Banchiere di provinciaAria viziata. Cui prodest?

Lo so, lo so. Adesso direte che sono quadrato e monotono. Ma non posso proprio esimermi dal tornare a parlare di «Quando sale in cattedra la polvere», come ho titolato un paio di settimane fa. Cre...

Lo so, lo so. Adesso direte che sono quadrato e monotono. Ma non posso proprio esimermi dal tornare a parlare di «Quando sale in cattedra la polvere», come ho titolato un paio di settimane fa.

Credetemi, ci ho provato davvero a frequentare letture più leggere per conciliarmi il sonno, ma nemmeno in quindici giorni sono riuscito a digerire quel rospo, perché la “pancia” del credito cooperativo da allora ha gorgogliato forte. Così, dopo aver divorato decine di pareri e prese di posizione, persino di autorevoli personaggi che conoscono molto bene la cooperazione e la sua essenza più autentica, sono stato costretto a riprendere in mano il report “dei due esimi professori”: Roberto Ruozi, della Bocconi di Milano, di cui è stato anche rettore, e Rinaldo Sassi, dell’Ateneo di Parma. E l’ho dovuto fare anche perché gli “amici” di formiche.net continuano ad utilizzarlo per “dare calci nella sabbia”, nel solco di comunicazioni distorte e strumentali che colpiscono la Cooperazione del Credito.

Sherlock Holmes però mi ha insegnato una cosa: pipa a parte (visto che non fumo), mettere in fila le cose, analizzare i dati e trovare connessioni.

Così, approfondendo la lettura, quella sensazione di fastidio di cui scrivevo è via via accresciuta ed è lievitata in rabbia. Ben ha sintetizzato – con sagacia – Leonardo Becchetti nel suo tweet di commento al mio post: «Siamo alle solite. La “scienza in conflitto di interesse” che ha desertificato l’accesso al credito di PMI (+ del 90% imprese italiane)». Di fatto, nel report c’è aria viziata.

Non sono solito nelle mie sere tranquille a cimentarmi nei gialli. Non mi appassionano i libri polizieschi e neppure le crime story oggi così di moda. Sherlock Holmes però mi ha insegnato una cosa: pipa a parte (visto che non fumo), mettere in fila le cose, analizzare i dati e trovare connessioni.

Si omette proprio di guardare al contesto del sistema bancario che nel suo complesso esce in perdita dal 2011 con la sola eccezione del 2015. Quindi, o si è dei pesci fuori dall’acquario o ci troviamo davanti alla tempesta perfetta su tutti i pesci dell’acquari

Gli accademici ci dicono che la redditività 2015 registra un pesante risultato negativo, ma va? Come se ciò fosse una anomalia rispetto al sistema. Si omette proprio di guardare al contesto del sistema bancario che nel suo complesso esce in perdita dal 2011 con la sola eccezione del 2015. Quindi, o si è dei pesci fuori dall’acquario o ci troviamo davanti alla tempesta perfetta su tutti i pesci dell’acquario. E comunque faccio fatica ad accettare certe “sviste” da degli studiosi.

Ci dicono ancora, e per me questa è l’apoteosi, che “le Bcc hanno dovuto far ricorso in misura più rilevante ai benefici finanziari derivanti dalla politica monetaria della Bce”. Cioè, fatemi capire, le banche locali sono state più performanti giocando nel terreno di gioco prediletto [la finanza] dei top player della categoria??? Ma dai, ma chi ci crede?

Cui prodest?, verrebbe da chiedersi, soprattutto considerando e rileggendo le tante campagne di “quasi delazione” apparse sui media. Come Medea, vorrei capire il disegno che c’è sotto, perché nel mondo dell’economia, e forse di più in quello della finanza, nulla accade mai per caso.

Cui prodest?, verrebbe da chiedersi, soprattutto considerando e rileggendo le tante campagne di “quasi delazione” apparse sui media. Come Medea, vorrei capire il disegno che c’è sotto, perché nel mondo dell’economia, e forse di più in quello della finanza, nulla accade mai per caso.

Scorrendo con la lente d’ingrandimento tanto cara all’investigatore di Baker Street alcuni di questi articoli, mi si crea un link mentale diretto ad una analisi di PWC dove si stimano masse di asset management gestite nel 2020 pari alla cifra monstre di 2.500 miliardi.

Che puntino al cliente medio-piccolo più volte citato in quegli articoli? Elementare Whatson!

PS. Non più tardi di una settimana fa, Il Sole 24 Ore ha fatto un approfondito articolo sul neonato Gruppo Bancario Iccrea nel quale si dice che il CET1 è del 16,8% , ben al di sopra della media delle banche grandi. Ops, ma non è questo l’indicatore che si guarda per verificare la solidità di una Banca?