Banchiere di provinciaMeno leggi, più onestà

Servono anni per costruire la fiducia; basta un attimo per dilapidarla. Come non essere d’accordo con l’ex presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet? In un recente editoriale, Tri...

Servono anni per costruire la fiducia; basta un attimo per dilapidarla. Come non essere d’accordo con l’ex presidente della Banca centrale europea Jean Claude Trichet? In un recente editoriale, Trichet riflette, senza sconti, sulle difficoltà post crisi viste dal mondo del credito. Di chi è la colpa di quanto successo? Degli uomini. Nei grandi istituti finanziari che hanno innescato la crisi e originato i numerosi scandali su manipolazione tassi, aggiramento sanzioni economiche, riciclaggio di denaro sporco, il punto dolente è il deficit di etica, la mancanza di una vera cultura sul punto di equilibrio del rischio assunto. A mali estremi, estremi rimedi: come ha risposto il sistema? Sfornando leggi e condannando banchieri e funzionari presi con le mani nella marmellata, quelli che hanno ricavato guadagni favolosi con manovre illecite sui tassi. È servito? No, secondo Trichet, perché poco hanno fatto le grandi banche per cambiare la cultura aziendale, incidere nei fatti sull’operatività quotidiana e modificare i sistemi di retribuzione dei dipendenti. E non parlo di comportamenti penalmente rilevanti, ma di quelli eticamente reprensibili; non arriviamo alle sanzioni della legge, fermiamoci a quelle sociali, per cui se un banchiere di un istituto locale fa il furbo, in ambito locale avrà vita difficile. Questo di contro ai top manager senza volto e inarrivabili delle big bank. Sia chiaro, non voglio fare il santarellino: io non faccio parte dell’elenco dei 139 banchieri italiani milionari anche grazie al sistema di bonus. Mi sono chiesto più volte come mi comporterei se fossi al loro posto, ma non lo sono e mi trovo d’accordo con Trichet, non soltanto nell’analisi di quanto è stato, ma per le sue considerazioni in prospettiva: il profluvio di regole non servirà, è indispensabile “interiorizzare una cultura che valorizzi il rispetto di elevati standard etici, che devono diventare discriminanti in materia di assunzione, licenziamenti e promozioni. Trichet conclude: o le banche si riformeranno da sole o le autorità pubbliche normeranno ancora più capillarmente. Eventualità, quest’ultima, che non è la soluzione, anzi. Per questo accolgo le parole di Salvatore Natoli, professore di Filosofia teoretica all’Università di Milano Bicocca: “se non c’è governo di sé, non c’è norma che tenga […] a fronte di un cattivo esercizio della libertà assistiamo ad una crescente giuridicizzazione della vita”. Che sarebbe a dire: è tutto inutile. Del resto, anche senza scomodare i filosofi, non è forse vero che se c’è il buonsenso non servono le leggi?