Va’ pensieroQuel racconto di Parise che ci fa scoprire gli “Altri”

Trenta anni fa, in questo giorno, moriva a 56 anni a Treviso Goffredo Parise. Fu scrittore, saggista, poeta, giornalista autore di memorabii reportages da varie parti del mondo, luoghi di pace e ...

Trenta anni fa, in questo giorno, moriva a 56 anni a Treviso Goffredo Parise. Fu scrittore, saggista, poeta, giornalista autore di memorabii reportages da varie parti del mondo, luoghi di pace e di guerra. Frequentò Gadda, fu ammirato dal poeta premio Nobel Eugenio Montale, che lo chiamava Jauffré e gli dedicò anche una poesia in cui lo prendeva in giro per la sua passione di cacciatore. Uno dei libri più belli di Parise si intitola “Sillabari”. Sono una raccolta di racconti brevi, intensi coe poesie in prosa. I racconti seguono l’ordine alafabetico. I titoli sono formati solo da una parola: Amore, Affetto, Altri, Amicizia…La raccolta si ferma alla lettera “S”. L’ultimo racconto di intitola “Solitudine”.

Uno dei racconti più belli, a mio parere fra i più belli della letteratura mondiale, è “Altri”. Racconta la storia di un bambino di “ottima famiglia” che nel ferragosto del 1938, passa la giornata sulla spiaggia esclusiva del Grand Hotel Des Bains al Lido di Venezia. La madre prende il sole e la severa istitutrice tedesca sonnecchia. Percepiamo tutta la noia del bambino, costretto a vivere in un mondo artificiale di regole e divieti. All’improvviso il bambino vede un uomo che gli parla e gli chiede di tenergi i vestiti perchè vuole fare un bagno nel mare che non ha mai visto. Il bambino è un po’ spaventato e un po’ curioso. L’uomo veste da povero, gli abiti sono lisi. Può essere un barbone, un ex detenuto, chissà.

L’incanto dura poco. L’istitutrice si sveglia e chiede che cosa sta succedendo. I bagnini fermano l’uomo che aveva osato invadere la spiaggia dei ricchi, ma poi lo lasciano andare. Tutto a posto. La madre del bimbo puà tornare a dedicarsi alla sua abbronzatura e l’istitutrice ha l’occasione per rinnovare le sue prediche al bambino, ammonendolo a non dare confidenza agli sconosciuti. A sera nella sua cameretta, il bambino ripensa a quell’incontro in spiaggia che ha rotto la monotonia delle sue giornate e si rende conto, così, di aver scoperto l’esistenza degli “altri”.

Parise ci racconta questo in meno di cinque pagine, con una scrittura tersa che si fa poesia. È un racconto che ci parla, anche oggi. In un momento in cui il mondo è pieno di muri fisici e mentali, in cui spesso prevale la paura dell’altro del diverso, dello straniero. Oltre i nostri recinti e i nostri cortili ci sono anche gli “altri”. Incontrarli può turbarci, impaurirci, mettere in crisi le nostre certezze. Ma è sempre un arricchimento e una scoperta.