Assalonne!All heil the new Stasi! L’ossessione securitaria della neo-democrazia

Nel marzo scorso, all’interno del decreto anti-terrorismo, apparve una proposta di legge che prevedeva una modifica all'articolo 266-bis del codice di procedura penale in materia di intercettazioni...

Nel marzo scorso, all’interno del decreto anti-terrorismo, apparve una proposta di legge che prevedeva una modifica all’articolo 266-bis del codice di procedura penale in materia di intercettazioni e di comunicazioni informatiche o telematiche. In più, veniva aggiunto un passaggio per cui le intercettazioni sono consentite «anche attraverso l’impiego di strumenti o di programmi informatici per l’acquisizione da remoto delle comunicazioni e dei dati presenti in un sistema informatico». Questo avrebbe consentito un utilizzo indiscriminato di software per il controllo capillare da remoto di tutte le operazioni di qualsiasi utente. Sì, stiamo parlando di virus informatici come trojan e keylogger ad uso dello Stato. Stefano Quintarelli, deputato di Scelta Civica ora Presidente del Comitato di Indirizzo dell’Agenzia per l’Italia digitale, spiegava che questo tipo di strumenti per la ricerca di prove

« da parte delle Autorità Statali (giudiziarie o di sicurezza) è controverso in tutti i paesi democratici per una ragione tecnica: con quei sistemi viene compiuta una delle operazioni più invasive che lo Stato possa fare nei confronti dei cittadini, poiché quella metodologia è contestualmente una ispezione, una perquisizione, una intercettazione di comunicazioni, una acquisizione occulta di documenti e dati anche personali; tutte attività compiute in un luogo, i sistemi informatici privati, che equivalgono al domicilio. E tutte quelle attività vengono fatte al di fuori delle regole e dei limiti dettate per ognuna di esse dal Codice di Procedura Penale».

Quella modifica fu stralciata. L’Italia sarebbe stata il primo paese Europeo ad adottare dei sistemi altamente invasivi per difendere la “sicurezza” dei cittadini. Quella modifica avrebbe consentito non solo la possibilità di intercettare conversazioni, messaggi, scambi di mail e qualsiasi altro tipo di informazione circolante su computer e cellulare di un utente. Attraverso questi captatori lo Stato avrebbe anche la possibilità di modificare dati e file. Di più: avrebbe la possibilità di inserirne di nuovi.

La proposta di legge, sebbene di facciata faccia parte di una serie di norme a contrasto del terrorismo, avrebbe una validità estesa a qualsiasi tipo di reato. Come accennato sopra, si alzarono polveroni e non se ne fece più nulla. Ora la notizia è che la proposta di legge è ritornata. Identica. A nome Maria Gaetano Greco (Partito Democratico), competenze sull’argomento: zero. La Greco è un avvocato siciliano che non si è mai occupato di tematiche legate alla sicurezza informatica. Nel suo cursus honorum brilla, invece, il voto contro il via libera all’arresto di Francantonio Genovese. Altro avvocato siciliano che in politica ha, per così dire, attraversato la storia, passando dalla DC alla Margherita, poi PD, ora in Forza Italia. Ma nella memoria politica verrà comunque ricordato come quello per cui nel marzo 2014 il GIP della Procura di Messina chiese l’arresto per reati tributari, associazione a delinquere finalizzata al riciclaggio, peculato e truffa per il conseguimento di erogazioni pubbliche. Alla fine la Camera diede l’autorizzazione. Altra storia.

E poi c’è il caso Carrai.

Presidente della Toscana aeroporti, grande amico di Renzi (nonché del premier israeliano Netanyahu), è l’unico del Giglio Magico fiorentino a essere rimasto fuori dal Palazzo. L’idea iniziale era quella di affidargli un’agenzia ad hoc con poteri anche sui servizi segreti, poi si è ripiegato su una nomina a super-consulente dai poteri non definiti. Esperienze istituzionali in ambito di (cyber)sicurezza: zero. Tanto da far intervenire Giampiero Massolo, presidente del Dipartimento delle informazioni per la sicurezza, il quale ha sollevato imbarazzato serie perplessità sulla nomina, soprattutto sul fatto che la persona chiamata a occuparsi di sicurezza cibernetica dovrebbe fare o aver fatto parte dei Servizi. Va da sé, non è il caso di Carrai. Anzi, oltre alle polemiche trasversali all’interno arco parlamentare, è sorto anche il dubbio di conflitto di interessi. Carrai, infatti, insieme a Leonardo Bellodi (ex braccio destro di Paolo Scaroni di Eni) è il fondatore della Cys4, società di sicurezza informatica. Per ora Renzi ha congelato la nomina fino a fine febbraio, poi si vedrà.

