Il mio amico, vecchio collega di Consiglio Provinciale, Vittorio Agnoletto, è molto preoccupato della situazione greca e complessivamente dell’andamento mondiale dell’economia. (vedi blog del 20-07 del Fatto Quotidiano) Ritiene cioè che ormai le multinazionali si siano sostituite ai governi democratici nella gestione politica del mondo intero e, posta questa premessa, riprende l’antico appello “Proletari di tutto il mondo unitevi!”. Naturalmente lo allarga anche ai borghesi impoveriti e, suppongo, agli “onesti democratici” raccogliendoli tutti intorno ad una percentuale del 98% della popolazione mondiale. Pelizza da Volpedo non riuscirebbe più a fare un quadro in cui questa enorme fiumana di miserabili possa tutta essere ricompresa e forse sarebbe costretto a fare un quadro più piccolo che riproduca il border di Goldman Sachs.
Parrà strano ma sono preoccupato anche io ancorché su una dinamica sociale diversa: non sono solo le multinazionali che influenzano speculativamente il mercato ma il Governo comunista Cinese.
Il crollo della borsa di Shanghai ha spalancato una finestra sulla situazione finanziaria della Cina e su alcune centinaia di milioni di speculatori cinesi fino ad adesso incoraggiati dal Governo. Se tutta questa gente, ho detto milioni di persone, che hanno comprato a credito titoli in borsa che per paura che scendessero ulteriormente il Governo ha bloccato e vietato la negoziazione, se tutta questa gente con i loro debiti imponesse alla tesoreria centrale cinese operazioni simili a quelle viste nei giorni scorsi in Grecia (chiusura banche, vendita del tesoro, eccetera) l’economia cinese ne risentirebbe fortemente e il loro PIL che negli ultimi anni è salito vorticosamente, vorticosamente potrebbe scendere. Questo vuol dire che i cinesi non comprerebbero più prodotti dal mondo occidentale e dagli stessi Stati Uniti con il risultato di riaprire la crisi che l’economia americana con rudi manovre finanziarie sembrava da alcuni mesi aver chiuso.
Il Governo Cinese, ancor più preoccupato di Agnoletto e di me, ha posto in essere manovre che il vecchio Pinochet (l’uomo nero di Agnoletto) avrebbe fatto fatica ad adottare. Ha bloccato la negoziazione, come si diceva, di tre quarti dei titoli quotati in borsa, ha venduto grossi quantitativi di oro della sua tesoreria deprezzandone fortemente il valore ma, se le cose continuano così, dovrà chiudere le borse creando un enorme subbuglio anche nella emigrazione cinese (molte centinaia di milioni di individui) dispersa in tutto il mondo e particolarmente in Asia. Costoro sono stati tra i sostenitori più accaniti dei titoli e dei Fondi cinesi anche perché è nel carattere cinese essere giocatore d’azzardo. Gli Stati Uniti non potranno alzare i tassi di interesse e quindi, a loro volta, controllare la loro speculazione interna ma soprattutto l’Europa avrà da temere da tutto questo anche perchè molte sono ormai le proprietà cinesi sul nostro continente che potrebbero essere obbligate a vendere proprio dal Governo di Pechino che ha bisogno di far rientrare soldi a fronte dell’enorme quantità di quelli che escono.
Insomma, per farla breve, la inedita mescolanza delle teorie liberiste di Chicago con quelle della tradizione marxista possono creare le premesse di un’enorme esplosione finanziaria anche sotto il culo delle stesse odiate multinazionali in realtà molto più fragili di quelle che sembrano ai lettori del Fatto Quotidiano.
Per finire, noi siamo costretti a contare e sperare nell’autorità e nella fermezza dei governanti cinesi prescindendo da ogni valutazione ideologica.