Provate a immaginare di essere il Kublai Khan delle “Città invisibili” di Italo Calvino. Come vi sentireste dinnanzi ai racconti di Marco Polo sulle città visitate? Beh c’è di che rimanere se non sbigottiti, almeno un po’ frastornati dalle tante differenze descritte. Le città, reali e immaginarie, raffigurate dall’esploratore nei suoi racconti, sono quasi mondi a sé; avventure che restano ai confini, sempre in bilico tra verità e fantasia.
A me è chiaro che i media oggi ‘raccontano’ le loro verità come facevano i cantori delle epoche passate. Ma il problema rimane: dove sta la vera verità del racconto? Quale meravigliosa ‘città’ descritta dai media è reale, e quale no.
Ecco, io così mi sono sentito leggendo i giornali nell’ultimo mese, anch’io sono rimasto un po’ frastornato, sempre in bilico se prendere quello che mi veniva detto come “oro colato” oppure dare un’interpretazione più critica a quelle parole stampate su carta.
A me è chiaro che i media oggi ‘raccontano’ le loro verità come facevano i cantori delle epoche passate. Ma il problema rimane: dove sta la vera verità del racconto? Quale meravigliosa ‘città’ descritta dai media è reale, e quale no.
Nel mio viaggio – che, per lunghezza, intensità e avventura non ha nulla a che vedere con l’autore de Il Milione – la città che mi ha colpito per prima è stata quella dell’Espresso, il settimanale infatti, si è preso la briga di affondare le mani nello studio di R&S-Mediobanca e di mettere in fila, una per una, tutte le banche piccole e medio piccole (indicate come “minori”) del nostro stivale, quindi parliamo prevalentemente di Bcc. Il risultato è una elaborazione alquanto colorata che, seguendo le declinazioni cromatiche tipiche di un semaforo, boccia e promuove ogni istituto di credito a suon di rosso, verde e giallo. Il titolo è esemplificativo: “Piccolo non è bello”. Ok, prendo atto. Prendo atto anche del fatto che la mia Bcc è finita a bordo campo dopo aver preso un cartellino da espulsione, come del resto tre istituti su quattro di quelli analizzati.
«Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda», dice Marco Polo al Gran Kahn.
Il racconto della seconda città deflagra solo dopo due giorni. A dare voce al comparto bancario è il quotidiano Libero. Sotto il cappello “il risiko dello sportello”, il giornale di Feltri arriva a titolare “Le banche piccole funzionano”. Sottotitolo: “Sofferenze coperte, prestiti alla clientela in aumento: fra gli istituti di credito cooperativo ci sono dei veri e propri gioielli”. Cosa è successo in due giorni? Anche in questo caso alla mia Bcc è toccata una piccola menzione (d’onore) parrebbe infatti che la neo Holding Iccrea si ‘lecchi i baffi’ per la nostra adesione. Ne sono orgoglioso, questo racconto mi affascina, ovviamente. Ma non posso non ammettere un contestuale senso di confusione. E immaginarlo anche nei tanti Kublai-clienti, ascoltatori dei due racconti.
Cerco allora conferme. Rovisto nella memoria, e trovo la terza città: la ricerca pubblicata su Banca Finanza nel dicembre scorso. Il mensile non dà semafori, ma stila semplicemente una classifica. Tra 145 banche piccole la mia Bcc è al 9° posto nella Superclassifica Generale (data da patrimonializzazione, redditività e produttività) e al 5° per produttività. Dal gioiellino di prima, eccoci diventare quasi un’eccellenza.
In effetti è così. Perché nel mio viaggio non ci sono racconti bellissimi e luoghi immaginifici. Ci sono persone che hanno affidato i loro risparmi; ci sono famiglie, imprese, desideri e progetti. Qui c’è la vita reale.
Tre città. Non le 55 raccontate all’imperatore dei Tartari dal viaggiatore veneziano. «Anche le città credono d’essere opera della mente o del caso, ma né l’una né l’altro bastano a tener su le loro mura. D’una città non godi le sette o settantasette meraviglie, ma la risposta che dà a una tua domanda», dice Marco Polo al Gran Kahn.
In effetti è così. Perché nel mio viaggio non ci sono racconti bellissimi e luoghi immaginifici. Ci sono persone che hanno affidato i loro risparmi; ci sono famiglie, imprese, desideri e progetti. Qui c’è la vita reale.
E allora, ecco un’ultima città. Prendo il Corriere della Sera. In un recente articolo non stila classifiche e non istituisce semafori. Nell’articolo “Il peso del passato schiaccia le banche” non punta il dito contro nessuno, ma pazientemente dà valori, principi e regole da utilizzare per valutare le banche. Tra rettifiche su crediti, margine di interesse e commissioni nette, sottolinea come l’importante sia comprendere cosa veramente quei numeri significhino. Obiettivo? Conoscere. Perché solo conoscendo ci si può fare un’opinione vera. E con un’opinione ponderata è possibile fare la scelta che riteniamo migliore.
Lo ammetto io ero comunque già sereno, ma so che con l’ultimo racconto saranno sereni anche tutti quelli che lavorano con me. Proprio come dopo una lettura di Calvino.