Blog Notes di Marta“L’opera da tre soldi” di Michieletto non è quella di Giorgio Strehler, e non è un problema

Nessuno vorrebbbe mai insinuare che Giorgio Strehler (1921, Barcola, Trieste,-1997, Lugano) non sia stato un grande regista di teatro italiano, nonchè uno dei primi e sicuramente il primo ad inaugu...

Nessuno vorrebbbe mai insinuare che Giorgio Strehler (1921, Barcola, Trieste,-1997, Lugano) non sia stato un grande regista di teatro italiano, nonchè uno dei primi e sicuramente il primo ad inaugurare, con Paolo Grassi, nel 1947, con “Lalbergo dei poveri” di Gorkij, la prima stagione del Piccolo Teatro di Milano, il primo teatro stabile a gestione pubblica in Italia. La stagione numero 1 del Piccolo si conclude con “Arlecchino servitore di due padroni” di Goldoni, spettacolo che anche quest’anno tornerà in scena al Piccolo Teatro (3-22 maggio) sempre con la regia di Strehler e l’interpretazione di Ferruccio Soleri, che dal 1960 è l’ Arlecchino di questa regia (è infatti entrato nel Guinness dei primati per il maggior numero di recite nei panni dello stesso personaggio).

Eppure il tempo passa, e il teatro è l’arte per eccellenza in cui nulla resta uguale: ecco perchè lo scorso 19 aprile, alla Prima al Teatro Strehelr di Largo Greppi a Milano de “L’opera da tre soldi” (in scena fino al 12 giugno), era fuoriluogo chi borbottava che Damiano Michieletto, il regista poco più che quarantenne cui il Piccolo ha affidato questa nuova produzione, non è pari a Giorgio Strehler. Certo, quando nel 1928 Bertold Brecht scrisse l’ “Opera da tre soldi”, a sua volta trasponendola da l’ “Opera del mendicante” di John Gray, poeta e drammaturgo britannico del XVIII secolo, erano altri tempi. Ed erano altri tempi anche quando, nel 1956, Giorgio Strehler la portò in scena per la prima volta in Italia per la sua regia al Piccolo Teatro di Milano, basti pensare che Brecht era presente alla Prima e il suo Teatro Epico iniziava a formularsi. Allora la critica esplicita alla società capitalistica e borghese che Brecht e Strehler portarono avanti, ebbero tutt’altro valore e senso.

Il fatto che Michieletto abbia puntato su altri aspetti da sottolineare del dramma brechtiano rispetto alla lettura fortemente sociale di Strehler, non fa che rendergli onore: la musica assume una rilevanza fondamentale per il regista veneziano adottato ora da Milano, anche perché la sua stessa formazione è anzitutto al teatro d’opera. Nella buca dello Strehler si trova al completo l’organico semicameristico di un’orchestra sinfonica, La Verdi (diretta da Giuseppe Grazioli), e gli attori cantano tutte le melodie che Kurt Weill compose per Brecht. Su una scena in movimento si è consumata una Prima meno incisiva nel sottolineare la lotta di classe del dramma brechtiano, e più attenta all’aspetto estetico-musicale del dramma. Michieletto risulta, in questo modo, attuale. Non una copia postuma del lavoro strehleriano. Lo spettacolo mette in primo piano gli attori: che devono cantare, non sovrapporsi alla musica originale con la ecitazione. Se Marco Foschi nel ruolo di Mackie Messer, il criminale londinese protagonista, è un po’ debole in certi punti in particolare nelle interpretazioni musicali, sono davvero convincenti quasi tutti gli altri attori. In particolare Polly Peachum, Maria Roveran, che accetta di sposare Messer (e quindi anche di finire immersa nei suoi guai). Nello straordinario cast si possono annoverare anche stelle come Peppe Servillo, Jonathan Jeremiah Peachum, e Rossy De Palma, che interpreta una delle prostitute, Jenny delle spelonche.

“L’opera da tre soldi”, 19 aprile-11 giugno

Piccolo Teatro Strehler, Largo Greppi

ORARI: martedì, giovedì e sabato, ore 19.30 (salvo giovedì 21 aprile ore 15 e giovedì 2 giugno riposo). Mercoledì e venerdì, ore 20.30. domenica ore 16 (salvo domenica 1 maggio, riposo). Lunedì riposo (salvo lunedì 6 giugno, ore 20.30).

Platea, 40 euro. Balconata, 32 euro.

Tel. 848-800304, www.piccoloteatro.org

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