La Ryder Cup, il cui nome completo è The Ryder Cup Matches, è un antico e prestigioso torneo di golf. La prima edizione risale al 1927 e vede impegnati ogni due anni, una selezione di giocatori statunitensi contro una composta invece da europei, anche se fino al 1971 l’Europa era in realtà rappresentata dalla sola Gran Bretagna. Nel 1973 venne unita all’isola britannica anche l’Irlanda, quindi qualche anno dopo si optò per tutto il Vecchio Continente: fino a quel momento, d’altra parte, il numero di vittorie pendeva fortmente verso gli Stati Uniti.
Nonostante questo allargamento, l’organizzazione delle edizioni europee è quasi sempre stato in favore della Gran Bretagna. Poche fino a questo momento sono state le eccezioni: nel 1997 si è giocato in Spagna, nel 2018 toccherà alla Francia, mentre nel 2022 sarà il turno dell’Italia.
Basta questo dato per capire in partenza quanto sia importante per il nostro movimento ospitare l’edizione europea del torneo di uno sport che risulta essere il più praticato al mondo, con 65 milioni di giocatori. Per non parlare dei cosiddetti “turisti golfisti”, cioè di tutti quelli che si spostano da un Paese all’altro per giocare o anche solo assistere ai tornei più importanti. Prendiamo ad esempio l’ultima Ryder Cup giocata in Europa, quella del 2014 in Scozia. Uno studio della Sheffield Hallam University spiega dati alla mano che l’impatto economico ha generato 106 milioni di sterline di giro d’affari, buona parte dei quali spinto proprio dal pubblico accreditato, cioè da coloro i quali capiscono di golf e si danno al turismo:
Altri dati, se non bastassero questi, rendono centrale la questione turismo. Un’indagine curata da Sports Marketing Surveys nel 2014 ha rivelato che il 31% di britannici e irlandesi, il 56% dei francesi, il 71% degli svedesi e il 76% dei tedeschi prenderebbero in considerazione il nostro Paese come meta turistico-golfistica nei prossimi cinque anni, mentre una seconda indagine del 2015 ha confermato l’interesse di core golfers europei in visita per un weekend di golf nel nostro Paese.
Cosa significa tutto ciò in termini economici, lo ha svelato Kpmg in uno studio del 2016, dpve spiega che gli impatti diretti (infrastrutture, consumi) ed indiretti (domanda interna, aumento occupazionale, gettito fiscale) derivanti dall’organizzazione della Ryder Cup 2022 e degli eventi connessi nel periodo 2016-2027 possono arrivare a generare un volume d’affari di 487,4 mln di euro. A questi vanno aggiunti gli introiti derivanti dal turismo golfistico, che può superare secondo le stime i 400 milioni di euro.
Insomma, so’ soldi. Ed è anche qui che sta il problema. Perchè quelli già stanziati dal Governo – 60 milioni – hanno già fatto gridare allo scandalo. A questi si aggiungono i 97 di garanzia statale – attenzione, non di finanziamento – che però sono stati bloccati da Pietro Grasso, poichè l’emendamento era stato inserito nel decreto “Salva Banche” e guidato quindi “inammissibile”. “Andiamo avanti, c’è stato un errore di strategia. Bisogna seguire adesso una strada diversa, il governo deve metterlo in un provvedimento ad hoc. Bisognava spiegarlo meglio agli italiani, non è stato fatto. Un errore. Così, è sembrato chissà cosa… Ma queste sono garanzie per pagamenti che devono avvenire nei prossimi dodici anni”, ha spiegato Franco Chimenti, numero uno della federgolf.
Già, è sembrato chissà cosa. Lo stop (giusto, per carità) ai giochi Olimpici di Roma 2024 ha scatenato la caccia al complotto, allo spreco sempre e comunque: la Ryder Cup è stata demonizzata, bollata come mancetta al Coni, come ennesimo simbolo di un Renzi che lavora dietro le quinte usando lo sport come cavallo di Troia per un trionfale ritorno in politica. Magari anche così fosse, sorge un problema: che ancora una volta, come già sta accadendo per lo stadio della Roma, si stoppa un potenziale motore di crescita economica, per finire impantanati nella discussione politica. Mettendo in secondo piano tutto il resto, sport compreso.