“Ci sono tante cose che il Pd ha chiesto da tempo. Ora che le stiamo facendo, c’è chi passa il tempo a lamentarsi. Una parte della minoranza del Pd è come Totò, si oppone a prescindere. Mi aspetto una dura opposizione anche sul colore delle cravatte”. Il Premier Matteo Renzi non le manda a dire e, come ci ha ormai abituati dalla poltrona di Fabio Fazio e dal suo seguitissimo account Twitter, sceglie toni di berlusconiana memoria. Intanto, tra un passo indietro e mezzo avanti – no, non abbiamo intenzione di parlarvi di alcun ballo di gruppo -, il consiglio dei ministri ha varato la legge di stabilità 2016.
La manovra ammonterà a una cifra compresa tra i 27 e i 30 miliardi, ma restano ancora tanti e ancora tutti insoluti i punti insoluti da chiarire in questa sempiterna riunione di condominio. A partire dall’aumento del contante fino a 3000 euro, senza dimenticare l’annosa questione della “clausola migranti”. In generale, ad ogni modo, i provvedimenti in materia di fisco e di spesa pubblica, basti pensare all’abolizione delle tasse sulla prima casa, restano i pilastri tra le misure previste. Cauto il ministro dell’Economia Pier Carlo Padoan: “Questa legge di stabilità abbassa tutte le imposte: sulle famiglie, sulle imprese, sul lavoro. C’è una tassa oggetto di dibattito che non nomino, ma dire che stiamo abbassando solo le tasse sulla casa francamente…”. In ogni caso, ha aggiunto il ministro, la manovra “verrà valutata all’Eurogruppo di novembre”.
Analizziamo nel dettaglio, allora, le principali novità della manovra tra forse, ipotesi dell’irrealtà ed aspetti positivi (per chi, soprattutto).
Abolizione delle tasse sulla prima casa. Sulla prima casa verrà cancellata la Tasi, mentre su ville e case di lusso, oltre alla Tasi, sparirà anche l’Imu. Lo sgravio totale dell’Imu riguarderà anche i terreni agricoli ed i macchinari “imbullonati” al suolo nelle grandi fabbriche. Quanto costerà la riduzione delle imposte sulla casa? Quasi cinque miliardi di euro. La cifra sarà integralmente rimborsata dallo stato ai comuni, in modo così da evitare l’aumento di altre imposte per il mancato gettito, come quelle sulle seconde o sulle terze case. Presentando la manovra, il presidente del consiglio Matteo Renzi ha anche annunciato un intervento straordinario per assicurare una maggiore efficienza energetica ed edilizia alle case popolari.
I “superammortamenti”. Una piccola possibilità di respiro per le imprese, il governo ha annunciato l’introduzione di una deduzione dalle tasse per gli acquisti di macchinari effettuati tra l’ottobre del 2015 e la fine del 2016. Le aziende che investono nelle nuove strumentazioni, inoltre, potranno ammortizzare il 140 per cento del loro valore.
Taglio dell’Ires. Meno 3,5 per cento. La tassa sui profitti delle imprese sarà ridotta dal 27,5 per cento al 24 per cento, ma solo a partire dal 2017. Si parla anche del 2016, ma solo se le istituzioni europee dovessero approvare la clausola per gli eventi eccezionali (in questo caso la crisi dei migranti), che consentirà una maggiore flessibilità agli obiettivi di bilancio pari allo 0,2 per cento del pil.
Nessun aumento dell’iva e delle accise. Azzerate le clausole di salvaguardia previste dalle precedenti manovre, così da evitare aumenti sia dell’iva sia di molte accise (che sarebbero ammontati a circa 16,9 miliardi di euro).
I bonus per le ristrutturazioni. Saranno prorogati gli incentivi alle ristrutturazioni edilizie per un altro anno, i cui costi possono oggi essere detratti dall’Irpef per una quota del 50 per cento. Allo stesso modo le detrazioni legate agli interventi sul risparmio energetico, rimarranno molto probabilmenye al 65 per cento per un altro anno ancora.
Canone Rai. La tassa è stata abbassata da 113 a 100 euro e arriverà con la bolletta, per abbattere l’evasione. Dal 2017 il canone scenderà a 95 euro.