Panopticocrazie

Sarebbe ingenuo pensare ad una serie di coincidenze; come sarebbe ingenuo pensare ad un progetto totalitario renziano. C’è da registrare invece una pulsione latente che attraversa l’Occidente. Dal Patriot Act americano alla proroga di tre mesi dello stato d’emergenza in Francia, da anni è in corso una trasformazione della democrazia liberale. L’emergenza potenzia gli esecutivi eludendo i contrappesi dello Stato di diritto. Come c’è un Occidente dopo l’11 Settembre e dopo Charlie-Hebdo, c’è anche una democrazia post-11 Settembre e post-Charlie Hebdo. Dalla ragion di Stato di Giovanni Botero alla ragione di sicurezza. Il filosofo Giorgio Agamben, riprendendo il Foucault di Sicurezza, territorio e popolazione, ha recentemente messo in luce il nesso tra security e controllo politico:

“Foucault aveva già dimostrato che, quando il termine sicurezza appare per la prima volta nel discorso politico francese con i governi fisiocratici prima della Rivoluzione, non si trattava di prevenire le catastrofi o le carestie, ma di lasciarle accadere per poterle poi guidare e orientare verso la direzione ritenuta più conveniente”

Il rischio odierno è quello di una relazione sistemica tra terrorismo e Stato di sicurezza. È proprio quest’ultimo ad avere l’esigenza di produrre o mantenere il terrore per continuare a esercitare potere politico e scavalcare il diritto.

“la sicurezza di cui si parla oggi non mira a prevenire gli atti terroristici (cosa del resto assai difficile, se non impossibile, poiché le misure di sicurezza sono efficaci solo ad attacco avvenuto e il terrorismo è per definizione una serie di attacchi improvvisi), ma a stabilire un controllo generalizzato e senza alcun limite sulla popolazione”

Una sorta di riproposizione dello stato d’eccezione (sospensione dei diritti individuali in nome della ragione politica) alla base dei totalitarismi. Agamben fa virare poi il suo discorso in ambito di politica estera su ipotesi dietrologiche che non ci interessa discutere e seguire.

Con il protagonismo della società civile emerso dagli anni ottanta e, attraverso la caduta del Muro, consolidatosi radicalmente a partire dagli anni 90, si assiste a un depauperamento delle istituzioni pubbliche e dell’ambito politico. Non solo: messa in soffitta la nozione di coscienza di classe, è sparita anche qualsiasi forma di coscienza politica. Si assiste a una progressiva spoliticizzazione della cittadinanza: un passaggio da una cittadinanza attiva a una cittadinanza passiva, la quale si esprime per lo più attraverso lo sporadico appuntamento elettorale. Lo Stato ha così bisogno di nuove forme di legittimazione. Non più attraverso il Diritto, ma anzi tramite la sospensione di esso; e questo mantenendo formalmente lo Stato di Diritto, con annessa proliferazione di Grandi Coalizioni e governi tecnici. Nel nostro tempo si è generato il paradosso per cui è soprattutto in una democrazia liberale – in cui strutturalmente i cittadini sfuggono in una certa misura al giogo statale – che lo Stato ha bisogno di riorganizzarsi entro nuove forme di sorveglianza. (L’assunzione non dichiarata è, ovviamente, che non si dà potere senza controllo). Pensiamo anche al caso Snowden e all’emergere di programmi di sorveglianza di massa. Non è un caso la preponderanza del tema della privacy nel dibattito giuridico odierno. Il caso Carrai e il Trojan di Stato si inscriverebbero, quindi, in una logica di assicurazione politica delle zone d’ombra del controllo. Nel primo caso attraverso una nomina di fiducia che prescinde dalle competenze e dalle prassi istituzionali: tendenza diffusa anche in altri settori del potere, come nel caso della nomina di Carlo Calenda – dirigente d’azienda e (ex)vice Ministro dello Sviluppo Economico – a Rappresentante permanente dell’Italia presso l’Unione europea. Nel secondo caso attraverso una modifica di legge che, solo in apparenza è di contrasto al terrorismo, ma che aumenta a dismisura la capacità capillare di controllo statale sui cittadini, fino alla possibilità teorica della creazione artefatta di prove a carico dei singoli. Fantascenari da Guerra Fredda. Eppure restano aperte una serie di questioni che riguardano la comprensione dei processi socio-politici in atto. L’evolversi delle democrazie liberali porta necessariamente ad uno svuotamento di esse sul piano sostanziale, vale a dire una democrazia senza democrazia? Inoltre, crollato il modello dello Stato Nazione, cos’è e che funzioni dovrebbe avere uno Stato post-moderno? Nel frattempo, stiamo sereni.

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