Marco Dapino è un mio amico, quindi questo post potrebbe essere visto come una marchetta. Forse lo è, ma non me ne importa niente. Perché conosco Marco da anni e so che è uno dei più promettenti fotografi che girano in Italia. E non lo dico io. Lo dicono le mostre dove ha esposto, lo diceva uno dei più grandi fotografi italiani del 900’, cioè Gabriele Basilico, un maestro scomparso pochi anni fa. Lo dico perché ho visto Marco in questi anni andare ovunque per cercare di fotografare ciò che gli piace. E lo stimo tantissimo quando racconta dei suoi viaggi negli Stati Uniti, tra il Nevada e l’Arizona a cercare l’America povera che compare poco sui giornali o in televisione.
Per questo motivo vale la pena visitare la mostra di fotografia organizzata da RBcontemporary e curata da Angela Madesani. L’inaugurazione è il 1° ottobre alle 18. Dal 2 ottobre al 6 novembre sarà aperta al pubblico in Foro Buonaparte 46 a Milano. Si intitola“Ore di città”. «Il titolo è preso in prestito dall’omonima raccolta di brani del poeta Delio Tessa, scritti tra il 1936 e il 1939» si legge in una nota. «Protagonista assoluta delle immagini raccolte, realizzate tra il 2012 e il 2014, è Milano: una città da conoscere, da scoprire, che l’artista ha metabolizzato e raccontato dopo aver creato con lei una profonda sintonia». Esposti, «l’Arco di Porta Garibaldi in piazza 25 Aprile, via Lupetta, la chiesa polacca dietro a via Meravigli, alcuni edifici di Giò Ponti, il grattacielo Pirelli, la chiesa di San Francesco al Fopponino, la Torre Branca, progettata insieme a Cesare Chiodi. E, ancora, la Stazione Centrale, edificio emblematico e magnetico, di cui l’artista vuole far emergere “il lato più misterioso, magico e occulto».
Qualche ora fa gli ho chiesto cos’è per lui la fotografia. All’inizio mi ha risposto in un modo che non posso riportare per iscritto, poi mi ha mandato queste parole. «Credo che il fotografare sia contemplare, soffermarsi, assimilare e solo dopo questo immortalare. La mia riflessione cerca di basarsi sull’uomo e sull’interazione che ha sul paesaggio contemporaneo. Non sono abituato a lavorare in tempi stretti ed intrappolare immagini in pochi attimi. Lavoro principalmente con cavalletto per permettere alla fotocamera di lavorare su pose lunghe e cerco se possibile di effettuare sopraluoghi ed entrare in sintonia con quello che vado a fotografare. Le ricerche che porto avanti e il modo in cui lavoro sono lo specchio e la rappresentazione anche del mio stato d’animo e di quello che alla fine sono».
Marco Dapino (1981), laureato in Disegno industriale al Politecnico di Milano e diplomato in Tecnica e Linguaggio Fotografico al cfp Bauer, da diverso tempo porta avanti numerose ricerche fotografiche sul territorio. I suoi lavori sono stati esposti alla Triennale di Milano, al MuFoCo di Cinisello B., al CISA Palladio di Vicenza, alla Fabbrica del Vapore di Milano, al Museo Fattori di Livorno, all’aeroporto di Malpensa ed in diverse gallerie. Premiato al Premio Pezza e al concorso Carlo Scarpa: uno sguardo contemporaneo, alcune sue opere sono entrate a far parte di collezioni e musei quali il Museo di Fotografia di Cinisello e il CISA Palladio di Vicenza.