Se Giuseppe Bottai, Ministro per le Corporazioni di Mussolini, fosse ancora vivo sarebbe oggi se non felice almeno soddisfatto. Ancora più contento di lui sarebbe Giuseppe Toniolo, pensatore cattolico, recentemente fatto beato che studiando l’economia della Firenze medioevale combatteva la finanza come sovrastruttura sociale destinata soprattutto a soffocare i deboli.
Perché tanta soddisfazione da questi illustri personaggi della politica e dell’economia del passato?
Perché l’Italia, seguendo un cammino sempre più accelerato, sta praticando le loro teorie e si moltiplicano via via ogni giorno gli incoraggiamenti per la costituzione di nuove istituzioni corporative utilizzando veleni e odi sociali presenti nella complessa e frantumata società italiana.
Ancora oggi la Corporazione di gran lunga più potente è quella costituita a suo tempo da Mussolini, lui stesso giornalista, per i suoi colleghi giornalisti. Essa è ancora organizzata splendidamente con tribunali misti cui partecipano magistrati ordinari e giornalisti eletti dalle assemblee più o meno controllate dai sindacati politici. Questi tribunali ammoniscono, sanzionano ed espellono i disgraziati associati che sfortunatamente cadono nelle loro mani.
Pure i magistrati hanno la loro struttura corporativa, il Consiglio Superiore della Magistratura, presieduta dal Presidente della Repubblica e a cui partecipano anche membri “non togati”. Questo organismo articolato in varie commissioni processa, indaga, colpisce e determina le carriere della ristretta popolazione dei 6.000 magistrati.
Ormai a queste due grandi tradizionali corporazioni si sono aggiunte migliaia di sub-corporazioni di ogni tipo e di ogni professione, recentemente nella regione Lombardia anche per le massaggiatrici diplomate. Soprattutto lo spirito corporativo avanza ed è promosso persino nello sport cosicché abbiamo letto spot ministeriali che rilanciavano il ciclismo contro il motociclismo, ipotizzando già corporazioni contrapposte: di ricchi e prepotenti motociclisti contro poveri ma onesti ciclo amatori.
Si sospetta, poiché i ciclisti sono molto più numerosi dei motociclisti, che essi potrebbero avere un uso politico, come già l’hanno, nel nome del buono contro il cattivo che sono le due generiche categorie intorno alle quali l’attuale politica si articola, naturalmente in una danza affannosa per essere sempre dalla parte del presunto buono contro il presunto cattivo, anche se il paesaggio della storia cambia continuamente e crea difficoltà di collocazione.
Due corporazioni indicate unanimemente come cattive sono quella dei politici e degli operatori della finanza (banchieri, bancari ecc). I politici, vecchia storia, sostanzialmente presi dalla paura hanno avuto il torto di chiudersi anch’essi in strutture corporative con indennità e pensioni specifiche e specifici privilegi talvolta minimi ma irritanti per la base popolare. Ne pagano le conseguenze poiché nessuna madre oggi, per vantare il figlio, oserebbe dire, in un salotto o altrove, mio figlio è un politico. Peggio ancora per quelli che anche con modesti ruoli lavorano nelle banche e nelle istituzioni finanziarie: tutti ladri. La responsabilità di questo deriva dal beato Toniolo che col suo casto corporativismo voleva a tutti i costi evitare il ruolo di coloro che potevano speculare sulle merci e sui commerci, senza peraltro spiegare come un economia non biblica possa resistere senza la produzione di merci e le merci possano resistere senza il commercio cioè il mercato.
Sono tutte osservazioni fatte velocemente senza alcuna pretesa scientifica ma con una valutazione di costume in forza della quale il povero Bottai, che coraggiosamente dopo il 25 luglio si arruolò nella legione straniera francese per combattere contro i nazisti, non aveva previsto neanche nei suoi sogni più arditi.