Incentivi per chi assume. Ad oggi gli incentivi alle assunzioni prevedono uno sgravio sui contributi totale per chi assume un dipendente a tempo indeterminato o converte un contratto precario in un inquadramento stabile, mentre dal 2016 lo sgravio fiscale si ridurrà del 40 per cento e poi calerà ancora.
Comuni. Dal 2016 saranno sbloccati i 675 milioni di euro che erano stati congelati dal patto di stabilità.
Contanti. Sarà innalzato da mille a 3mila euro – anche se pare si stia parlando di cifre più vicine ai 2mila euro – il limite all’utilizzo dei contanti, approvato precedentemente dal governo Monti per combattere l’evasione.
Sanità. Per il fondo sanitario nazionale è stata confermata per il 2016 una dotazione di 111 miliardi, rispetto ai 113 attesi e agli attuali 110.
Povertà. Dal ci saranno 600 milioni di nuove risorse per il Fondo povertà: una cifra che sommata alle risorse già stanziate porterà il totale a 1,4 miliardi.
Pensioni. Non ci sarà l’abbassamento dell’età pensionabile a 63 anni per tutti, prospettato da Renzi nei mesi scorsi. Sarà prorogata la cosiddetta “opzione donna”, che permette alle lavoratrici di mettersi a riposo con molto anticipo (oggi il requisito è 35 anni di contributi e 57 anni di età) ma con forti penalizzazioni sull’assegno (che è calcolato con il metodo contributivo). Sarà consentito a chi ha almeno 63 anni e 7 mesi di età di lavorare part time nell’ultima parte della carriera, ma con una retribuzione vicina a quella ordinaria.
Interessante il dato pugliese, inoltre, il dato pugliese: circa 60 milioni di euro in meno a seguito del taglio dell’imposta sul reddito delle società (Ires). Ecco quanto risparmierebbero le imprese pugliesi, a parità di reddito dichiarato, se la misura contenuta nella Legge di Stabilità 2016 entrasse in vigore già dal prossimo anno. Il risparmio medio si aggirerebbe attorno ai 134mila euro. A rilevarlo è il Centro Studi di Confartigianato Imprese Puglia che ha elaborato i dati del Dipartimento delle Finanze.
Va ricordato che le aziende pugliesi versano mezzo miliardo di euro all’anno per l’Ires attraverso 58mila dichiarazioni, pari al 5 per cento del totale nazionale (1.097.413). Le società pugliesi hanno dichiarato un imponibile di un miliardo 820 milioni e, considerato l’incremento delle dichiarazioni rispetto all’anno prima, il reddito imponibile medio è sceso da 63.945 a 59.594 euro, pari ad un tasso negativo del 6,8.
“Le simulazioni effettuate dal nostro Centro Studi regionale – commenta Francesco Sgherza, presidente di Confartigianato Imprese Puglia – danno l’idea di quale sia l’effettiva ricaduta locale di uno degli interventi più importanti della manovra”. “Nel complesso, la legge – prosegue Sgherza – va nella direzione giusta: è stata incrementata la franchigia IRAP, viene introdotta la possibilità di recuperare immediatamente l’IVA sui crediti insoluti e viene rivisito il regime forfettario dei “contribuenti minimi”. Importante è che si sia scongiurato l’aumento dell’IVA, per evitare di pregiudicare ulteriormente i consumi. Positivi anche gli interventi previsti in favore delle ristrutturazioni edilizie”.
L’idea della minoranza, intanto, è quella di proporre un emendamento che lasci intatta per tutto il 2016 la decontribuzione per le nuove assunzioni al Sud. Mentre al Nord e al Centro sarebbe limitato al 40%, nel Mezzogiorno resterebbe intatto per spingere gli investimenti. E, a tal proposito, Sgherza conclude: “La conferma dell’esonero contributivo per incentivare le assunzioni o le trasformazioni a tempo indeterminato è sicuramente un provvedimento apprezzabile. Peccato, però, che per alimentare tali misure, il Governo continui ad attingere a piene mani dai fondi europei originariamente destinati al Mezzogiorno, di fatto utilizzati alla stregua di un bancomat”.