Operazione “Freezer” – è stata ribattezzata così l’operazione che portato all’arresto di sei persone, fedelissimi del boss latitante Matteo Messina Denaro, ad Alcamo, nel trapanese, colti in un summit all’interno di una cella frigorifero di un fruttivendolo. Incontri veloci, vestiti per stare al freddo, ne discutevano lì perché temevano le microspie.
Mangia, alla faccia delle Mafie – è pronta ad aprire la pizzeria della legalità di Lecco, “Wall Street”, l’ex pizzeria confiscata negli anni ’90 alla famiglia Coco Trovato. Il progetto è gestito dalla cooperativa “La Fabbrica di Olinda” in collaborazione con Arci, Auser e Comune di Lecco.
A Bologna, invece, la pizzeria “Masaniello”, inaugurata l’anno scorso all’interno del circolo Arci “La Fattoria del Pilastro”, propone la “pizza sospesa” per le persone in difficoltà. Una gastronomia fatta di prodotti etici (caffè, mozzarella, birra) provenienti dalle cooperative operanti sui terreni confiscati alle mafie.
Per passare al dolce bisogna andare alla “Pasticceria Poppella” di Ciro Scognamiglio, aperta nel 1920 nel cuore di Napoli, con i suoi famosi “fiocchi di neve”, bignè alla ricotta esportati anche all’estero. La pasticceria ha subìto nei giorni scorsi un attentato da ignoti con dei proiettili sparati sulla vetrina. La risposta della pasticceria è stata puntuale: il proiettile babà.
Se dopo aver mangiato tutte queste cose buone e i sensi di colpa aumentano, allora spostatevi ad Ostia, sul litorale della capitale, dove sta per aprire una palestra della legalità, gestita dall’Ipab “Asilo Savoia”, in un edificio della Marina di Ostia, dove Andrea Tassone, ex presidente del Pd del X Municipio, arrestato nell’inchiesta Mafia Capitale, voleva collocare la caserma dei vigili urbani.
Cogli la prima mela – sono sparite 400 piante di mele annurche in un terreno confiscato al clan Moccia, ad Afragola, nel napoletano, all’interno dell’ex masseria Magliulo. Il bene confiscato è intitolato al sindacalista Antonio Esposito Ferraioli ucciso nel 1978 per le sue indagini sulle carni che arrivavano alla mensa dell’azienda dove lavorava.
Foto: Corriere del Mezzogiorno