La speranza dell’attuale amministratore delegato di Terna, Matteo Del Fante, è quella di restare. Mentre, infatti, si avvicina la data in cui l’assemblea ordinaria dell’azienda sarà chiamata a nominare i nuovi vertici, sulla base delle indicazioni dello Stato azionista, Del Fante ha da poco presentato il piano strategico di Terna, un piano industriale ambizioso, che cerca di traghettare – sino al 2021 – la società elettrica verso una fase di definitivo potenziamento delle proprie infrastrutture strategiche. A partire dai due cavalli di battaglia del capo azienda toscano: l’interconnessione con il Montenegro e quella con la Francia.
Alcuni considerano queste infrastrutture (finanziate in parte con risorse pubbliche anticipate ai produttori che partecipano alla loro costruzione) costose e non necessarie, chiedendo invece di puntare come impiego di risorse sulle rinnovabili. Ma è un discorso che non regge, se si vuole che l’Italia resti un sistema industriale competitivo nel mondo. Le industrie energivore hanno bisogno di energia a basso costo, cosa che, allo stato attuale, nonostante l’abbondanza di importazione energetica transfrontaliera, ancora non accade, forse per l’ancora alto peso della componente A3 in bolletta. Giusto, dunque, puntare sul definitivo completamento degli interconnector. Nell’arco del piano saranno avviati il nuovo progetto Sacoi3 (collegamento Sardegna, Corsica e Italia) e l’interconnessione elettrica con l’Austria. Ma aldilà delle attività con la rete estera, Terna sembra essersi conto che i veri bottleneck sono quelli interni. Avviata finalmente la linea Sorgente-Rizziconi, una vera tegola sul costo del Pun in passato visto che i contribuenti sono riusciti a risparmiara 600 milioni sul prezzo dell’energia, sono previsti diversi altri interventi finalizzati ad accrescere la capacità di scambio fra le diverse zone del mercato, sia al sud che al nord d’Italia. Sul piatto Terna intende mettere circa 4 miliardi per i prossimi cinque anni, bisognerà vedere se si tratta di una concreta intenzione vista la volontà di mantenere alti i dividendi e garantire il cash flow. Tra meno di un anno è prevista la fine del mandato dell’attuale presidente dell’Autorità per l’ energia elettrica, il gas e il sistema idrico, Guido Bortoni, un cambio al timone potrebbe significare anche una diversa linea regolatoria con impatto sulla politica degli investimenti.
Per il momento, Del Fante ha tracciato un quadro di sviluppo anche in termini di geopolitica dei collegamenti, l’elettrodotto con la Tunisia e i nuovi mercati come quelli africani (ci sono intere fasce dell’Africa subsahariana affamate di reti di elettricità urbana). Nel frattempo, al Tesoro e a palazzo Chigi in questi giorni si decide il destino del manager: riconferma o cambio al timone?