il SocialistaPerché gli anni 80 ritornano sempre?

"Sai perché questo continuo ritorno agli anni 80? Perché stavamo bene e in fondo avevamo tutto" Ognuno di noi è legato al proprio liceo, al ricordo che ha dei propri compagni di scuola, ai profe...

“Sai perché questo continuo ritorno agli anni 80? Perché stavamo bene e in fondo avevamo tutto”

Ognuno di noi è legato al proprio liceo, al ricordo che ha dei propri compagni di scuola, ai professori, quelli amati e quelli odiati, a quella che era a tutti gli effetti la nostra seconda casa, a quei corridoi dove sono nate le nostre prime girandole di emozioni. Lo scrittore torinese Luca Bianchini con il suo ultimo libro “Nessuno come noi” ci apre le porte della sua ex scuola, il Liceo scientifico Ettore Majorana di Moncalieri. Lo fa attraverso le vicende di tre studenti: Vince, Cate, Spagna soprannominati “Tre cuori in affitto” e Romeo il ragazzo nuovo della scuola, giubbotto firmato e spocchia da vendere che si intrecciano con quelle degli adulti: la prof Elisabetta Bottone, detta Betty, e i personaggi che via via interagiranno con lei.

Pagina dopo pagina Luca Bianchini racconta le amicizie, gli amori, le prime avversità che la vita riserva, le piccole gelosie e i primi tradimenti, l’eccitazione del viaggio. Una fotografia nitida dell’esistenza di ognuno di noi.

È il 1987 a Sanremo vincevano Tozzi, Morandi e Ruggeri con Si può dare di più, al cinema i ragazzi andavano per Full Metal Jacket e le ragazze per Dirty Dancing, su Italia 1 andava in onda la prima puntata de I ragazzi della III C, la Napoli del calcio sognava con Maradona, i Los Angeles Lakers dominavano la NBA con Magic Johnson e Kareem Abdul-Jabbar, la Democrazia Cristiana vinceva le elezioni politiche. “Nessuno come noi” ci permette di aprire una finestra su come eravamo trent’anni fa, in un mondo che non esiste più. Ma perché gli anni 80 non smettono di tornare?

Nessuna epoca della storia è stata tanto ossessionata dal passato recente. Lo ricorda anche il critico musicale britannico Simon Reynolds che nel suo testo fondamentale Retromania scrive: “I duemila sembrano invece irrimediabilmente malati di passato”. Il passato recente che andiamo a ripescare è costantemente riproducibile, archiviato, digitalizzato: un archivio di immagini e idee richiamabili con un click, eternamente remixabile. Non una memoria da recuperare ma un servizio di cui fruire, una playlist.

Gli anni 80 sono stati l’ultimo decennio prima di internet, ma in internet ci stanno benissimo. Chi ha vissuto quegli anni ha vissuto l’infanzia del Mondo per come lo conosciamo adesso. Sono stati anni di innovazioni tecnologiche, eccessi e grandi ambizioni, ma anche di eventi storici che hanno cambiato per sempre la nostra società.

Sono gli anni dove i giovani hanno smesso di dire di voler cambiare il mondo ed hanno cominciato a cambiarlo davvero. Sono stati gli anni dove il diritto a sentirsi leggeri è diventato un diritto confessabile, anzi il diritto.

Anni di appartenenza, ma a differenza del decennio precedente senza prendersi troppo sul serio: paninari o dark, Duran Duran o Spandau Ballet, il periodo dove la comunicazione, anche verbale, cominciava a farsi personale, gli spot diventavano tormentoni, la tv smetteva di essere un elettrodomestico. Gli anni 80 sono stati l’inizio di tutto quello che siamo adesso e per questo sono il Jukebox della nostra vita, indipendentemente dal fatto di averli vissuti oppure no.

Così anche in “Nessuno come noi” nonostante l’assenza di smartphone e computer e la presenza dei telefoni fissi e del Tuttocittà l’autore non si rifugia nell’operazione nostalgia ma racconta con il suo inconfondibile stile, e le tante citazioni pop, quelle emozioni universali che appartengono a tutti gli adolescenti, anche ai millennials, perché gli anni 80 non sono i migliori anni della nostra vita ma semplicemente il momento in cui tutto è cominciato, almeno per me. Ma forse la risposta mi è arrivata con un messaggio WhatsApp: “Sai perché questo continuo ritorno agli anni 80? Perché stavamo bene e in fondo avevamo tutto”.

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