Venerdì scorso in una scuola di Roma un ragazzino di 13 anni ha deciso volontariamente di farla finita e di togliersi la vita. Una tragedia immane che però merita qualche riflessione. Le mie figlie frequentano quell’istituto e purtroppo conosco perfettamente la dinamica dei fatti. Una dinamica che è stata violentata dall’informazione: nessuna agenzia, nessun sito ha riportato, specie all’inizio, correttamente quanto avvenuto. Una sola testata ha rispettato nel testo e nel titolo la verità: il Corriere on line. Per il resto un panorama desolante di pressapochismo e superficialità, che vista la drammaticità della situazione sono ingiustificabili. Pur mettendomi nei panni dei colleghi, mi sono domandato e mi domando: a quale livello di (im)preparazione e (in)competenza siamo arrivati? Perché sparare a tutta pagina notizie false? Perché sacrificare così miseramente l’andamento degli eventi per qualche contatto in più? No, non ci sto: questo non è il mio giornalismo. Amo la vis polemica ma basata sulla realtà, altrimenti si perdono i termini di riferimento della vita di tutti i giorni. Resto convinto che due più due fa sempre quattro, e che questo dobbiamo raccontare, dividendoci poi nei giudizi e nei commenti ma il risultato è 4. Ineluttabilmente. Quella famiglia, quella scuola, quella comunità meritano il silenzio e il tempo necessario per metabolizzare il lutto, in una parola il rispetto, anche da parte dell’informazione. Noi giornalisti dobbiamo essere all’altezza del compito: con dignità. Cosa che negli ultimi tempi ahimè, non avviene.
23 Ottobre 2017