Ego politicoSuburra, riflessioni a tutto tondo (con “recensione” del film)

Il fatto che due degli attori del film Suburra, Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola, si siano fatti fotografare (a loro insaputa) con un membro della famiglia Spada - nota a Ostia quanto i Casa...

Il fatto che due degli attori del film Suburra, Pierfrancesco Favino e Claudio Amendola, si siano fatti fotografare (a loro insaputa) con un membro della famiglia Spada – nota a Ostia quanto i Casamonica nel Sud Est di Roma – dovrebbe forse farci riflettere. Innanzitutto quanto sia facile farsi fregare. Poi di tutte quelle volte che abbiamo visto un politico fotografato con un personaggio poco raccomandabile, dando per scontato che i due si conoscevano. Il caso eclatante è ovviamente quello dell’ex sindaco di Roma Gianni Alemanno con un membro della famiglia Casamonica.

Detto questo vediamo anche come si prendano burla di noi questi signori. Un po’ come sapere della camorra che si è interessata ai set del film Gomorra. Così Francesco Spada si è voluto godere un film che parla anche della malavita di Ostia, malavita che ha goduto di coperture di altissimo livello (come si può vedere dalla puntata di Report “Ammazza che mafia” nonché AnnoUno del 4 dicembre 2013 e dell’11 dicembre 2014), al punto da far sviare e sfumare dieci anni prima di mafia capitale la possibilità di arrestare alcuni presunti mafiosi.

Sarebbe anche da riflettere sulla puntata di AnnoUno dell’11 dicembre 2014 si parla della facilità di ingresso della droga, con appoggi mirati, nell’aeroporto di Fiumicino. Aeroporto che ha subito un incendio di un terminal, le cui cause ancora non sono schiare, un incendio di una pineta esterna e altri problemi. Tra gli intervistati, ironia della sorte, un certo Cleto di Maria, ex trafficante di droga in Brasile. Cleto come Anacleto, il nome della famiglia zingara criminale protagonista in Suburra.

Ora vi lascio a una mia personale valutazione del film Suburra (giuro, non spoilero!)

Primi giorni di cinema per Suburra, il film di Stefano Sollima dedicato alla Roma criminale di questi ultimi anni. Tratto dal libro omonimo è una sintesi di quel che i romani e gli abitanti di Ostia hanno dovuto subire in questi anni bui per la Capitale.

Tutto ruota attorno a “una nuova Las Vegas” da fare in quel di Ostia. Si chiama Waterfront, una assurda speculazione edilizia nata dall’idea di Gianni Alemanno, durante la campagna elettorale, di fare “un casinò a Ostia”. Idea geniale nel posto dove la mafia ha proliferato alla grande.

C’è il gruppo di criminali di Ostia guidati da un giovane irrequieto che dal padre ha imparato poco nel gestire le “pubbliche relazioni”.

C’è la famiglia criminale zingara che controlla il Sud Est di Roma, nel film si chiamano Anacleto, nella realtà potete immaginare chi possano essere (sebbene il film li descriva più spregiudicati di come sono normalmente nella realtà).

Suburra è consigliato a chi non ha visto la serie televisiva di Gomorra. Perché chi l’ha vista avrà già assaggiato certe atmosfere trasposte dai paesaggi napoletani a quelli capitolini.

Se i camorristi di Gomorra La Serie erano abbastanza credibili, meno credibilità ho trovato in alcuni personaggi di Suburra, a cominciare da Claudio Amendola nel ruolo dell’ultimo potente della Banda della Magliana. Sguardo e atteggiamenti da manager, troppo poco del criminale. Basti guardare Carminati, lui veramente ex Banda della Magliana e traffichino della Roma degli ultimi anni, in costante ricerca di equilibri e gestione delle fette della torta ma comunque poco stile da manager.

Bene Elio Germano, credibile, come anche il boss Manfredi Anacleto.

Mi hanno particolarmente colpito la scena dentro la Coop (ma hanno dato l’ok ad associare il marchio ad una situazione in cui oltre a una sparatoria c’è anche una busta che si prende il boss di Ostia Numero 8?), la fuga dopo la sparatoria dentro un centro benessere (che ho ribattezzato “la scena della ceretta”).

Si fa riferimento a un presunto giorno dell’apocalisse che, dopo una vicissitudine di eventi, avverrà il 12 novembre 2011.

Data evocativa a parte il problema è quell’apocalisse non avviene in maniera apocalittica, bensì diluita, cosa che lascia un po’ perplessi. Il finale è come se tendesse a sgonfiarsi un po’. Soddisfazione finale è la scena di Elio Germano con Manfredi Anacleto dopo che il boss di Roma Sud Est lo pesta a sangue, che io ho ridefinito “la scena liberatoria”.

La curiosità, che arriva nella prima parte del film, è vedere un onorevole Pierfrancesco Favino in versione sesso-droga ma senza rock and roll. L’intensità della sua interpretazione sale di livello nelle situazioni di rabbia.

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