IotaQuegli stupri contro gli uomini di cui nessuno parla (nemmeno le vittime)

Stigma di genere e pregiudizi. Se nella guerra in ex Jugoslavia il tema degli stupri contro le donne è stato ampiamente ricercato (ma restano da fare ancora enormi passi avanti sulla via della pers...

Stigma di genere e pregiudizi. Se nella guerra in ex Jugoslavia il tema degli stupri contro le donne è stato ampiamente ricercato (ma restano da fare ancora enormi passi avanti sulla via della persecuzione dei responsabili e della compensazione delle vittime), quello della violenza sessuale contro gli uomini resta ancora un tabù. E tuttavia si tratta di crimini più diffusi di quanto normalmente si creda.

(uno screenshot del documentario Silent Scream)

Difficilmente denunciati o registrati da statistiche ufficiali, sono comunque molto numerosi i casi di violenza sessuale perpetrata ai danni di uomini durante dei conflitti armati. “Testimonianze in questo senso emergono in numerosi conflitti”, riportava un articolo pubblicato nel 2007 sull’European Journal of International Law, “questi rapporti possono essere sepolti sotto una valanga di altro materiale, ma esistono. Le testimonianze sono spesso difficili da ottenere, e chi le rilascia spesso dirà di avere assistito a queste violenze, piuttosto che ammettere di averle subite in prima persona. E i rapporti e gli studi conclusi da commissioni d’inchiesta o dagli organi inquirenti saranno più facilmente portati a riconoscere questi crimini come casi di tortura, invece che di violenza sessuale”.

Nel complesso mancano, naturalmente, stime accurate – e questo nonostante il conflitto in Bosnia Erzegovina, soprattutto grazie all’attività del Tribunale Penale Internazionale, sia stato uno dei più analizzati e ricercati della storia. Si stima che svariate decine di migliaia di donne abbiano subito degli stupri durante la guerra di Bosnia Erzegovina (le stime più alte parlano di circa 50.000 casi). Spesso si tratta ancor oggi di crimini che vengono sottaciuti, in una società tradizionalista, e le cui vittime sono per lo più rimaste abbandonate a se stesse (solo recentemente, ne avevo scritto qui, le autorità di Sarajevo hanno cominciato a riconoscere un indennizzo alle vittime di violenza sessuale durante il conflitto).

Il problema è ancora maggiore nel caso degli uomini. Lo stigma è maggiore, come ricordava nel 2010 Dženana Karabegović: “a [vent’anni] dalla fine della guerra, gli stupri subiti dagli uomini restano un tabù”. Un documentario realizzato nel 2014 da BIRN, Silent Scream, era riuscito per la prima volta a fare parlare anche tre vittime di sesso maschile.

Ma il problema è anche la mancanza di una prassi che riconosca come sessualmente rilevanti degli atti (mutilazione di genitali, umiliazioni, stupri) che vengono generalmente considerati come facenti parte della fattispecie, più ampia, di tortura. In un certo senso, nel caso degli uomini « la situazione è quasi speculare rispetto alle rivendicazioni dei movimenti femministi, i quali invece richiedono che lo stupro sia qualificato come tortura », scriveva Sandesh Sivakumaran nell’articolo sopra citato: certo « c’è un bisogno di riconoscere il generale – lo stupro come tortura – ma anche il particolare – uno stupro è, a tutti gli effetti, uno stupro ». Parlarne e affrontare la questione servirebbe a rovesciare gli stereotipi di genere e, anche, a far cessare la discriminazione che spesso colpisce le donne vittime di stupro, viste come “corresponsabili” o comunque ostracizzate nel proprio gruppo di appartenenza perché “disonorate” – uno stupro è uno stupro, appunto, ed è un crimine che può riguardare chiunque.

Entra nel club, sostieni Linkiesta!

X

Linkiesta senza pubblicità, 25 euro/anno invece di 60 euro.

Iscriviti a Linkiesta Club