltanto alla sensibilità degli ambientalisti. Infatti, parlare oggi di ambiente significa parlare di responsabilità nella gestione della ricchezza, perché dall’alba dell’uomo la ricchezza è rappresentata dalla disponibilità di risorse ambientali. Ed ecco perché i media, presentando l’enciclica, hanno giustamente titolato che “I popoli hanno pagato il salvataggio delle banche”, perché il riferimento ai cataclismi innescati dalla macrofinanza e alle loro conseguenze non è un excursus del documento, ma ne è lo spirito stesso. Parlare di “casa comune”, infatti, significa occuparsi di come si abita, gestisce e progetta uno spazio che deve essere di tutti e per tutti. Allora denunciare la radice umana della crisi ecologica richiama in automatico il discorso sull’altra crisi, quella innescata dalla cattiva finanza. Papa Francesco lamenta che, a seguito della crisi economica, non ci sia stato alcun ripensamento dei criteri obsoleti che governano il mondo; che la crisi non abbia insegnato nulla; che il prezzo del salvataggio delle banche campioni della finanza nemica dell’economia reale abbia pesato sulla popolazione senza che sia stato poi riformato e rivisto quel sistema responsabile del tutto. «Servono non meno, ma più regole –scrive il Santo Padre–. Diviene indispensabile lo sviluppo di istituzioni internazionali designate in maniera imparziale e dotate del potere di sanzionare». E come non essere d’accordo, vista la disinvoltura con cui le big bank pagano le multe loro comminate per le irregolarità commesse? È chiaro che i guadagni ottenuti grazie a quelle irregolarità superano di gran lunga l’ammenda; quindi perché dovrebbero cambiare rotta?  Nel documento il Pontefice non evidenzia soltanto il problema; cita anche esempi virtuosi che vanno in controtendenza. Li ha evidenziati il presidente di Federcasse Alessandro Azzi, nel suo messaggio di ringraziamento al Papa: “in alcuni luoghi si stanno sviluppando per lo sfruttamento delle energie rinnovabili forme di cooperazione e di organizzazione comunitaria che consentono l’autosufficienza locale”, difendono gli interessi dei piccoli produttori e preservano gli ecosistemi locali dalla depredazione”; e ancora “L’istanza locale può fare la differenza”.

Il fatto che ancora oggi le attività puramente speculative continuino a muovere il 98% dei flussi finanziari globali significa che c’è ancora molta strada da fare per un cambiamento di rotta sostanziale –ha affermato Azzi-. Per questo ci auguriamo che l’autorevole parola del Pontefice inneschi un dibattito ai livelli più alti sulla necessità di ripensare la finanza e ostenere le esperienze delle banche di comunità che,di sovunque nel mondo, si sono dimostrate un validissimo antidoto alla crisi”. Insomma, a fronte di cause globali dei problemi che viviamo, è nella dimensione locale che spesso si trovano soluzioni concrete. “Quando siamo capaci di superare l’individualismo –si legge nell’enciclica– si può effettivamente produrre uno stile di vita alternativo e diventa possibile un cambiamento rilevante nella società”. E non mi si parli, per favore, di belle parole inapplicabili nella vita di tutti i giorni. Papa Francesco non ha detto comportatevi da santi: ha detto rispettate il prossimo. Quando questo non accade il risultato è la peggior crisi economica dell’età moderna. Che conviene a pochi e danneggia tutti gli altri. Pensiamoci.

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