Abbiamo mutuato il titolo di questo blog da un celebre quiz a premi, che va in onda sulle reti Mediaset, in quanto sembra davvero non finire mai il novero di banche/gruppi bancari italiani che sono alla prese con problemi così gravi da comprometterne la stessa esistenza.
Dalla sciagurata risoluzione del novembre 2015 delle quattro “banchette”, la lista si è oramai fatta davvero corposa: si passa da M.P.S. a Veneto Banca, da Cassa di Risparmio di Genova a Banca Popolare di Vicenza, solo per citare le più note.
A questo folto gruppo di banche problematiche, si aggiunge ora (ma non è una novità assoluta in verità!) Unipol Banca del Gruppo Unipol.
Pochi giorni fa, infatti, e più precisamente il 30 giugno scorso, la holding bolognese che controlla tale banca ha emanato un Comunicato Stampa (consultabile qui per esteso) dall’emblematico titolo “Revisione dell’assetto di Gruppo nel comparto assicurativo e nel comparto bancario“.
La notizia è stata abbastanza passata sotto traccia dagli organi di informazione e dalla stampa, tanto che se ne trovano sporadiche tracce in alcuni giornali, ma il fatto è di per sé molto rilevante, in quanto Unipol Gruppo S.p.A. è il secondo gruppo assicurativo nel mercato italiano e il primo nel Ramo Danni, nonché tra i primi dieci in Europa ed è quotato in Borsa fin dal 1990.
Il Gruppo, di cui Unipol Banca fa parte, guidato dal Presidente Pieluigi Stefanini e dall’Amministratore Delegato/Direttore Generale/CEO Carlo Cimbri, conta – tanto per dare alcuni numeri piuttosto significativi – oltre 14.000 dipendenti e serve quasi 15 milioni di clienti, grazie alla più grande rete di agenzie italiana.
La riorganizzazione di un tale Gruppo dovrebbe essere, quindi, materia da prima pagina di tutti gli organi di informazione, mentre, stranamente (forse perché trattasi di Gruppo molto “vicino” ad una certa parte politica?!?), il tutto è stato abbastanza passato sotto silenzio.
Vediamo, perciò, insieme il perché tale Comunicato Stampa ci dovrebbe interessare (e molto!), andando a commentare alcuni passi interessanti di tale documento.
Dice testualmente il Gruppo bolognese:
Il Consiglio di Amministrazione di Unipol Gruppo S.p.A. (“Unipol”) – riunitosi in data 29 giugno 2017, sotto la presidenza di Pierluigi Stefanini – ha approvato un progetto che mira alla definitiva razionalizzazione del comparto assicurativo del Gruppo Unipol (il “Progetto”), attraverso la cessione ad UnipolSai Assicurazioni S.p.A. (“UnipolSai”) delle seguenti partecipazioni detenute da Unipol in:
a) Unisalute S.p.A. (“Unisalute”), compagnia di assicurazione specializzata nel comparto sanitario (prima assicurazione in Italia per numero di clienti gestiti), pari al 98,53% del capitale sociale, per un corrispettivo di Euro 715 milioni;
b) Compagnia Assicuratrice Linear S.p.A. (“Linear”), compagnia di assicurazione specializzata nella vendita diretta di prodotti del comparto danni, in particolare Auto, pari all’intero capitale sociale, per un corrispettivo di Euro 160 milioni,
(di seguito, le “Cessioni”).
(…)
Il Progetto mira ad aggregare l’intero business assicurativo riferibile al Gruppo Unipol sotto il controllo di UnipolSai, con numerosi benefici in termini di coerenza ed efficacia nel governo degli indirizzi e nel coordinamento, organizzativo e operativo, dell’intera attività assicurativa.
(…)
I corrispettivi delle Cessioni sono stati determinati all’interno di range di valori individuati con il supporto di Mediobanca – Banca di Credito Finanziario S.p.A. e JP Morgan Limited, in qualità di advisor finanziari, rispettivamente per Unipol e UnipolSai, applicando metodologie di stima normalmente utilizzate secondo la migliore prassi valutativa italiana ed internazionale.
