Il mondialismo calcistico è quella cosa magnifica che ha messo sulla stessa linea di centrocampo uomini come Kross, Modric e Bale. E’ quella che ha permesso a Messi di dialogare (verbo poco metaforico qui: certe giocate “parlano” davvero) con Suarez e Neymar. E’ quella che ha portato un olandese, Snejder, a “servire” un camerunense immenso come Eto’o e un argentino infallibile come Milito. Ha permesso che un uomo dalla pelle nera come Edgar Davids potesse affiancarsi a un biondo fenomenale come Pavel Nedved. Ha unito, dieci anni fa, tre geni assoluti come Pirlo, Kaka e Seedorf.
E allora, dopo le analisi sulla Nazionale (un secondo posto dopo la Spagna, non proprio la Ternana di Pochesci) e una doppia sfida con sconfitta (nulla di impossibile, per l’Inter una consuetudine: Malmoe, Boavista, Lugano, Shalke, Hapoel) tutti a chiedere il calcio italiano, maschio, virile, patriottico, senza stranieri.
Ma se, in nome di un riscoperto patriottismo (in qualche caso razzismo), di un po’ di etica machista e di una sconfitta in due gare (vedasi l’Inter ma non solo) volete opporvi alla magnificenza di uno spettacolo mondiale che unisca i grandi, i Galattici del pianeta… se avete scambiato i valori dello sport con quelli delle caserme, c’è un magnifico Campionato di Serie B o anche di Lega Pro per godervi lo spettacolo di italiani “con le palle” che corrono e se le danno di santa ragione.
Lo spettacolo calcio, se grande deve essere, deve essere GLOBALE.