Pop cornFabrizio Bosso in una notte di quasi autunno

E’ un giovedì di settembre dal sapore di inizio autunno, con fuori il vento della sera già più freddo che si fa sentire sulle mani. L’appuntamento è al Jazz Club di Potenza con Giovanni Scasciamacc...

E’ un giovedì di settembre dal sapore di inizio autunno, con fuori il vento della sera già più freddo che si fa sentire sulle mani. L’appuntamento è al Jazz Club di Potenza con Giovanni Scasciamacchia (batteria) in versione trio “My Land” con Alfonso Deidda (piano), Aldo Vigorito (contrabasso) ed uno special guest: Fabrizio Bosso. Gli spazi del Circolo culturale Gocce d’AutoreJazz club Potenza”, accolgono come in un abbraccio il pubblico e gli artisti, creando così un’atmosfera intima e molto suggestiva. Sembra di stare, per una notte sola, nei locali dell’Upper West Side ai confini di Harlem, in uno di quelli fumosi di Times Square, o al New Morning di Parigi

Spente le luci, il trio e Bosso iniziano la loro performance davanti ad un pubblico attento e subito rapito dalla magia delle note che si rincorrono veloci, spinte dal fiato del trombettista torinese. Te ne accorgi subito quando un normale giovedì di settembre inizia a prendere un’altra forma, a darti qualcosa in più di un semplice anticipo di weekend, ed è esattamente quello che avviene appena la tromba di Bosso inizia a dialogare intensamente con contrabbasso e piano, mentre la batteria è lì a dettare i tempi del tip tap delle nostre mani e dei piedi. Ritorno al tema iniziale, sinuoso, affascinante e sensuale, applausi finali convinti e compiacenti. La piccola platea del Jazz Club è già sua, al primo pezzo.

E si riparte, le spazzole accarezzano il rullante, le dita pizzicano piano il contrabbasso, il pianista fa danzare leggere le sue mani sui tasti bianchi e neri. Bosso, in gilet e maglietta bianca, ritorna a soffiare nella sua tromba ed è un orgasmo di note e sentimenti, di pelle che non riesce a nascondere le emozioni. Chet Baker, Dizzy Gillespie, Miles Davis e Lee Morgan si sono dati appuntamento qui, in questo club di provincia, con altri pochi fortunati, per sentire e vivere una notte di musica di libertà. Come nel romanzo di Sartre “La nausea”, si compie quindi il miracolo della sospensione dei dolori e del tempo:

“…la maniera improvvisa con cui si getta avanti come una scogliera contro il mare. Per ora suona soltanto il jazz, non v’è melodia, solo note, una miriade di piccole scosse. Non hanno sosta, un ordine inflessibile le fa nascere e le distrugge, senza mai lasciar loro l’agio di riprendersi, di esistere per se stesse. Corrono, s’inseguono, passando mi colpiscono con un urto secco, e s’annullano. Mi piacerebbe trattenerle, ma so che se arrivassi ad afferrarne una, tra le dita non resterebbe che un suono volgare e languido. Comincio a riscaldarmi, a sentirmi felice. Non è ancor nulla di straordinario, è una piccola felicità di Nausea: si estende sul fondo della pozza vischiosa, sul fondo del nostro tempo – il tempo delle bretelle color malva e delle panche sfondate – è fatto d’istanti larghi e molli, che ai margini s’allargano in una macchia oleosa. “

Bosso è anima Jazz, pura, piena della nobile arte che ancora incanta e stupisce. Il suo talento immenso è un dono che il dio della musica destina a pochi al mondo, ma che appartiene a tutti quelli dotati di anima e non solo di sangue. Bosso spinge la sua anima in quella tromba, lo strumento attraverso il quale la bellezza ha deciso di manifestarsi dinnanzi agli occhi mortali che lo osservano, lo ammirano, sperando di coglierne i segreti e le smorfie. The shadow of your smile è stesa come un balsamo caldo sulla notte fredda di questo inizio autunno. Tutto il resto, adesso, può restare dov’è, fuori dal Jazz Club dove non c’è posto per nessun’altra cosa che sia solamente una cosa. Bosso fa vibrare l’ottone tra le sue mani, così come vibrano i desideri di chi sa che questa notte una magia si è compiuta.

E nessuna voglia di andare via “tanto è forte la necessita di questa musica che nulla può interromperla, nulla che provenga da questo tempo dove il mondo s’è arenato”. (Jean-Paul Sartre, “la Nausea”).

(Guarda Foto e Video)

Le newsletter de Linkiesta

X

Un altro formidabile modo di approfondire l’attualità politica, economica, culturale italiana e internazionale.

Iscriviti alle newsletter