Tra Italia e CorsicaGilles Simeoni: chi e perché ha vinto le elezioni in Corsica

Ieri la coalizione autonomista e indipendentista “Pe’ a Corsica” di Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni ha stravinto il secondo turno delle elezioni territoriali in Corsica con il 56,5 per cento dei...

Ieri la coalizione autonomista e indipendentista “Pe’ a Corsica” di Gilles Simeoni e Jean-Guy Talamoni ha stravinto il secondo turno delle elezioni territoriali in Corsica con il 56,5 per cento dei voti. Le altre tre liste che avevano superato il primo turno hanno raccolto molto poco: a Jean-Martin Mondoloni (la destra isolana) il 18,29 per cento, a La République en Marche – il partito del presidente francese Macron, guidato da Jean-Charles Orsucci – il 12,67, e a Les Républicains di Valérie Bozzi appena il 12,57. Quasi un corso su due non ha votato: il 47,5%.

È bastato poco al presidente della regione, Gilles Simeoni, data l’articolazione della popolazione in piccoli e piccolissimi comuni, per annunciare la sua vittoria. Ma chi è Simeoni, il protagonista della vittoria nazionalista? Gilles è figlio e nipote dei protagonisti dei fatti di Aleria che, per essere compresi, richiedono un passo indietro. Dal 15 maggio 1768 – anno della sua cessione dalla repubblica di Genova alla Francia – la Corsica non è più tecnicamente un territorio italiano. È però autenticamente italiana per lingua, costumi e tradizioni. Il tempo e la memoria corta che caratterizzano il Belpaese hanno nel tempo allentato i rapporti tra italiani e corsi, al punto che addirittura la gente non ha chiaro fino in fondo se sia francese, italiana o autonoma.

La figura centrale della storia corsa è Pasquale Paoli, che gli abitanti dell’isola conoscono come «u babbu di a Patria». Paoli è una figura straordinaria che insegue una vita indipendente per la Corsica e che la riesce a ottenere per un paio d’anni, celebrati con una delle prime e più avanzate Costituzioni del mondo.

L’esperienza eroica di Paoli e delle truppe paoline viene stroncata e sconfitta dalle truppe francesi e Parigi inizia un processo di assimilazione forzata e violenta alla cultura francese che, nei fatti, non otterrà mai il risultato sperato.

Nel frattempo, le condizioni sociali sull’isola peggiorano. Nel 1914 la Corsica è in condizioni miserevoli e sovrappopolata rispetto alle sue risorse e, a causa della necessità di soldati per la prima guerra mondiale appena scoppiata, una legge speciale invia al fronte i padri di famiglia corsi con anche più di 3 figli, cosa alla quale «tutti gli altri francesi» erano esentati. Vengono mobilitati 40 mila uomini di cui ne muoiono dai 12 ai 15 mila.

Anche in reazione a ciò nel 1923 cresce un progetto nazionalista “irredentista” con la creazione del PCA (Partitu Corsu d’Azione), che nel 1926 sarebbe diventato Partitu Corsu Autonomista e si avvicina all’Italia di Mussolini.

Durante la seconda guerra mondiale, la Corsica è parte della cosiddetta Francia Libera governata dal generale Pétain ma nel 1942 Mussolini invade l’isola dopo lo sbarco alleato in Nord Africa.

Ben 80 mila soldati italiani sono dispiegati per una popolazione di 220 mila abitanti. La Resistenza si sviluppa dopo l’armistizio dell’8 settembre 1943 e i corsi si sollevano contro i nazi-fascisti soprattutto con l’aiuto delle truppe italiane, rimaste fedeli al re, così che la Corsica è il primo dipartimento francese a essere liberato alla fine del 1944 e il solo territorio europeo liberato dalle truppe italiane.

Dopo la fine della guerra, la Francia perde gran parte delle colonie, e il suo esercito e la sua amministrazione non sono più in grado di offrire ai corsi le attrattive di un tempo. Molti di essi ritornano così sull’isola. Dal 1957, soprattutto dopo la guerra d’Algeria, il governo lancia per la regione una politica di sviluppo agricolo, creando la SOMIVAC (Società per lo sviluppo della Corsica) e la SETCO per lo sviluppo del turismo. Molti Corsi che si erano stabiliti in Algeria, alcuni dei quali avevano appoggiato i golpisti di Algeri e si erano uniti all’OAS (Organizzazione dell’esercito segreto contro la partenza di Francia dall’Algeria), si installano insieme ad altri francesi esuli d’Algeria (i cosiddetti Pieds noirs, «Piedi neri»), principalmente sulle pianure orientali dell’isola, dove ricevono sussidi straordinari per impegnarsi in agricoltura e in viticoltura.

Vaste opere di irrigazione e di bonifica, lo stoccaggio di acqua in montagna per favorire la produzione di energia elettrica, fanno di questo territorio di rovi e di acque stagnanti una pianura agricola di 43 mila ettari di terreno coltivabile che forniscono il 70% dei vini corsi, l’80% della produzione di frutta e l’85% degli agrumi, con una produzione di clementine che è la più importante di Francia. Il terreno viene diviso in lotti e venduto appunto agli agricoltori rimpatriati che beneficiano così, come detto, di aiuti economici consistenti.

