Banca(rotta)Il procedimento dell’A.G.C.M. in tema di anatocismo: una nuova crepa nella fiducia (già ai minimi termini) nel sistema bancario

Qualche mese ci eravamo già occupati in due distinti posts dal titolo rispettivamente I guai di Veneto Banca con l'A.G.C.M. e la reputazione delle banche ai minimi storici: di chi la responsabilità...

Qualche mese ci eravamo già occupati in due distinti posts dal titolo rispettivamente I guai di Veneto Banca con l’A.G.C.M. e la reputazione delle banche ai minimi storici: di chi la responsabilità maggiore? “Dei clienti ignoranti”: parola di Consob (ma non solo) e La Banca Popolare di Vicenza e la sanzione dell’A.G.C.M.: un brutto esempio di cosa sono diventate molte banche dell’attività dell’A.G.C.M. (la Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato, anche meglio nota come Anti-trust) in tema di banche.

Torniamo ad occuparci oggi di tale Autorità in quanto è notizia di pochi giorni fa il Comunicato Stampa qui consultabile.

Considerando la brevità di tale comunicazione ne riportiamo qui di seguito il testo integrale, per una più comoda e celere consultazione da parte dei lettori:

AVVII ISTRUTTORIE SU BNL INTESA SANPAOLO E UNICREDIT PER ANATOCISMO BANCARIO
L’Autorità Garante della Concorrenza e del Mercato ha avviato tre procedimenti istruttori per presunte pratiche commerciali scorrette nei confronti di tre istituti bancari: Banca Nazionale del Lavoro S.p.A., Intesa Sanpaolo S.p.A. e UniCredit S.p.A..
I procedimenti sono volti ad accertare se le tre banche abbiano posto in essere condotte in violazione del Codice del Consumo in relazione alla pratica dell’anatocismo bancario.
In particolare, fino all’entrata in vigore dell’art. 17-bis del d.l. n. 18/2016, che ha ribadito il divieto di anatocismo salvo autorizzazione preventiva del cliente, tali banche avrebbero continuato ad applicare l’anatocismo bancario, nonostante l’espresso divieto contenuto nella legge di stabilità 2014. Dopo la riforma operata nel corso del 2016, i tre istituti bancari avrebbero adottato modalità aggressive per indurre i propri clienti consumatori a dare l’autorizzazione all’addebito.
Per accertare queste condotte, nella giornata di oggi i funzionari dell’Autorità hanno eseguito una serie di ispezioni nelle sedi di BNL, Intesa Sanpaolo e UniCredit, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza.
Roma, 11 aprile 2017

Fa abbastanza specie notare come, mentre l’Istituto di Vigilanza sulle Banche per eccellenza (i.e. Banca d’Italia) sonnecchia e tace in materia, una Autorità dello Stato accusi tre colossi bancari quali Intesa Sanpaolo, Unicredit e B.N.L. (controllata dalla francese B.N.P. Paribas) di aver fatto pagare ai propri ignari clienti interessi superiori al dovuto, in spregio alla normativa vigente.

Ora, senza addentrarsi nella complessa ricostruzione normativa relativa al fenomeno dell’anatocismo bancario, qui basta sottolineare come esso sia stato oggetto, negli ultimi anni, a numerosi e raffazzonati interventi del legislatore, l’ultimo dei quali è stata la Legge 8 aprile 2016, n. 49, conversione in legge, con modifiche, del Decreto Legge (del Governo Renzi) del 14 febbraio 2016, n. 18, recante misure urgenti concernenti la riforma delle banche di credito cooperativo, la garanzia sulla cartolarizzazione delle sofferenze, il regime fiscale relativo alle procedure di crisi e la gestione collettiva del risparmio.

Nota di colore: cosa diavolo c’entri la regolamentazione dell’anatocismo bancario in un provvedimento d’urgenza (lo ricordiamo: un decreto legge!) che fornisce le direttive sul riordino delle banche di credito cooperativo, nonché la garanzia statale sulla cartolarizzazione delle sofferenze non ci è proprio dato sapere, ma – tant’è! – oramai la legiferazione ad capocchiam (per non dire peggio!) sembra diventata una regola aurea della nostra classe politica!

Orbene, l’A.G.C.M. si concentra sul comportamento tenuto dalle summenzionate banche nel periodo che va dal 1° gennaio 2015 all’entrata in vigore della succitata Legge 49/2016 durante il quale l’Autorità evidenzia condotte in violazione del Codice del Consumo, posto che “le banche avrebbero continuato ad applicare l’anatocismo bancario, nonostante l’espresso divieto contenuto nella legge di stabilità 2014”.

C’è di più, peraltro, in quanto l’indagine riguarda anche i comportamenti messi in atto dopo la riforma del 2016, allorquando le tre banche “avrebbero adottato modalità aggressive per indurre i propri clienti consumatori a dare l’autorizzazione all’addebito”, così gravi che nella giornata dell’11 aprile scorso “i funzionari dell’Autorità hanno eseguito oggi una serie di ispezioni nelle sedi di BNL, Intesa Sanpaolo e UniCredit, con l’ausilio del Nucleo speciale Antitrust della Guardia di Finanza”.

Attendendo, quindi, con curiosità ed interesse gli esiti dell’attività ispettiva dell’A.G.C.M., quello che qui interessa è sottolineare che in epoca di bail-in e risoluzione delle banche, di “risparmiatori azzerati“, di “azionisti cancellati“, etc. condotte quali quelle di cui sopra non contribuiscono certo a rinsaldare la fiducia nel sistema bancario, ma, semmai, a sfaldare gli ultimi tenui legami fiduciari che tengono ancora uniti banche e clienti.

In questo senso, quindi, auspichiamo un netto ripensamento e cambio di passo in tema di correttezza e trasparenza da parte dei vertici apicali delle banche, che sembrano sempre più interessati a mantenere i propri privilegi economico-finanziari piuttosto che a pensare al benessere ed alla soddisfazione dei propri clienti, cose queste – lo ricordiamo! – che coincidono in massima parte con gli stessi interessi nazionali, posto che un sistema bancario solido e ben funzionante, esigenza primaria di ogni economia sviluppata, si fonda sulla fiducia in esso riposta.

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