Banca(rotta)Crisi bancarie e Governo: la “strategia dello struzzo” trova un’ulteriore conferma nelle dichiarazioni di Luigi Zanda (PD)

Qualche giorno fa è apparso un pezzo a firma del Prof. Luigi Zingales su IlSole24Ore dal significativo titolo "I salvataggi e la politica bancaria che non c’è" (qui consultabile), dove il noto econ...

Qualche giorno fa è apparso un pezzo a firma del Prof. Luigi Zingales su IlSole24Ore dal significativo titolo “I salvataggi e la politica bancaria che non c’è” (qui consultabile), dove il noto economista, Professore di Entrepreneurship and Finance alla Graduate School of Business dell’Università di Chicago, afferma testualmente che:

la politica adottata dal Governo di posporre la risoluzione dei problemi delle banche e fare finta che non siano così gravi (la strategia che gli inglesi chiamano “extend and pretend”) non funziona.

In questo senso, quindi, nel corso della susseguente ben strutturata argomentazione il Prof. Zingales contraddice il titolo del suo articolo, perché, quindi, non è affatto vero che una politica bancaria del Governo non ci sia: essa, invece, è ben delineata e si può equiparare alla c.d. “strategia dello struzzo“, il quale animale – nella (pur erronea) credenza popolare – infila la testa sotto la sabbia alla vista di un qualche pericolo.

Non passa giorno, quindi, che non arrivino da parte di rappresentanti della maggioranza al Governo conferme eclatanti di quanto sopra affermato.

Tacendo dei ministri di cui abbiamo avuto modo di parlare più di una volta nei passati posts (si veda, ad es., il post del 13 gennaio scorso dal titolo Il disco rotto del Ministro Padoan: sistema bancario solido, problemi per poche banche e risparmiatori molto ignoranti! ), anche gli esponenti politici della maggioranza non sono certi immuni da simili prese di posizione.

E’, ad esempio, solo di un paio di giorni fa un comunicato stampa del Presidente del Gruppo PD del Senato Luigi Zanda, che è davvero emblematico di tutto quanto fatto (e sopratutto non fatto) dalla attuale classe politica al governo della nazione.

I lettori ricorderanno che ad inizio anno, molto faticosamente e dopo mesi e mesi di differimenti e dilazioni più o meno pretestuose, c’è stato il “via libera” da parte di Camera e Senato alla Commissione d’inchiesta sulle banche (si veda il post del 5 febbraio scorso dal titolo Commissione Parlamentare d’inchiesta sulle banche: bene. E a quando una Procura Nazionale contro i Reati Finanziari?), che, a quanto pare verrà sepolta ancora prima di venire alla luce.

Cosa, infatti, ha detto il summenzionato Zanda in un’intervista a La Repubblica? Leggiamolo:

“Quando parliamo del risparmio degli italiani, occorre fare attenzione.
Il sistema bancario italiano ha molti problemi” quindi una Commissione d’inchiesta parlamentare ci vuole ma “non in campagna elettorale.
“Verrebbe usata certamente per regolare conti politici e non per cercare la verità e proteggere il risparmio degli italiani.
Dal ’91, il Parlamento non avvia grandi inchieste parlamentari nell’ultimo anno di legislatura. Sono in corso almeno 12 indagini giudiziarie su istituti di credito.
Se vogliamo la verità lasciamo lavorare i magistrati con la massima libertà e non sovrapponiamo al loro lavoro una commissione parlamentare.
Sono in corso anche importanti operazioni di salvataggio bancario che vanno concluse con successo e non penso solo ad Mps”.

Ora, se questa è la posizione ufficiale di un alto rappresentante del primo partito al Governo non c’è da stare molto allegri: il politico PD con le sue parole certifica tutta una serie di fatti che definire sconcertanti è poco.

Riassumendo il pensiero del senatore, si può affermare, infatti, che:

il sistema bancario ha molti problemi: dunque l’ottimo senatore Zanda non deve mai avere avuto colloqui privati con l’ex premier Matteo Renzi od il Ministro Padoan che hanno sempre affermato esattamente l’opposto!

una Commissione d’inchiesta ci vuole ma non ora: è vero, senatore Zanda, ci voleva già da molti anni, magari fin dal Governo Monti. Quindi, in questo senso, se non è già stata istituita non sarà un grande danno attenderla ancora per qualche anno, perché la politica in merito di banche degli ultimi governi è stata sintomatica della summenzionata strategia dello struzzo!

in “campagna elettorale” (cioè nell’ultimo anno della legislatura) è molto più importante cercare di non dare possibili appigli di polemica alla controparte politica per non rischiare di perdere le elezioni piuttosto che pensare agli interessi ed al benessere dei cittadini: in questo ci sentiamo di rincuorare il senatore Zanda in quanto, se il PD (o come si chiamerà d’ora in avanti) perdesse le prossime elezioni politiche, non sarà certo colpa di una Commissione parlamentare d’inchiesta, ma, più realisticamente, responsabilità di tutto quanto è stato colpevolmente fatto (e parimenti non fatto) dal Governo per tutelare i risparmiatori e gli investitori!

di una Commissione parlamentare d’inchiesta per scoprire la verità sulle banche, in fin dei conti, non c’è assolutamente bisogno (ma non aveva appena finito di dire che una Commissione ci vuole ma non ora?!?) visto che la magistratura è già all’opera: il “problema” è che una siffatta Commissione parlamentare – lo “ricordiamo” al senatore Zanda – sarebbe dotata di poteri e prerogative ben più ampie di una semplice Procura distrettuale ed il suo scopo sarebbe anche quello di effettuare un’approfondita indagine sulle politiche del credito dell’intero sistema bancario, aldilà degli illeciti (civili e/o penali) perpetrati da alcuni suoi rappresentanti.

Non vi è che non veda lo stato confusionale di affermazioni di tal fatta, posto che le contraddizioni fioccano numerose all’interno di uno stesso ragionamento e non si evince chiaramente cosa la classe politica al governo intenda fare seriamente per porre mano alla “questione banche”, aldilà di interventi condotti quasi a casaccio e senza un filo logico, che spesso peggiorano lo stato di fatto.

Lamentarsi delle vessazioni ed ingerenze da parte della Comunità Europea e dei suoi Organi di Vigilanza avrebbe eventualmente un senso se si proponesse, nello stesso momento, una linea d’azione alternativa a quella europea e la si portasse avanti rigorosamente.

Si tratta di “credibilità“, quella credibilità che, in materia di banche, il sistema politico sembra avere perso da un bel po’ di tempo a questa parte, assieme alle istituzioni nazionali che avrebbero dovuto vigilare sugli scempi finanziari perpetrati alle spalle dei risparmiatori, nelle loro veste di azionisti od obbligazionisti (subordinati e non) del sistema bancario italiano o semplici correntisti.

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