Banchiere di provinciaQuando sale in cattedra la polvere

Ancora una volta sulla breccia, care amiche Bcc. Ma questa volta a portarci non sono gli articoli e gli approfondimenti dei giornali e neppure le stoccatine delle dichiarazioni di uno dei neo costi...

Ancora una volta sulla breccia, care amiche Bcc. Ma questa volta a portarci non sono gli articoli e gli approfondimenti dei giornali e neppure le stoccatine delle dichiarazioni di uno dei neo costituendi gruppi cooperativi, ma le analisi del mondo accademico che decide di occuparsi – bontà sua – di Credito Cooperativo.

A quanto pare la riforma del Credito Cooperativo appassiona. Appassiona me, e questo potrebbe essere anche ovvio visto che è il mio mondo -, ma appassiona anche due illustri professori: Roberto Ruozi dell’Università Bocconi di Milano – di cui è stato anche rettore – e Rinaldo Sassi dell’Università di Parma. Secondo quanto si legge, con la volontà di analizzare la situazione per prevederne gli sviluppi, i due esperti hanno approfondito i risvolti della riforma andando a vedere come sono “messi” i due gruppi candidati al ruolo di Holding.

L’obiettivo è ben altro. Dall’inizio di questo percorso, e da questo non ci si muove, l’obiettivo è stato sempre quello di difendere un modello di credito – la cooperazione -, garantirne la stabilità e lo sviluppo

Ma si parte male. Perché lo scenario da cui prende avvio l’analisi pone come obiettivo del processo di riforma – quindi anche la scelta dell’uno o dell’altro gruppo – lo “scongiurare la probabile chiusura di sportelli derivante dal processo di razionalizzazione”. Potrebbe anche essere verosimile per alcune Bcc (vedi dichiarazioni dell’ex Presidente di ChiantiBanca) . Ma di sicuro non è affatto il nocciolo della questione.

L’obiettivo è ben altro. Dall’inizio di questo percorso, e da questo non ci si muove, l’obiettivo è stato sempre quello di difendere un modello di credito – la cooperazione -, garantirne la stabilità e lo sviluppo. E chi ragiona altrimenti, è fuori dal perimetro della cooperazione e non può essere minimamente preso a modello, men che meno dai relatori del rapporto.

Il mio fastidio accelera sul piano inclinato della mia rabbia quando leggo che nell’analisi dei due emeriti professori i due gruppi in costituzione sono definiti “atipici”. Atipici? In cosa? Rispetto a cosa? Ma basta! Forse che tutto quello che sta al di fuori del pensiero unico e si pone come “altro” rispetto alle banche grandi è diverso? Quasi a dire, non corretto?

“Nel settore del Credito Cooperativo nel triennio 2014/2016 sono stati condotti accertamenti ispettivi sui due terzi dei circa 330 intermediari della categoria, su 60 dell’anno passato. Le situazioni critiche emerse a seguito del processo di revisione prudenziale riguardano anche in questo caso un numero limitato di intermediari…” Visco – Governatore Banca d’Italia

L’analisi chiude sui numeri (finalmente), parlando di patrimoni, e di come sarebbero necessari maggiori fabbisogni miliardari per far “stare in piedi” il progetto cooperativo. Beh, di numeri qualcosa so, e so anche come stanno le altre Bcc [ricevo i report complessivi mensili]. Voglio però affidarmi ad un organo imparziale per la replica; Ha scritto Banca d’Italia nelle Considerazioni Finali del mese scorso:

«Nel settore del Credito Cooperativo nel triennio 2014/2016 sono stati condotti accertamenti ispettivi sui due terzi dei circa 330 intermediari della categoria, su 60 dell’anno passato. Le situazioni critiche emerse a seguito del processo di revisione prudenziale riguardano anche in questo caso un numero limitato di intermediari; per questi sono in corso o in via di completamento interventi volti alla soluzione delle difficoltà, nella prospettiva del loro inserimento nei gruppi che verranno costituiti in seguito alla riforma».

Scusatemi, mi infervoro, primo perché nel Credito Cooperativo lavoro e, come me, ci lavorano migliaia di persone. E con orgoglio tendo a difendere quanto faccio. Secondo, so quanto vale la comunicazione, so quanto sia necessario oggi più che mai valorizzare e calibrare sempre quanto si dice, soprattutto in un ambito in cui l’unico collante che tiene – e che non può mai venir meno – è la fiducia. Mi infervora anche sapere che une delle due persone che hanno fatto l’analisi, siede e occupa posti importanti in società di proprietà di grandi gruppi bancari italiani, cosa diceva Andreotti ?

Scusatemi, mi infervoro, primo perché nel Credito Cooperativo lavoro e, come me, ci lavorano migliaia di persone. E con orgoglio tendo a difendere quanto faccio

Le analisi sono utili, fanno bene e possono aiutare. Non però quelle che arrivano come un calcio nella sabbia. Sollevano solo una nuvola di terra. Leggo e scrivo per piacere e per passione, solitamente la sera. Quindi torno a rilassarmi, e non a respirare polvere.

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