Aldilà di considerazioni tecniche, che qui poco interessano, sui “soliti nomi” degli advisors finanziari dell’intera operazione e sulla loro affidabilità, quello che qui preme sottolineare è che in buona sostanza vengono cedute, per vari motivi, due compagnie assicurative da Unipol Gruppo S.p.A. a UnipolSai Assicurazioni S.p.a., controllata dallo stesso Unipol Gruppo S.p.A.:
a che gioco si sta giocando, quindi?!? Sembra un semplice “cambio di casacca” fra due squadre dello stesso proprietario. Dove sta il reale intento di tale operazione finanziaria e, eventualmente, la relativa fregatura per i risparmiatori?!?
Il “mistero” è spiegato alla successiva pagina 3 del Comunicato Stampa in commento, nella quale si capisce finalmente qual’é il vero motivo di tale riassetto:
mascherare o, addirittura, coprire la situazione a dir poco grave di Unipol Banca.
Si legge, infatti, testualmente nel documento che:
Il Consiglio di Amministrazione di Unipol, nella sua qualità di capogruppo dell’omonimo Gruppo bancario, ha altresì approvato le linee guida di un piano di ristrutturazione del comparto bancario (il “Piano”), che prevede il trasferimento mediante scissione in favore di una società di nuova costituzione (la “Newco”) partecipata dagli attuali soci di Unipol Banca S.p.A. (anche la “Banca” o “Unipol Banca”), con modalità tecniche in corso di definizione, di un compendio aziendale comprensivo di un portafoglio crediti in sofferenza della Banca per un ammontare di circa 3 miliardi di euro, previo (i) adeguamento del valore degli stessi , secondo le condizioni attualmente prevalenti sul mercato in operazioni di dismissione (valore, al momento, stimabile in circa 20 centesimi), e (ii) rafforzamento del tasso medio di copertura delle inadempienze probabili, che rimarranno all’interno di Unipol Banca, ai migliori livelli del sistema bancario, al momento stimabile pari a circa il 40%.
Nel Piano verranno coinvolte anche le altre società del Gruppo interessate alla sua realizzazione, Unipol Banca e UnipolSai, per le valutazioni e determinazioni di loro competenza. Verranno inoltre portati avanti, con il supporto di advisor all’uopo incaricati, gli approfondimenti e le analisi funzionali, tra l’altro, a definire le modalità tecniche di realizzazione del Piano stesso. Gli esiti di tali analisi e valutazioni saranno sottoposti all’esame dei competenti organi deliberanti delle società coinvolte entro la data di approvazione della semestrale al 30 giugno 2017. L’obiettivo di Unipol è quello di dare esecuzione all’intero progetto entro il primo trimestre del 2018.
Il Piano prevede la separazione delle sofferenze della Banca in una realtà distinta e specializzata nel recupero di tali posizioni al fine di:
1) consentire a Unipol Banca di concentrarsi sulla propria attività caratteristica, con una situazione patrimoniale solida e un ridotto profilo di rischio; condizioni necessarie a garantire un potenziale di crescita della redditività a beneficio di tutti gli stakeholder;
2) portare gli indicatori di rischiosità (NPL ratio) di Unipol Banca su livelli di eccellenza nel panorama del sistema bancario nazionale (ratio lordo e netto post separazione al momento stimabile, rispettivamente, pari a circa il 10% e a circa il 7%, senza sofferenze);
3) efficientare il processo di gestione, massimizzandone il ritorno economico, delle posizioni creditizie oggetto del trasferimento da Unipol Banca alla Newco, mantenendo all’interno del Gruppo Unipol il valore legato alla futura valorizzazione delle stesse;
4) facilitare così il perseguimento di ogni possibile opzione strategica che si dovesse presentare nel quadro del processo di razionalizzazione e concentrazione del sistema bancario italiano.
La stima preliminare degli impatti complessivi delle operazioni richiamate nel presente comunicato comporterebbe, alla data del 31 dicembre 2017, sulla base delle informazioni attualmente disponibili, un presumibile effetto negativo sul risultato consolidato di Unipol pari a circa 780 milioni di euro, che sul piano del risultato civilistico verrebbero a compensarsi con le plusvalenze derivanti dalla cessione di Linear e Unisalute, lasciando sostanzialmente inalterate le prospettive reddituali di Unipol per il corrente esercizio.
