Non siamo diventati ciechi, secondo me lo siamo sempre stati.
Orbi che vedono, ma che pur vedendo non guardano realmente quello c’è da vedere.
Ci raccontiamo la storia della crisi e come degli untori la diffondiamo ad arte come una pandemia.
Tutti la devono temere, così possiamo giustificare meglio i nostri fallimenti e nascondere le vere cause dei problemi.
Ci fa comodo credere che qualsiasi situazione spiacevole che viviamo dipenda da una singola “cosa” esogena, indipendente da noi.
Se non ci fosse la crisi…se non ci fosse l’euro…se mettessero i dazi ai prodotti cinesi…se avessi i capelli…tutto cambierebbe e sarebbe perfetto!
Purtroppo non è così.
Ci auto-convinciamo che se quella singola “cosa” non ci fosse, miracolosamente tutti i nostri problemi svanirebbero nel nulla.
E così che la crisi diventa la scusa perfetta da raccontarci, che fa comodo a (quasi) tutti.
La crisi, de facto, ti sta fornendo l’alibi perfetto per non assumerti la responsabilità dei risultati che non stai ottenendo con il tuo business.
…Non è colpa mia, c’è la crisi!
Ed ecco confezionato il sistema infallibile per esternalizzare i problemi e non trovare mai una soluzione.
Ma la vera crisi è proprio nella mancanza di soluzioni!
É proprio vero che diventiamo ciechi davanti ai nostri errori…
Continua a leggere perché questo è di sicuro l’articolo per ipovedenti più chiaro che puoi leggere oggi per capire definitivamente come renderti repellente alle cazzate sulla crisi e uscirne definitivamente contando solamente sulle tue forze.
D’altronde si sa, nel paese dei ciechi l’uomo con un occhio solo è re!
Quello che sta realmente mettendo in ginocchio decine di migliaia di business in Italia non è quella nebulosa astratta chiamata crisi ma sono questi subdoli e silenziosi killer.
The Silent Tsunami
In tutti i settori, c’è un trend importante e irreversibile di disintermediazione.
Pensa ad esempio a cosa sta succedendo nel settore dei viaggi tra BOOKING e AIRBNB.
Ogni anno in Italia chiudono migliaia di agenzie di viaggio e immobiliari.
Indipendentemente dal settore in cui lavori, se il prezzo del tuo prodotto/servizio è maggiore del valore percepito dai clienti, le parti in campo cercheranno sempre il modo di tagliarti fuori e disintermediarti.
Se sei un intermediario, hai solo 2 opzioni:
- ti tiri su le maniche e aumenti il valore percepito dai tuoi clienti,
- continui ad abbassare i prezzi allungando l’agonia finché non chiuderai.
Tertium non datur.
La “commoditizzazione” è l’altro impercettibile sicario delle nostre imprese.
Prodotti e servizi sempre più uguali, indifferenziati, senz’anima, creati da aziende che io chiamo replicanti, creature artificiali, prodotti clone e senza un’identità propria ti condannano a morte certa.
Se vendi commodity, oggi fai sempre più fatica a vendere perché finisci inevitabilmente nella guerra dei prezzi ma domani chiuderai.
Il punto non è se chiuderai, ma quando!
Va da sé che se sei un intermediario di commodity, hai scelto la fastlane per il fallimento.
Prima queste verità te le metti via, prima hai una possibilità di trovare una soluzione.
Le commodity oggi si vendono su AMAZON, su ALIBABA, su EBAY, ecc.
Prodotti standardizzati hanno bisogno di economie di scala e questa oggi non è più la vasca in cui può nuotare un pesce piccolo come te.
Questo è terreno di caccia per grossi predatori, che prosperano grazie alla dimensione e alla concentrazione del mercato.
Queste conglomerate crescono sempre di più per acquisizioni continue, guarda alla recente acquisizione di AMAZON della catena di supermercati WHOLE FOODS per 13,7 Miliardi di $.
Non c’è più spazio per te nel business delle commodity. Esci finchè sei in tempo.
Anche se ancora non percepisci la gravità del problema, non puoi pensare di essere esente dalla digital transformation e salvarti, sperando che permangano anche in futuro le stesse inefficienze del sistema che oggi ti permettono ancora di mettere insieme il pranzo e la cena.
