Sino a qui abbiamo tracciato l’immagine di quasi tutti i generali più importanti che hanno operato nella Grande Guerra sui vari fronti, tra questi non abbiamo tralasciato il generale Pietro Badoglio che fece una rapida carriera durante la guerra e la finì come vice-capo di Stato Maggiore sotto Diaz salvo poi, nel corso della sua carriera ricca di onori e medaglie, superare di gran lunga Diaz ed essere nominato “Maresciallo d’Italia”. Di lì, dopo molti anni, addirittura Capo del Governo ancorchè il periodo fosse drammatico e tra i peggiori della storia d’Italia.
Noi però, in questa pagina dedicata alla Breve storia della Grande Guerra, non possiamo tacere che il generale Badoglio rappresenta semplicemente una vergogna per il nostro Paese e solo la fortuna che lo ha sempre protetto lo ha salvato dai processi per crimini di guerra com’è stato chiesto più volte all’ONU dall’Etiopia.
Per quanto riguarda la Prima Guerra Mondiale Badoglio si guadagnò il titolo di Colonnello conquistando con sistemi molto brutali il Monte Sabotino dove fece inondare le gallerie nelle quali erano appostati gli austriaci con petrolio a cui poi diede fuoco. Per questa impresa gli austriaci lo inserirono in una lista di criminali e se l’avessero catturato avrebbe dovuto subire un processo. Alcuni sostengono che per questa ragione, durante la ritirata di Caporetto, Badoglio non si facesse trovare perchè impaurito di cadere prigioniero delle truppe nemiche. In Italia invece il re gli diede in seguito il titolo di Marchese del Sabotino.
Del comportamento di Badoglio durante la ritirata di Caporetto si hanno descrizioni non ufficiali che lo ritraggono terrorizzato in fuga da un luogo all’altro dove stabilire il proprio Stato Maggiore. Nella Commissione d’inchiesta su Caporetto, costituita in Parlamento quasi subito, le 12 pagine che riguardano Badoglio sono sparite e non si trova traccia dei suoi comportamenti. In compenso quando Cadorna fu esonerato dal comando di Stato Maggiore generale e sostituito da Diaz, Badoglio fu collocato al suo fianco come vice-capo di Stato Maggiore. L’altro vice-capo era il generale Giardino che però dopo non molto fu destinato ad altro incarico.
Nell’immediato primo dopo-guerra Badoglio fu nominato comandante militare di tutta la zona est che aveva giurisdizione anche su Fiume in quel momento occupata da D’Annunzio. Fu in questa occasione che Badoglio, tenendo ottimi seppur sotterranei rapporti con D’Annunzio, impedì la circolazione in zona del Duca D’Aosta e scoraggiò con provvedimenti molto incisivi tutti gli ufficiali che avrebbero voluto realizzare un colpo si stato militare al seguito del Duca D’Aosta: un grande servigio a re Vittorio Emanuele III che odiava i suoi cugini Aosta.
Dopo la presa del potere da parte di Mussolini Badoglio entrò in un periodo di ombra dal quale però uscì rapidamente come governatore unico della Tripolitania e della Cirenaica che erano le regioni dove in quel momento si esercitava la rivolta dei beduini. Badoglio servendosi di milizie speciali, le compagnie di arditi che avrebbero dovuto essere smobilitate da tempo, iniziò una politica di repressione che poi fu ultimata dal suo compagno di molte spedizioni il generale Graziani.
Da allora e con queste premesse, quando nel 1935 il generale De Bono, iniziata la guerra contro l’Impero etiopico, proseguiva con lentezza Badoglio lo sostituì. Per accelerare le operazioni, il generale non si privò di qualsiasi inumano sistema: bombardamenti con l’iprite non solo sulle truppe in ritirata del negus ma anche sulle popolazioni inermi, avvelenamento dei pozzi, fucilazioni di massa nei confronti di tutti coloro che potevano apparire in qualche modo sostenitori del negus e via discorrendo. Alla fine della Seconda Guerra Mondiale l’Etiopia fece istanza precisa all’ONU perchè una lista di ufficiali italiani fosse perseguita per crimini di guerra. Primo della lista era Badoglio. Gli Stati Uniti riuscirono a bloccare la sacrosanta ira degli etiopi minacciando di non fornire più loro gli aiuti che avevano promesso e che garantivano al negus e alle sue popolazioni la sopravvivenza fisica e politica. Badoglio potè così morire tranquillamente nel suo letto il primo novembre del 1956 (era nato il 28 settembre 1871).