Per quanto concerne i potenziali effetti sui ratios patrimoniali delle predette operazioni, al momento si stima una riduzione di circa 10 punti percentuali sul Solvency II ratio consolidato e di circa l’1% in termini di CET1 Capital ratio del Gruppo Bancario.
Ecco, quindi, smascherato il “giochino” (nella parte evidenziata con la sottolineatura) che, aldilà dei tecnicismi, è tenuto insieme da un meccanismo semplicissimo:
io, soggetto A, cedo ad un valore, da me determinato arbitrariamente, due beni (oggetto 1 e oggetto 2), ad un soggetto B, che sono praticamente sempre io, e con il “dichiarato” utile (plusvalenza da me determinata) di questa vendita, ripiano il “buco” di un terzo soggetto C, da me controllato.
Detto un po’ più tecnicamente, ma non troppo per non complicare cose che di per sé sono piuttosto semplici:
Unipol Banca, se volesse scorporare i suoi crediti deteriorati, cedendoli ad un terzo soggetto, avrebbe necessità di una fortissima ricapitalizzazione o, altrimenti, salterebbe, alla stregua delle banche “risolte” o delle banche venete.
L’unica soluzione plausibile, quindi, è la soluzione “interna” (al Gruppo), creando una bad bank, gestita in buona sostanza dalla controllante del Gruppo, in cui riversare gli ingenti crediti deteriorati di Unipol Banca (3 miliardi di euro circa) in grave crisi ed utilizzando le “plusvalenze”, “realizzate” dalla cessione delle due compagnie assicurative, per coprire il “rosso” di 700 milioni di euro e la conseguente, necessaria e forte ricapitalizzazione.
E come giustifica il Gruppo Unipol tutto questo grande “cambiamento per nulla cambiare”? Le motivazioni date nel Comunicato Stampa sono degne di brevi chiose e le considereremo una ad una:
1° motivo] Consentire a Unipol Banca di concentrarsi sulla propria attività caratteristica, con una situazione patrimoniale solida e un ridotto profilo di rischio:
► Ne consegue che ad oggi la Banca non si concentra sulla propria gestione caratteristica (ed i risultati ne sono una prova lampante): e di cosa si occupa quindi?!?
2° motivo] Portare gli indicatori di rischiosità (NPL ratio) di Unipol Banca su livelli di eccellenza nel panorama del sistema bancario nazionale:
► Ancora una volta ne consegue che gli attuali indicatori di rischiosità della Banca sono tutto tranne che eccellenti, per usare un eufemismo! E quali sono le ragioni di tale crisi?!?
3° motivo] Efficientare il processo di gestione, massimizzandone il ritorno economico, delle posizioni creditizie oggetto del trasferimento da Unipol Banca alla Newco, mantenendo all’interno del Gruppo Unipol il valore legato alla futura valorizzazione delle stesse:
► Aldilà dello stomachevolissimo “efficientare” (!!!), ci sarebbe da chiedersi se, considerando come sono stati “curati” i crediti deteriorati all’interno della Banca, mantenere all’interno del Gruppo Unipol la “valorizzazione” di tali crediti deteriorati sia la mossa vincente: historia magistra vitae?!?
4° motivo] Facilitare così il perseguimento di ogni possibile opzione strategica che si dovesse presentare nel quadro del processo di razionalizzazione e concentrazione del sistema bancario italiano:
► Nessun acquirente vorrebbe la Banca in queste condizioni, così essa viene fittiziamente “ripulita” per poterla meglio “vendere” sul mercato: alla fin fine questo sembra il solo scopo plausibile dell’intera operazione.
Se i grandi managers bancari sono questi, comprendiamo perfettamente il motto ciceroniano ancora molto attuale:
mala tempora currunt, sed peiora parantur!
(traduzione libera: stiamo attraversando tempi duri, ma il peggio deve ancora arrivare!)
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