Non aprite quelle porteLe 20 personalità da ufficio: il sovversivo

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario ...

Gli uffici sono dei piccoli microcosmi all’apparenza familiari. Ma sappiamo davvero riconoscere chi ci lavora accanto, magari sotto mentite spoglie? Dario Solera ha preparato un pratico prontuario per stanare ogni lavoratore-tipo. Dopo l’insabbiatore, il delegatore, il lercio (che però, in quanto trash, è opera mia), il paraculo, il bestemmiatore, il cialtrone, il giullare, il catastrofista, il masochista, il veneziano, il masticatore seriale, il rompiballe, l’inserviente psicopatico e lo strizzacervelli, ecco il sovversivo; nella prossima puntata, il perfezionista.

Il sovversivo di Dario Solera(*)

La burocrazia è nemica dell’efficienza, lo sappiamo tutti. E poi compilare il modulo di autorizzazione A31 per l’accesso a produzione è proprio una seccatura, perché bisogna prima capire come riempirlo e poi aspettare che qualcuno, senza nome né volto, lo approvi. O che lo respinga, ovviamente senza fornire un motivo.

Il sovversivo nasce in questo contesto iperburocratico, tedioso e un po’ miope. Modulo dopo modulo, procedura dopo procedura, al soggetto iniziano a prudere le mani. Se è appena arrivato, si limita a commentare con un vago tono di sufficienza la presenza di certe regole, suggerendo alternative anarchiche: questo è il livello 1, fastidioso ma innocuo.

Al livello 2 inizia a fare domande, sperando di insinuare dei dubbi sulla legittimità dell’impianto legislativo: “Visto che siamo in ritardo, non possiamo evitare di chiedere l’autorizzazione? Non possiamo fare da noi? Tanto funziona tutto, non c’è ragione di aspettare”.

La risposta sarebbe affermativa – c’è sempre una scappatoia, per chi sa dove cercare – ma è meglio per tutti se non viene usata. È come scavalcare i tornelli della metropolitana: è fisicamente possibile, ma la maggior parte di noi non lo fa. Possiamo anche non capirlo, ma i tornelli sono lì per un motivo ben preciso ed è lo stesso per le procedure e i flussi di lavoro in azienda.

E qui c’è il bivio: il sovversivo duro e puro procede al livello 3, quello non convinto invece rassegna le dimissioni, sperando di trovare altrove terreno più fertile per le sue idee rivoluzionarie.

Per chi continua, il passo successivo comporta i primi tentativi di elusione delle regole. Convinto di non essere visto, il sovversivo di livello 3 contrabbanda modifiche al prodotto di punta fino al collaudo, dove per fortuna qualcuno se ne accorge (grazie alle tanto odiate procedure burocratiche). È l’equivalente di un tentativo di scavalcamento dei tornelli con un doppio salto mortale, ma effettuato di fronte a una pattuglia di Alpini armati di fucili d’assalto: coraggioso ma stupido.

Parte quindi un sano e dovuto cazziatone, che può variare da una gogna pubblica via mailing list interna a una simpatica lettera di richiamo da parte delle risorse umane.

Al punto di non ritorno, corrispondente al livello 4, troviamo il soggetto concentrato a scardinare le fondamenta del sistema utilizzando le stesse regole che lo costituiscono, aiutato da qualche difetto nei protocolli di sicurezza o da imprecisioni normative. Con delle contorsioni burocratiche che farebbero invidia a Neo in The Matrix, il sovversivo riesce a far comparire in produzione della roba che non si sa da dove arrivi e a cosa serva. Se la legge prevede che “Per passare dai tornelli occorre avere un biglietto valido”, il sovversivo troverà un modo per non passarci proprio dai tornelli ed entrare in metropolitana sfruttando, ad esempio, un pertugio nelle fogne.

Vittoria! Nessuna delle regole è stata violata! È un crimine così perfetto che assomiglia a un’opera d’arte, per cui l’unica cosa che puoi fare è congratularti col collega prima di farlo secco e occultarne il cadavere (magari col supporto dell’inserviente psicopatico, che sarà ben felice di dare una mano).

Già, perché se le regole non hanno funzionato, di qualcuno dovrà pur essere la colpa e, quando verranno a bussare alla tua porta, sarà meglio poter dire di aver già eliminato il sovversivo. Magari ci scappa pure una promozione.

(*)Dario Solera è un milanese che “lavora coi computer”, anche se in realtà lavora con gli umani. Le macchine sono la parte facile. Gli umani invece… Fugge dalla città appena possibile e ama riferire che legge e scrive fantascienza.