Banca(rotta)Draghi (BCE) e la strenua difesa dell’operato delle banche: “La redditività è così bassa perché le banche sono troppe”

Le banche in tutta Europa sono nell'occhio del ciclone ormai da molti mesi e questa situazione di fatto è ben lungi dall'essere risolta nel breve periodo. Leggendo, peraltro, lo stillicidio giorna...

Le banche in tutta Europa sono nell’occhio del ciclone ormai da molti mesi e questa situazione di fatto è ben lungi dall’essere risolta nel breve periodo.

Leggendo, peraltro, lo stillicidio giornaliero di tutti gli interventi dei vari “dottori” (Commissione Europea, Primi Ministri dei vari Paesi Europei, BCE, Banche Nazionali, etc.) al capezzale del “malato” (il sistema bancario europeo), viene da chiedersi: cui prodest questa incertezza ovvero a chi giova?

In effetti, a ben leggere tra le righe di tutta l’intricata matassa di eventi che si sta dipanando in questi ultimi tempi, la sensazione che si sta facendo sempre più chiara è che la colpa della crisi sistemica del mondo bancario sia del “sovraffollamento” (sic!) e non già delle banche stesse con i loro dissennati istinti suicidi (credito erogato ai “compagni di merenda”, finanza derivata rischiosissima in pancia, mancanza di controlli preventivi sui consigli di amministrazione, etc.).

Si sta, in altre parole, facendo strada nella mente degli “illuminati” dottori chiamati a far guarire il “paziente bancario” una parolina che più volte abbiamo sentito recitare, come mantra salvifico, dai vari guru della globalizzazione: aggregazione.

Tale sensazione viene, ogni giorno di più, avvalorata sentendo interventi come quello del Presidente della BCE, che ha aperto la prima conferenza annuale dell’E.S.R.B. (European Systemic Risk Board) nella giornata di ieri (giovedì 22 settembre) a Fraconforte.

Il testo (in inglese) di tale discorso di apertura è qui consultabile, cosicché il lettore, che volesse approfondire l’argomento, potrà liberamente leggerlo e formarsi una propria opinione.

Qui di seguito, invece, estrapoleremo alcune affermazioni del Dottor Draghi che sono molto interessanti, se inquadrate nella situazione economico-finanziaria europea attuale.

Dice testualmente il Presidente della BCE, parlando in merito a “Overbanking in Europe” e “Low bank profitability” (espressioni rispettivamente traducibili come: “sovraccapacità bancaria in Europa” e “bassa redditività delle banche“) che:

Two years ago, the ESRB’s Advisory Scientific Committee (ASC) published a widely cited report entitled “Is Europe overbanked?”. It pointed out that, over the preceding two decades, the banking sector had outgrown capital markets.
The overbanking in Europe, highlighted in the ASC’s report, is also a factor in the currently low level of bank profitability.
Low interest rates tend to squeeze net interest margins owing to downward rigidity in banks’ deposit rates. But overbanking is also a factor in the current low level of bank profitability. Over-capacity in some national banking sectors, and the ensuing intensity of competition, exacerbates this squeeze on margins. Such over-capacity also means the sector does not operate at the efficient frontier, which is one reason why cost-to-income ratios remain high in some countries.
In the broader context of generalised over-capacity and technological innovation, some banks will need to review their business models to bolster profitability.

Seppure in inglese, tali affermazioni sono abbastanza chiare e le possiamo riassumere in siffatta maniera:

– ci sono troppe banche in Europa ed il fatto è noto non da ora;

– una offerta troppo ampia deprime i margini di interesse, già bassi in virtù della politica accomodante della BCE (leggi Quantitative Easing);

– operare con margini di interesse non ben calibrati non permette agli operatori bancari di lavorare in termini di “frontiera efficiente“: in altre parole – si passi il termine pittoresco! – le banche stanno operando “sotto-costo“, in maniera tale che non riescono a ricoprire i costi operativi, che, nella maggior parte, sono gravati dalla struttura commerciale (filiali ed operatori);

– in questa ottica le banche hanno necessità di rivedere il loro modello di business per incrementare la redditività.

Discorso chiaro (in parte opinabile peraltro) e di impatto assolutamente forte sul mondo bancario: tirando le conclusioni di tali argomentazioni, cosa dovrebbero fare secondo la BCE le banche per recuperare la redditività persa e smaltire tutto il credito problematico in pancia?

Semplicemente aggregarsi (per aumentare le economie di scala), tagliare le filiali ed i relativi posti di lavoro (costi operativi “fissi” del personale) e riconvergere ad un modello di business tecno-centrico, dove le “filiale virtuale” sia il futuro e i “call-centers” o gli “operatori virtuali” siano il motore della banca stessa.

In tutto questo è ancora incerto come una siffatta banca potrebbe continuare a dare credito alle aziende ed ai privati: forse virtualmente?

Sia detto per inciso: le pratiche di affidamento con operatori non troppo numerosi (come quelli di oggi) e non specialistici (i settoristi sono ormai quasi scomparsi) e con mezzi informatici non sempre aggiornatissimi sono lunghe e farraginose e, nonostante questo, indispensabili per avere un contatto diretto con il territorio finanziato.

Quale sarebbe, quindi, la brillante idea dei regolatori bancari? Forse accentrare i poteri di delibera a pochi centri di comando, completamente slegandoli al territorio ed alle realtà da affidare?

Dice un antico motto che “historia magistra vitae” (i.e. la storia è maestra di vita), ma evidentemente per molti oggigiorno il latino è lingua morta in tutti i sensi!

Le parole di Draghi vogliono spostare i riflettori su problemi marginali (che sicuramente sono in qualche parte rilevante) per sviare l’attenzione dell’opinione pubblica dal vero problema del sistema bancario: la responsabilità a tutti i livelli delle banche nell’erogazione dissennata del credito e la sostanziale incapacità degli organi di vigilanza di porre rimedio al malcostume imperante.

Che una parte molto cospicua del disastro nelle banche sia stata la spersonalizzazione della gestione dei fidi – sempre più basati su “sistemi di rating” e procedure informatiche e sempre meno incentrati sul fattore fondamentale in ogni processo (la “risorsa umana”) – è sotto gli occhi di tutti.

Davvero vogliamo pensare che solo la BCE e le alte istituzioni non se ne accorgono?

Delle due una: o se non se rendono conto ed allora siamo in guai seri o lo sanno perfettamente ed allora i guai sono ancora più seri, perché non si avverte nessun ripensamento sugli errori del passato, ma una loro strenua ed insensata difesa!

Una lezione come quella di Mattioli e Malagodi (vd. La crisi delle banche e la soluzione di buon senso: brevi note sul Modulo 253) è davvero ostica da digerire nell’attuale contesto, perché l’economia 2.0 (o 3.0 o come altro la si voglia denominare) non prevede all’interno dei propri algoritmi una fondamentale “routine” per il buon funzionamento delle cose:

il buonsenso!

Ed a proposito di buonsenso, chiudiamo questo breve contributo con una domanda molto semplice: qualcuno vorrebbe spiegare quali vantaggi concreti ci siano stati ad avere operatori bancari sempre più grandi (ci riferiamo alle operazioni di aggregazione nel recente passato) se ancora siamo a discutere del disastro all’interno del mondo bancario?

Forse che, ad esempio. creare il soggetto Monte dei Paschi di Siena, mediante fusione ed incorporazione di svariate banche (quali Banca Agricola Mantovana, Banca del Salento, Banca Toscana e Banca Antonveneta), ha salvato tale enorme gruppo bancario dall’attuale gravissima crisi che lo sta travolgendo?