“Siamo a cavallo tra il 1932 e il 1933. Al Bec-de-Graz, un caffè di Parigi la cui specialità sono i cocktail all’albicocca, si incontrano tre giovani amici: Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir e il loro compagno di scuola Raymond Aron. È lui a introdurre Sartre e la de Beauvoir alla fenomenologia, una nuova corrente di pensiero così radicale che, dice indicando i bicchieri, «Se sei un fenomenologo puoi parlare di questo cocktail ed è filosofia!». Questa stringata argomentazione dà a Sartre l’ispirazione di cui era in cerca da anni, e gli offre lo spunto per creare la propria filosofia basata sull’esperienza della vita reale, sull’amore e il desiderio, sulla libertà e l’essere, sui caffè e i camerieri, sull’amicizia e il fervore rivoluzionario. Attraverso l’intreccio di biografia e pensiero, Bakewell ci conduce al cuore di una filosofia talmente influente da aver cambiato letteralmente il corso di numerose vite e che è riuscita ad affrontare la più grande di tutte le questioni: chi siamo e come dovremmo vivere?”
Questa la trama de “Al caffè degli esistenzialisti” che potrete trovare sul sito Fazi Editore. Da diversi mesi prima dell’uscita, devo dire la verità, ero profondamente incuriosita dal nuovo libro di Sarah Bakewell. L’opera altro non è che una sfiziosa e suggestiva lente d’ingrandimento sul pensiero esistenzialista del Novecento attraverso alcuni dei suoi più grandi protagonisti, come ad esempio Jean-Paul Sartre, Simone de Beauvoir, Albert Camus, Martin Heidegger, Karl Jaspers e molti altri. Ed è impossibile non innamorarsi delle atmosfere che l’autrice riesce a farci vivere, sul meraviglioso palcoscenico della Rive Gauche parigina, all’insegna della reinvenzione del quotidiano – destrutturandolo con brutale sagacia – e della protesta al razzismo e al maschilismo, il tutto scandito dalle armonie improvvisate ed apparentemente prive di regola della musica jazz.
“Libertà, essere e cocktail”, il sottotitolo del libro, racchiude (quasi) alla perfezione il modo di vedere la vita di questi splendidi personaggi che la Bakewell ci ha resistuito. Impossibile non notare e non lasciarsi catturare da quella “nostalgia della nostalgia” che tanto sta influenzando la cultura degli ultimpi tempi (basti pensare al pluricandidato agli Oscar, “La la Land”. Una melanconia di fondo permea tutte le pagine del libro e ci fa capire, ancora una volta, quanto la filosofia abbia influenzato e possa ancora oggi contaminare altri capitoli della Cultura, in primis il mondo della letteratura (da Camus al Alberto Moravia).
A partire da un giorno qualsiasi tra il 1932 e il 1933 ad un tavolo del Bec-de-Graz con i tre ex-compagni di studi Sartre, de Beauvoir e Raymond Aron, l’autrice ci accompagna in un bellissimo viaggio/biografia corale introducendo noi ed i protagonisti alla fenomenologia tedesca (“I fenomenologi tedeschi vanno diritto alla vita come questa viene esperita, attimo dopo attimo“), non dimenticando mai che “le idee sono interessanti, ma le persone lo sono di gran lunga di più“. E La Bakewell lo sa, lo sa eccome e gioca per tutto il libro con noi lettori tra situazioni conviviali, personaggi straodinari ma incredibilmente vicini ed un linguaggio accessibile, quasi amichevole, senza dimenticare la grande protagonista dell’opera: la Storia del XX secolo.
Fenomenologia tedesca ed esistenzialismo francese, il punto di tangenza è quindi finalmente tracciato dall’autrice. E se nell’universo di Heidegger scorgiamo la sua Weltanschauung di un passato idealizzato e l’ammirazione della dimensione rurale, in Francia il punto di vista è quanto di più distante, tra caffè letterari e vivide discussioni fiume sul cinema, il sesso, la rivoluzione, la guerra d’Algeria, l’ossessione della libertà in tutte le sue declinazioni, il futuro. Differenze antitetiche e similitudini, quindi, che grazie all’autrice riusciremo a cogliere nella loro intensità, restituendo anche qualche merito al meno noto Heidegger.
L’eredità che ci lascia il libro è quella di un percorso intenso, ricco di storia, pregno di studio e ricerca, ma soprattutto di una sensazione di fortissima contemporaneità. Mai come oggi, la colonna portante dell’esistenzialismo francesce è da considerarsi attuale: prima di ogni cosa, dobbiamo scegliere la libertà per ognuno di noi (doveri e responsabilità che ne conseguono annessi).