La settimana corrente è una passerella di appuntamenti, incontri, meeting. Tutti, ma proprio tutti, si vedono vis-à-vis in nome di un dialogo. Sembra una fiera campionaria, in tutta onestà, di prodotti di terza categoria.
Gustosi e prelibati appuntamenti, da non dimenticare, per l’opinionista moderno.
Agenda Trump. Nonostante le femministe, le pseudo attrici in marcia – Johansson compresa – e tutto il pot-pourri mediatico Trump è ufficialmente insediato, oserei dire regnante. Lasciando in disparte le scandalose incongruenze morali, circa le prestazioni sessuali offerte da Madonna poi seguite da manifestazioni in difesa della Donna, è bene concentrarsi sugli appuntamenti istituzionali. Venerdì c’è la May in territorio statunitense: dolce incontro che potrebbe sfociare in grosse incomprensioni economico-finanziarie per l’Europa. L’Obama-care è caduto e l’immigrazione è già sotto sorveglianza da un pezzo. Un po’ di nomi confermati: Mattis al pentagono, Tillerson al dipartimento di stato, Pompeo alla Cia per non dimenticare Pirebus come capo di gabinetto. Tutta gente molto preparata e simpatica, con idee – non per tutti – controverse. Chi ha orecchie per intendere intenda.
Agenda May. Dopo aver cincischiato, e calmato gli animi dei Lords, si parte all’attacco: 180 milioni di sterline per l’educazione tecnica dei giovani isolani. L’alta Corte intanto fa la preziosa sul pronunciamento della Brexit ma la strada è già segnata: sarà un piacere per tutti.
Agenda Putin. Non si sa più come venire fuori dalla questione mediorientale. Perfino i palestinesi vogliono una conferenza di pace a Mosca. Le previsioni contenute in “La speranza, ossia Cristianesimo e Comunismo” del ’44 di Moravia non erano poi così sbagliate. In questo lunedì di sole, tra l’altro, vengono diffusi i dati sulla produzione industriale. I mercati scommettono sui baci Trump-Putin e il flusso di investimenti in Russia è in aumento.
Agenda Xi. Perfino le Filippine, che nemmeno al Risiko davano qualche potere strategico, negoziano con l’impero del dragone: un accordo di 15 miliardi di dollari circa l’accelerazione dell’industria della difesa per la costruzione di una nuova flotta (da capire se aerea, spaziale o marittima) strategica. Una futura guerra nel Pacifico: cosa stiamo aspettando? Una nocciolina agli economisti in ascolto: Smith si è trasferito da qualche anno a Pechino, pare per l’aria giovane di globalismo.
Agenda Renzi. Nonostante sia il gioco della briscola, il seme sia picche e Renzi, ad ora, sia il due di fiori l’Italia c’è; dove? No domande fuori luogo, graize. Si attende la Corte Costituzionale per la legge elettorale. Ci si strappa i capelli e le toghe per quegli sporchi e maledetti nove punti. Il fiorentino vuole votare a giugno e Gentiloni non molla l’osso: valzer all’italiana. Il tempo logora la leadership, lo insegnano le migliori associazioni mafiose: siamo nel tempo indicativo del provvisorio, modo italiano, ovvero indicativo presente. Machiavelli è stufo di voltarsi nella tomba: tra lotte fratricide della sinistra, destre mancate e inconcludente parlamento l’immobilismo regna sovrano. E nessuno si dimentichi dei migranti!
Francia, Germania e tutti gli altri amici. Domani la manifattura darà i primi risultati in suolo francese: numeri al posto delle chiacchere. Stesse cifre per la Germania che deve sbranare la dirigenza per il quarto mandato della Kanzler. Decisioni forti che prendono per la cravatta l’Europa. A proposito, in tutto questo bel teatro, cosa fa l’Europa? Non è lecito sapere in quanto ormai pura metafisica istituzionale.
Humor. Mentre il mondo fraternizza col progresso oggi – sì, proprio oggi – in aula, quella italiana, si discute sulle linee generali circa una proposta di legge oserei dire fondamentale: disposizioni per l’istituzione di ferrovie turistiche mediante il reimpiego di linee in disuso o in corso di dismissione situate in aree di particolare pregio naturalistico o archeologico. Il mondo cambia e l’Italia del ciuf ciuf non verrà salvata dal deragliamento.
Quanto mi manchi Alberto Beneduce, tanto.