Fra le tante novità previste dalla riforma della Pubblica Amministrazione targata Madia è rinvenibile un deciso cambio di rotta circa le ormai note graduatorie di idonei, attraverso la definizione di limiti assoluti e percentuali, in relazione al numero dei posti banditi, per gli idonei non vincitori, e la riduzione dei termini di validità delle graduatorie. In altre parole, mentre in passato il Legislatore, nell’ottica della salvaguardia del principio costituzionale di buon andamento della PA e del contenimento dei costi per la collettività, aveva stabilito e costantemente confermato, sin dal 2008, che fosse buona norma attingere dalle graduatorie degli idonei prima di bandire nuovi concorsi, la riforma dello scorso anno tende, al contrario, a chiudere la partita e a cambiare marcia puntando sulle future selezioni. Senza entrare nei tecnicismi giuridici (rimando ad un pregevole scritto di Lucia Tria, svolto quest’anno alla Camera dei deputati), credo vi sia la necessità di far chiarezza e districare un pasticcio che rischia di dar luogo a contraddizioni e a palesi ingiustizie. Intanto, ma chi sono questi idonei? L’idoneo, in sostanza, è chi, pur avendo superato le prove concorsuali, non rientra nel numero dei posti al momento disponibili e banditi: ha, dunque, le carte in regola per accedere ma si trova indietro nella graduatoria. Costoro, ci dice la giurisprudenza, hanno una legittima aspettativa ad essere chiamati, mentre le amministrazioni godono, in ogni caso, di ampia discrezionalità che, in un quadro di tagli progressivi e di stabilizzazioni di precariato pubblico (cui si è aggiunto il tema della ricollocazione del personale delle Province), ha limitato grandemente il cosiddetto scorrimento delle graduatorie. Peraltro, il tema assume rilievo assai maggiore con la prossima riforma della dirigenza pubblica, che, pur fra tante criticità, sembra finalmente privilegiare l’accesso alla dirigenza tramite il corso-concorso bandito dalla Scuola Nazionale dell’Amministrazione: il decreto prossimo al varo, nell’eliminare ogni proroga di validità per le graduatorie oggi esistenti, dispone, infatti, che le graduatorie finali del concorso di accesso al corso-concorso, nonché del concorso per l’accesso alla dirigenza, sono limitate ai vincitori, e non comprendono idonei. Il principio, condivisibile o meno, cambia completamente le carte in tavola e pone oggettivamente l’esigenza di non lasciare in mezzo al guado chi non sia stato ancora assunto. In parole povere, se fino a ieri, seppur con molta fatica e riluttanza, le amministrazioni hanno attinto alle graduatorie dei dirigenti idonei, da domani chi non sia stato ancora chiamato resterà definitivamente fuori gioco, perdendo completamente la sua aspettativa di ricoprire un incarico per il quale sia stato positivamente valutato. Si tratta, in altre parole, di evitare una palese discriminazione fra chi sino a ieri ha goduto di un diritto garantito dall’ordinamento e di chi, in procinto di salpare, si vede togliere la scaletta di bordo mentre ancora si trova ai primi scalini. E non si tratta, sia ben chiaro, della mera salvaguardia di situazioni personali, ma dell’opportunità di reclutare figure già selezionate senza imbarcarsi in ulteriori e costose procedure selettive, con vantaggi in termini di costi e di tempi. La vicenda idonei è, tutto sommato, lo specchio di come, in materia di politiche di reclutamento pubblico, sia stata carente la volontà di capire di chi effettivamente si avesse bisogno in relazione alle funzioni pubbliche da implementare. In un quadro di perenne blocco delle assunzioni e di comportamenti non sempre trasparenti da parte dell’attore pubblico (superfluo richiamare l’uso disinvolto che è stato sempre fatto dell’istituto della cosiddetta dirigenza a chiamata diretta), credo servano chiarezza e buon senso, volti innanzitutto a contemperare i fondamentali principi di efficacia ed efficienza dell’azione amministrativa e la necessità di far tesoro del potenziale già selezionato e disponibile a costo zero. Ad oggi esistono gli strumenti per chiudere una volta per tutte la tormentata vicenda delle graduatorie, ad esempio attraverso convenzioni fra amministrazioni diverse, così che il ministero A possa attingere, in caso di bisogno, dalle graduatorie ancora aperte del ministero B. Da domani si cambia? È cosa buona e giusta: invece della ghigliottina, tuttavia, si usi il cesello, evitando il rischio di ricadere nel perenne vizio di gettare il bambino con l’acqua sporca. Tempo e denaro sono risorse fondamentali in ogni organizzazione, e la Pubblica Amministrazione non fa eccezione: evitiamo di sprecarle ulteriormente.
4 Novembre 2016