Per anni si è parlato dell’imminente nascita di un’Opec del gas e del Gnl (Gas naturale liquefatto). Quel momento è arrivato ma non riguarda gli stati produttori, come immaginavano analisti ed economisti. Sono le principali compagnie dei paesi consumatori a costituire un cartello attraverso una joint venture. Ne fanno parte la sudcoreana Korea Gas Corp (Kogas), la giapponese Jera e la cinese China National Offshore Oil Corp (Cnooc), che insieme assorbono circa un terzo della produzione mondiale di Gnl.
Il memorandum d’intesa è stato firmato nei giorni scorsi e prevede una collaborazione su acquisti congiunti, partecipazioni condivise in progetti upstream, cooperazione nel trasporto e nello stoccaggio. Come evidenza Reuters, l’obiettivo principale sembra essere quello di fare pressioni sui grandi fornitori per convincerli a rimuovere dai contratti le cosiddette clausole di destinazione, cioè quelle condizioni che impediscono di rivendere a terzi il gas. Il problema è che i grandi acquirenti asiatici, negli anni passati (il picco delle quotazioni si è raggiunto nel 2014), avevano acquistato e prenotato grandi quantità di Gnl. Nel frattempo i tassi di crescita delle economie asiatiche sono state riviste al ribasso e il mercato è stato invaso dalle esportazioni di Australia, Qatar e soprattutto Stati Uniti Secondo i dati Reuters, le nuove produzioni hnno portato la capacità globale di Gnl a oltre 300 milioni di tonnellate l’anno, mentre solo circa 268 milioni di tonnellate di Gnl sono state scambiati sui mercati internazionali nel 2016. L’effetto è stato di un crollo del prezzo del Gnl. A farne le spese sono state principalmente i paesi asiatici che negli anni passati avevano acquistato ingenti quantità di Gnl. Già due anni fa India, Giappone, Corea del Sud, Cina e Taiwan avevano dato inizio a una serie di intese per provvedere all’acquisto congiunto nel tentativo di mettere un freno alle perdite. Ora sembra essere arrivato il momento di coalizzarsi per ottenere la possibilità di vendere a terzi le importazioni di Gnl, un’eventualità attualmente non contemplata dai contratti future. I grandi produttori hanno già fatto sapere di essere a ricorrere al Wto. Questo scenario potrebbe favorire i paesi produttori che non aderiscono all’Organizzazione mondiale per il commercio come, ad esempio, l’Iran che potrebbe approfittare della situazione per garantirsi nuove quote di mercato.