Il dado è tratto e a volte solo uscendo di scena in tempo, puoi capire che ruolo avevi in quel mercato e che spazio potresti occupare in un nuovo scenario.
Rifletti seriamente su come puoi creare valore per i tuoi clienti e ridisegna il tuo modello di business, agisci in fretta con determinazione.
Non voltarti, avanza veloce, sei piccolo, non puoi battere i grossi vendendo gli stessi prodotti.
Hai solo 2 carte che ti puoi giocare:
- l’unicità,
- la velocità nell’implementazione.
Scambia il tuo valore con il mercato, offri soluzioni, produci risultati e vedrai come diceva Tito Livio:
nulla corre più veloce della fama.
Aziende come GOOGLE, APPLE, FACEBOOK, AMAZON, capitalizzano in Borsa più del PIL italiano e stanno facendo di tutto per migliorare i loro processi e arrivare dappertutto.
Non far l’errore di credere di avere ancora molto tempo.
La velocità dei cambiamenti è il vero fattore disruptive di tutto questo contesto.
Ti assicuro che oggi non è più il momento per essere attendisti, non puoi più aspettare e reagire al cambiamento, devi essere proattivo, devi assumerti subito la responsabilità ed essere protagonista del cambiamento.
I problemi che affrontiamo oggi sono solo i nodi che sono venuti al pettine dopo anni in cui c’era spazio per tutti.
Per la prima volta le nostre aziende e i nostri imprenditori si trovano nudi di fronte a un mondo globalizzato che non conoscono.
Non abbiamo più la possibilità di svalutare la moneta per rilanciare l’economia artificialmente, non abbiamo più barriere all’ingresso da erigere a piacimento e così la nostra incapacità manageriale emerge in tutta la sua fragilità.
Siamo bravi a creare manufatti eccellenti ma non sappiamo come venderli e in questa nuova arena competitiva solo se sai fare marketing puoi monetizzare le tue “straordinarie capacità”. Altrimenti nessuno saprà che esisti.
Le aziende italiane non solo non sono capaci a fare marketing ma non ne capiscono nemmeno l’utilità.
Aspettano che passi la crisi…
Non riescono ad acquisire nuovi clienti perché fino a ieri non gli era mai servito imparare a farlo.
Ho un buon prodotto sicuramente tutti i clienti lo vorranno…
Il nostro ecosistema era autosufficiente, c’era abbastanza spazio per tutti per fare business.
Oggi che il gioco si è fatto duro, si vedono le pecche di questo sistema fallato.
Quando il marketing diventa l’asset principale per far crescere e prosperare le aziende, non puoi più competere la fuori pensando che ti basti avere una bella brochure o un sito web istituzionale per sopravvivere al futuro.
Le aziende non riescono più a generare profitti e senza margini non si può più fare marketing.
Ma non fanno marketing perchè non hanno abbastanza soldi o non fanno soldi perchè non fanno marketing ?
Senza fare marketing non riusciranno mai ad ottenere un premium price e si livelleranno verso il basso giocando alla roulette russa dei prezzo al ribasso.
Le piccole medie imprese non sanno comunicare al mondo il valore aggiunto che producono, non conoscono il mercato in cui operano, non sanno nemmeno perché i clienti decidono di comprare da loro anziché dai loro concorrenti.
Pensavi che la scuola fosse finita ? Beh non è così!
Ti tocca rimetterti a studiare, devi analizzare i tuoi concorrenti, i clienti, gli spazi sempre più stretti in cui provare ad entrare e conquistarti la tua nicchia.
Riparti da qui, dal marketing.
Se vuoi ottenere un risultato diverso, devi essere disposto a cambiare qualcosa in quello che fai perché, come diceva Einstein:
non puoi risolvere un problema con lo stesso tipo di pensiero che hai usato per crearlo.
Noi tutti, vedenti e non vedenti, non possiamo più giocare a nascondino, siamo chiamati a dare il nostro contributo ed ad assumerci la responsabilità per il valore che creiamo ogni giorno.
Adesso basta farsi seghe mentali, non hai più scuse. Continuare a parlare di crisi é solo un modo per nasconderti ancora quando la fuori il mondo ha dannatamente bisogno di te.
Dacci dentro!
Giovanni Zanier