Ci siamo lasciati con la mollica 14, il 23 maggio scorso, nell’anniversario dell’uccisione di Giovanni Falcone. Quella sera, in diretta su Rai1 da Palermo, sono stati ricordati Falcone e Borsellino. A condurre c’era anche Pif. Egli stesso, prima della diretta, col suo nuovo programma “Caro Marziano” è andato in onda con una puntata sulla memoria, con l’intervista a Giovanni Paparcuri che ha lavorato insieme a Giovanni e Paolo.
Ma veniamo ad oggi, conosci la persona in foto? Se ti dicessi che è il figlio di uno dei più potenti criminali del pianeta? Si chiama Sebastian Marroquin. E prima aveva un nome e cognome quasi identici al padre (ora l’ha cambiato): Juan Pablo Escobar. Esatto, è il figlio di Pablo Emilio Gaviria Escobar. E Le Iene, lo hanno intervistato in un servizio del 31 maggio scorso, chiedendogli la verità su suo padre. Verità che nei film e, soprattutto nell’ultima serie tv a lui dedicata, “Narcos”, non sempre appare fedele alla realtà. Nel servizio egli ha detto: “Non sono contrario al fatto che si raccontino storie su mio padre, sono contrario al glorificare le sue attività criminali. Da quando sono state pubblicate le serie ricevo molti messaggi di ragazzi che minacciano, parlano e vogliono comandare come faceva lui”. Succede anche con Gomorra – La serie. A proposito, a novembre la terza stagione.
Il figlio di Escobar, ha raccontato che Pablo imitava Totò Riina, nonostante non avesse mai preso contatti con la mafia italiana. La Corte di Cassazione ha pubblicato una sentenza sulle condizioni di detenzione di Riina, in carcere da 24 anni, oggi detenuto a Parma. Riina, 86 anni, secondo la sentenza, meriterebbe una “morte dignitosa”. Il suo avvocato ha presentato un’istanza richiedendo almeno i domiciliari. “Da quello che ho letto, Totò Riina è attivo e ancora manda messaggi all’esterno”, lo ha affermato il procuratore di Catanzaro Nicola Gratteri. Se anche Riina volesse imitare Escobar potrebbe costruirsi “La Catedral” di Corleone.
Ancora Riina avrebbe minacciato don Luigi Ciotti, fondatore di Libera, con queste parole: “Questo prete è una stampa e una figura che somiglia a padre Puglisi – diceva il boss di Corleone, intercettato il 14 settembre 2013 – Ciotti, putissimu pure ammazzarlo”. “Quelle minacce di Riina le ho lette sui giornali, ma non ho paura. In quelle intercettazioni, il boss si lamenta della legge sulla confisca dei beni, promossa da Libera, e questa per noi è una grande soddisfazione”, sono state le parole di don Ciotti al tribunale di Milano, nel processo contro Riina.
Morti non proprio dignitose ci sono state a Napoli: otto omicidi in undici giorni. Tutti più o meno affiliati o vicini ai clan della camorra di Napoli e provincia. Come si dice? “Fin quando si ammazzano tra di loro…”. Non funziona proprio così.
Dulcis in fundo, “u Capra”, il boss ndranghetista Giuseppe Giorgi arrestato. Finalmente. Vanno a cercarli ovunque, ma poi stanno sempre a casa loro. “Avete visto che avete preso il mostro?”. Sono state le prime parole del boss uscendo da una botola nella sua abitazione. E dopo 23 anni di latitanza, esce e trova i baciamano dei cittadini di San Luca. Una gang di vegani voleva ammazzarlo, poi ha scoperto il soprannome.