Strani giorniLa difficoltà di essere del Pd se sei di sinistra

Deve essere difficile essere del Partito democratico, in questi giorni. Difficile, ovviamente, se sei di sinistra e ti reputi tale. Non tanto per adesioni, più o meno formali, alle solite liturgie ...

Deve essere difficile essere del Partito democratico, in questi giorni. Difficile, ovviamente, se sei di sinistra e ti reputi tale. Non tanto per adesioni, più o meno formali, alle solite liturgie dell’appartenenza, quanto per questioni di buon senso. Se non vogliamo scomodare i tanto vituperati valori condivisi, la visione del mondo, il modo di vedere le cose e i grandi ideali, ovviamente. Tutti elementi che con l’arrivo di Renzi ai vertici del partito sono stati messi in crisi da fatti politici che hanno spostato bruscamente a destra il partito, a punto che ormai la svolta conservatrice procede in automatico, senza grandi manovre dall’alto e senza grossi sconquassi dalla base.

Non vorrei tornare su certi argomenti, ma prese di posizione, leggi e atti politici quali il jobs act e la buona scuola – solo per citarne due – sono riusciti a fare in pochi mesi quello che il ventennio berlusconiano non era riuscito a ottenere: l’abolizione dell’articolo 18, la precarizzazione del lavoro, ridurre l’insegnante a una figura a tempo, espenendolo/a agli umori delle famiglie e al potere del dirigente scolastico, ecc. E se tutto questo, da una parte, ha generato alcuni aspetti positivi, come la stabilizzazione dei precari della scuola (che per altro era un atto dovuto), dall’altra ha creato una distanza insanabile tra il vecchio elettorato del centro-sinistra e il Pd di fede renziana. Persino le unioni civili, rivendicate come grande vittoria dell’ex premier, si sono consumate sull’altare di una discriminazione – come ad esempio definire le famiglie Lgbt come non famiglie, ma formazioni sociali specifiche – e si sono istituzionalizzate con il tradimento sulle stepchild adoption. Mentre tutto questo avveniva, Alfano e il suo Ncd gongolavano, insultando il popolo arcobaleno.

Questi fatti smentiscono la narrazione renziana di un centro-sinistra moderno, lasciando intravedere invece una profonda tendenza, dentro il Pd, a inseguire la destra sulle sue battaglie culturali o a subirne l’egemonia nel momento di fare scelte coraggiose e in controtendenza. Altri due elementi che ci possono aiutare a vedere la “svolta” conservatrice di quello che dovrebbe essere il più grande partito riformista e progressista del nostro paese stanno nel decreto Minniti e nella regente legge sulla legittima difesa. Sul primo provvedimento, basterà far notare che ha ottenuto il favore delle nostre destre xenofobe e il no della sinistra parlamentare. E se vogliamo dare una rappresentazione plastica del disastro in cui si sta cacciando il Pd, basterà ricordare che l’altro giorno, alla Stazione Centrale di Milano, a filmare tutto con una certa soddisfazione c’era Matteo Salvini.

Sulla legittima difesa, riporto le parole di Francesco Cancellato: «È più grave ed assurda […] l’idea stessa che un partito appartenente alla famiglia del socialismo europeo, nel tentativo di “togliere alla destra il monopolio sulla sicurezza”, decida di concentrarsi sulla legittimità della difesa privata. Anziché ribadire che l’uso della forza spetta alle forze dell’ordine». Potenziamento della dimensione del privato contro la tutela del bene comune che è, appunto, base ideologica della sinistra. Anche se questo è ricadere sul piano dei valori. Qualcuno intanto fa notare che è grazie al bicameralismo, che la riforma costituzionale voleva spazzar via, se adesso Renzi può dire che questa legge va modificata al Senato. Il destino sa essere beffardo, insomma.

In tutto questo, mi chiedo quali titoli avranno i miei amici e i conoscenti con cui amo parlare di politica quando mi diranno che alle prossime elezioni non potrò non votare Pd se non voglio mandare avanti le destre e i populismi. Perché se non si fosse ancora capito, e qui invito al buon senso, non è imitando quelle forze che si ottengono consensi. Si dà credibilità, semmai, alla loro proposta politica. E quindi l’elettore, tra una brutta copia e l’originale, sceglie sempre quest’ultimo. Mentre il proprio elettorato non riconoscendo più la casa madre (retrocessa, appunto, a orrida imitazione) andrà altrove. Deve essere quindi davvero difficile far parte del Pd in questi giorni, almeno se si è ancora conservato lo spirito critico delle persone avvedute e intellettualmente oneste.

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