Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario per stanare ogni lavoratore-tipo. Dopo l’insabbiatore, il delegatore, il lercio (che però, in quanto trash, è opera mia), il paraculo, il bestemmiatore, il cialtrone, il giullare, il catastrofista, il masochista, il veneziano e il masticatore seriale, ecco il rompiballe; nella prossima puntata, l’inserviente psicopatico.
Il rompiballe di Dario Solera(*)
“Facciamo così che è meglio. È più semplice, costa meno e ci sarà meno roba da collaudare”.
“Sì, ma…”
Sì, ma…
Certo, però…
In realtà…
Veramente…
Non proprio…
Il rompiballe inizia sempre così le sue frasi, e sai già che dovrai litigarci. Chiudi gli occhi per un istante, fai un respiro profondo e ponderi il fatto che non porterà mai argomenti validi, ma avrà soltanto voglia di fracassare i maroni per il gusto di farlo. Già, perché il soggetto è una versione agguerrita e spesso legittimata dalla gerarchia aziendale del bastian contrario, con in più vene polemiche che un politico scafato può solo sognare.
Non gli va mai bene niente, non perché quello che si discute non sia valido, interessante o utile, ma perché, a scelta:
- non l’ha pensato lui
- non ne ha parlato al capo (e ha paura di decidere)
- è il terzo martedì del mese e il giorno del mese è dispari
- piove con un angolo di 7,93 gradi
- al bar non c’erano più brioche alla crema
- sua moglie aveva mal di testa la sera prima
- sei troppo biondo (cit.)
Caratteristica primaria del rompiballe è che si comporta come tale con tutti, dall’ultimo arrivato all’amministratore delegato. Senza paura e senza vergogna.
Ci sono però due tipi di rompiballe, da catalogare e distinguere con attenzione. Come ci insegna il nostro caro vecchio Sun Tzu: conosci il tuo nemico.
Il rompiballe blando è semplicemente un po’ tignoso, ma alla lunga si lascia convincere. Certo, bisogna sapere come prenderlo e per questo serve una lunga esperienza, e soprattutto molta, moltissima pazienza e qualche favore. C’è però da dire che fa comodo come avvocato del diavolo. Va coinvolto nelle riunioni, ma portandosi una corda e un bavaglio nel caso la situazione sfugga di mano.
Il rompiballe cronico è molto, molto peggio. Caratterizzato da un’aria grigiastra, è una persona triste e frustrata che non conosce la differenza tra parlare e raggiungere risultati e che, di base, non sa stare con gli altri, accettare critiche e migliorare. Una volta identificato, va chiuso in uno sgabuzzino e lasciato morire di fame. O in alternativa relegato ad attività particolarmente frustranti, come il data entry, anche noto come l’inferno degli informatici.
(*)Dario Solera è un milanese che “lavora coi computer”, anche se in realtà lavora con gli umani. Le macchine sono la parte facile. Gli umani invece… Fugge dalla città appena possibile e ama riferire che legge e scrive fantascienza.