Trotskysti, nazionalisti anti europa, neo malagodiani, paleoberlingueriani, borgatari missini, giustizialisti, magistrati corporativi, neo spartachisti di Rosa Luxemburg, seguaci del poeta Ezra Pound, moderati cattolici lefebvriani, neo liberisti della scuola di Chicago, radicali pannelliani, iscritti ufficiali (223) al Partito Repubblicano Italiano, hanno costituito un fronte per votare contro le riforme costituzionali, fronte del NO, che ha avuto un grande successo elettorale nella giornata di ieri. Successo di partecipazione e successo di voto.
Ora questo grande wild bunch (mucchio selvaggio) dovrà proporsi il problema, viste le dimissioni del Presidente Renzi, di formare un nuovo programma e un nuovo Governo. Avremo forse un D’Alema – Salvini? Salvini ha dichiarato di essere pronto perché ha fatto studiare dai suoi esperti (sic) un programma immediatamente esecutivo per il Governo. Quanto a D’Alema l’ha già proposto nel corso della campagna elettorale e consiste sostanzialmente nella costituzione di una commissione a carattere mediatorio tra Camera e Senato, diciamo una terza istituzione.
Quanto ai seguaci del comico Grillo si sono presentati in massa alla conferenza stampa notturna spintonandosi e dichiarando di volere nuove immediate elezioni anche col sistema “Italicum” che loro hanno sempre avversato ma che adesso, probabilmente è un consiglio della Casaleggio Ass., verrebbe buono per il tentativo di una maggioranza assoluta col ballottaggio.
Quanto al caro vecchio Cavalier Berlusconi sarebbe favorevole a una grande tavola con dentro tutti quei cartelli che noi abbiamo inizialmente indicato per arrivare a una soluzione di compromesso: purtroppo non tiene conto della propensione allo scontro fisico dei No Tav seguaci di grillo, dei trotskysti seguaci di Pippo Civati e degli amici di Casa Pound qualificati al massimo livello nella graduatoria dei picchiatori.
Del resto poche cose resterebbero da fare: un aumento di 5 miliardi per il Monte dei Paschi se no fallisce, un aumento in 10 miliardi per l’Unicredit se no non va a vanti il suo piano aziendale, il collocamento a qualche volonteroso di 6 banche in stato di pre-fallimento, la richiesta di un congruo numero di miliardi alla Comunità Europea per sopperire alle spese di oltre 200.000 rifugiati e molti più terremotati, la necessità di aumentare le emissioni di titoli del debito pubblico a tassi crescenti anzi sempre più crescenti.
Poche cose da fare e un gran brindisi per la vittoria del NO.