Le nostre vite si sono trasformate nelle timeline dei social network che affolliamo, uno scroll e si passa avanti, un incontro fugace e casuale, un post o una foto a catturare la nostra attenzione, tanta intensità e poca durata.
Se ci fermiamo alla matematica la velocità è la derivata del vettore posizione rispetto al tempo. Ma oggi, per quella che su questo blog abbiamo definito “generazione Harry Potter” la velocità è un modo di vita, anzi il modo di vita. Le nuove generazioni e con esse quell’esercito di trenta-quarantenni che vive una lunga e travagliata post adolescenza vivono tutto molto velocemente, siamo passati dal per sempre, al per ora, al per qualche secondo.
Le nostre vite si sono trasformate nelle timeline dei social network che affolliamo, uno scroll e si passa avanti, un incontro fugace e casuale, un post o una foto a catturare la nostra attenzione, tanta intensità e poca durata.
Nel diciottesimo secolo il chimico francese Antoine de Lavoisier formulò il famoso postulato: “Nulla si crea, nulla si distrugge, tutto si trasforma”, oggi questa regola può essere certamente trasportata nel campo delle relazioni umane. Ci si incontra dopo essersi intravisti su Facebook, si vive il rapporto di iperconnessione fatto di like, commenti, chat su WhatsApp, tag su Instagram, messaggi audio, ad una velocità impensabile solo 25/30 anni fa quando per ogni famiglia il telefono in casa era uno, le telefonate assai contingentate e la privacy quasi nulla.
E dopo tutta questa iperconnessione cosa succede? Arriva la noia, la risposta sbagliata e non impeccabile come ogni nostro post o tweet, la serata da sbadiglio e non come quelle che fotografiamo dalla prospettiva migliore a uso e consumo dei nostri followers. Così il nostro piccolo mondo perfetto che decidiamo di mostrare agli altri sui nostri canali social si scopre, inevitabilmente, meno perfetto quando accogliamo qualcuno o qualcuna al suo interno e tutto, immediatamente, si trasforma.
Non sono amori, anche se lo sembrano. Sono amori veloci, che mal si coniugano con i tempi e i modi della vita vera. Don Marco Gasparini, uno di quei preti che usa bene la rete scrive: “Quando amiamo è forse l’unico caso in cui accettiamo che qualcuno sia più importante di noi. Ecco perché l’amore – quello vero – non è mai egoista. Nulla trattiene, tutto dona. Raga, ricordiamocelo sempre”. Già ma oggi siamo disposti ad amare davvero come dice Don Marco? Nel 1983 Vasco Rossi con la sua “Vita spericolata” cantava: “Ognuno col suo viaggio. Ognuno diverso. E ognuno in fondo perso dentro i fatti suoi”, e così oggi immersi nei nostri reticoli relazionali fatti di byte a portata di mano e rinchiusi nei nostri Io con la i maiuscola siamo sempre meno disponibili a dare tempo, a rallentare, ad aspettare, ad accogliere.
Se qualcosa o qualcuno ci piace lo prendiamo, lo viviamo, se smette di piacerci si va avanti, senza farci troppe domande. Quando invece le domande servono eccome.
Ci sarà anche un problema di genere “voi uomini capite sempre tutto dopo” mi ha detto una volta una ragazza, forse è così, io in questo sono un discreto campione, o forse semplicemente è stato sempre così e io me ne accorgo solo ora. Non voglio assolutamente criticare la società che corre veloce o rimpiangere un passato che non ho vissuto e che conosco solo grazie ai racconti di qualche amico un po’ più grande di me, ma semplicemente osservare come la velocità stia via via diventando un fattore fondamentale, anzi il fattore, anche nei rapporti interpersonali.
Una grandezza fisica che coinvolge lo spazio e il tempo sta diventando un fattore sociologico e io che veloce non lo sono stato mai speriamo che me la cavo.
18 Marzo 2017