UNO SCANDALO CHE PUO’ ESSERE RIMEDIATO
Nel 1939 Badoglio ottenne che il suo paese di nascita, Grazzano d’Asti, fosse intitolato a lui stesso cioè cambiasse nome in Grazzano Badoglio. A tutt’oggi questo paese porta il nome di Grazzano Badoglio, cioè porta il nome di un criminale di guerra che certamente non ha diritto di veder perpetuata la sua memoria in modo così importante. Noi chiediamo a tutti coloro che rendendosi conto di quanto abbiamo sino qui scritto di firmare un appello (in calce alle nostra pagina facebook “Breve Storia della Grande guerra” https://www.facebook.com/permalink.php?story_fbid=1099663690119008&id=610086612410054 ) da dirigere ai Presidenti delle Camere e al Ministro degli Interni perchè sia tolto al Comune di Grazzano l’aggiunta del nome di Badoglio e torni a chiamarsi semplicemente Grazzano.
Qui di seguito per coloro che volessero approfondire il problema prima di firmare predisponiamo una breve bibliografia di ogni orientamento politico consultando la quale si potrà seriamente valutare la nostra proposta.
BIBLIOGRAFIA
Pietro Badoglio, La guerra d’Etiopia, Milano, Mondadori, 1936.
Gian Luca Badoglio (a cura di), Il Memoriale di Pietro Badoglio, Udine, Gaspari Editore, 2000.
Del Boca, La guerra d’Abissinia 1935-1941, Feltrinelli, Milano 1965
Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 1: Dall’unità alla marcia su Roma, Laterza, Bari 1976; Mondadori, Milano 1992
Del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 2: La conquista dell’Impero, Laterza, Bari 1979; Mondadori, Milano 1992
del Boca, Gli italiani in Africa orientale. Vol. 3: La caduta dell’Impero, Laterza, Bari 1982; Mondadori, Milano 1992
Del Boca, Hailé Selassié, Fabbri, Milano 1983
Del Boca, I gas di Mussolini. Il fascismo e la guerra d’Etiopia, Editori Riuniti, Roma 1996
del Boca, Italiani, brava gente?, Neri Pozza, Vicenza 2005
Gli studi sul colonialismo italiano, in L’Impero fascista. Italia ed Etiopia, 1935-1941, a cura di Riccardo Bottoni, Il mulino, Bologna 2008, pp. 25–34
Ruggero Zangrandi, 1943:25 luglio-8 settembre, Milano, Feltrinelli, 1964.
Lucia Ceci, Il papa non deve parlare. Chiesa, fascismo e guerra d’Etiopia, Roma-Bari, Laterza 2010.
Matteo Dominioni. Lo sfascio dell’impero. Gli italiani in Etiopia (1936-1941), Roma-Bari, Laterza, 2008
E altre letture di facile accesso.
Questo è l’Appello:
Illustre Signora presidente della Camera e Illustre Presidente del Senato nonchè Signor Ministro degli Interni
Premesso che studi storici ormai largamenti confermati hanno dimostrato che durante la guerra dell’Italia contro l’Etiopia, di cui oggi si compie l’ottantesimo anniversario, furono compiuti dall’Esercito italiano azioni criminose e inumane anche contro le popolazioni inermi e che di queste azioni il primo responsabile era certamente il Comandante delle truppe italiane generale Pietro Badoglio
Premesso che il generale Badoglio ottenne tra l’altro di cambiare la denominazione del suo paese di nascita Grazzano d’Asti in Grazzano Badoglio
Premesso che lo stato etiopico ha chiesto all’ONU dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale che i generali italiani, in primis Badoglio, fossero processati quali criminali di guerra e che tale domanda è stata respinta non per il merito ma per pure ragioni di opportunità politica
Si chiede alle SS VV Ill.me di togliere tale denominazione che ricorda solo atrocità e esalta un personaggio negativo nella storia del nostro Paese e ritornare alla denominazione originaria del Comune in oggetto.