Questa assistenza tuttavia viene fatta a scapito della popolazione locale che non beneficia delle sovvenzioni. Il sostegno del governo per gli investimenti, l’uso del lavoranti sottopagati del Nord Africa, la corruzione, il lassismo fiscale e sociale, contribuiscono enormemente al successo di queste aziende. È proprio in questo periodo, tra la fine degli anni ’60 e l’inizio degli anni ’70, che il movimento nazionalista moderno prende il volo.

I primi segni di un rinnovato interesse per questa materia risalgono ai primi anni ‘60 tra gli studenti corsi a Parigi, con il riconoscimento della cultura corsa e la lotta contro il cosiddetto clanismu (così viene chiamata, in Corsica, la presenza perdurata al potere delle stesse famiglie).

Nel 1964-1965 hanno luogo i primi sporadici attacchi contro i luoghi finanziati dalla SOMIVAC, accusata di sostenere le politiche dello Stato preferenziali verso i rimpatriati dall’Algeria. I fratelli Max e Edmond Simeoni, zio e padre di Gilles, creano il CRA (Azione Regionale della Corsica) e moltiplicano gli slogan e le scritte antifrancesi e anti Piedi neri.

L’effetto è insomma lo scontro tra molti corsi che avevano rinunciato a emigrare per mancanza di opportunità, i Piedi Neri e altri non-corsi che controllavano fino all’80% delle aziende.

Il 21 agosto 1975 si ha il primo evento spettacolare quando Edmond Simeoni (CRA), con una ventina di altri militanti, occupa lo stabilimento di un agricoltore Pied noir, beneficiario di un particolare prestito di Stato esorbitante, per sospetto di frode. Ben 1200 gendarmi e CRS, trasportati da elicotteri e accompagnati da veicoli corazzati, saranno utilizzate per l’assalto che farà due morti tra le forze di sicurezza e un ferito grave tra gli attivisti regionali. Seguono anni bui di terrorismo, morti e alterne fortune per i nazionalisti fino a che il fiume carsico dell’autonomismo non riemerge grazie alla figura carismatica di Gilles Simeoni, giovane, di bella presenza, simpatico, brillante, straordinario oratore e capace di interpretare una nuova “Primavera corsa”.

In Corsica, è bene saperlo, si sono tenute elezioni anticipate: dal primo gennaio del nuovo anno entrerà operativa una riorganizzazione territoriale della Corsica: la nuova «Assemblea della Collettività» – che sarà formata da 63 rappresentanti – sostituirà i due dipartimenti (nelle targhe automobilistiche 2A per il dipartimento di Ajaccio e 2B per quello di Bastia) in cui è stata finora divisa l’isola. Gilles Simeoni diventerà il primo presidente di questa nuova Collettività. Il nuovo presidente ha 50 anni e ha studiato diritto. Gilles Simeoni diviene celebre per aver difeso in tribunale l’indipendentista corso militante Yvan Colonna, condannato all’ergastolo perché accusato di essere l’autore dell’omicidio del Prefetto Claude Érignac, il 6 febbraio 1998, ad Ajaccio. Nel 2014 Gilles Simeoni è stato poi eletto sindaco di Bastia e ha contribuito ai successi elettorali della coalizione nazionalista dei successivi due anni.

La coalizione di Gilles Simeoni e di Jean-Guy Talamoni, presidente uscente dell’assemblea e probabile riconfermato, si è costituita sulla base delle idee comuni a entrambi i partiti: non chiede l’indipendenza della Corsica ma innanzitutto maggiore autonomia. Insomma, anni luce dalle stravaganze potenzialmente pericolose della Catalogna.

Ora però inizia la stagione difficile per il nazionalismo corso. Dopo il trionfo ottenuto anche alle elezioni per il parlamento francese, è il momento di passare dalle promesse ai risultati. Non solo e non tanto le questioni di bandiera – l’amnistia per i prigionieri politici, l’ufficialità della lingua corsa e limitazioni forti per le operazioni immobiliari – quanto il generale miglioramento delle condizioni socio economiche degli abitanti dell’isola e il superamento di un isolazionismo che passa per un potenziamento della rete di trasporti. L’isola si è dotata di una nuova compagnia, «Corsica Linea», che potenzia i collegamenti con la Francia ma non con l’Italia, unita all’isola tutto l’anno solo da Corsica Ferries e per nove mesi all’anno anche da Moby Lines. I porti italiani collegati con l’isola sono solo Savona, Genova e Livorno. Sono trascorsi da almeno dieci anni, ad esempio, dalla soppressione della tratta Civitavecchia-Porto Vecchio e non esistono voli diretti low cost che portino da Milano e Roma a Bastia o Ajaccio. Qualcosa di incredibile se si pensa alla facilità di raggiungere tutte le altre più attrattive mete turistiche balneari del Mediterraneo.

Se il problema dell’indipendenza non è all’ordine del giorno, scrive il quotidiano francese Le Monde, la coalizione nazionalista spera di averla vinta subito su alcune questioni fondamentali: l’amnistia per i «prigionieri politici», l’ufficialità della lingua corsa e il riconoscimento dello status di residente corso per opporsi alla compravendita di terreni sull’isola ed evitare speculazioni immobiliari.

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