Un esame nell’esame. Nonostante, sulla carta, dovrebbe essere un momento vissuto con maggiore relax rispetto al passato. Ma quello con i test Invalsi è sempre un appuntamento particolare. Soprattutto quest’anno che i tanto temuti questionari standardizzati si sono rifatti il look, apportando tante novità, tutte assieme, a una prova che non ha mai convinto del tutto studenti, insegnanti e genitori. Così, da pochi giorni, i ragazzi di terza media sono alle prese con i ‘nuovi Invalsi’. Per la prima volta, infatti, i quiz non faranno più parte delle prove finali (e non concorreranno alla media dei voti, salvo riapparire come documento allegato alla pagella) ma saranno spalmati su tre settimane. Inoltre, alle tradizionali materie (italiano e matematica), si aggiungerà il questionario d’inglese. E, ancora: meno domande e più tempo a disposizione (da 75 minuti si è passati a 90). Ma la novità più grande riguarda le modalità di somministrazione dei test: si svolgeranno tutti al computer, online. Le scuole, in tutto ciò, si saranno fatte trovare pronte ad assorbire questi cambiamenti? Per capirlo, noi di Skuola.net abbiamo chiesto a circa 2mila ‘licenziandi’ (di classi non campione, che hanno regole diverse dagli altri) di raccontare ciò che sta succedendo nel loro istituto. Perché stavolta, ad essere giudicate, saranno soprattutto le strutture e le loro capacità di organizzazione.
Invalsi: in quante scuole sono già partiti?
Iniziamo con le date: il 39% degli studenti, infatti, ha iniziato le prove sin da subito (tra il 4 e il 7 aprile). Un altro 30%, invece, slitterà direttamente alla prossima settimana (9-14 aprile). Mentre il 13% dovrà attendere almeno fino al 16 aprile per cominciare i test. Sempre meglio di quel 18% a cui la scuola non ha ancora comunicato le date (numero che, al Sud, sale fino al 28%).
La fine degli Invalsi è un’incognita per molti
Stesso discorso per la fine degli Invalsi. Quasi 1 studente su 4 (23%) non sa quando la sua classe chiuderà il trittico di prove (con un picco del 30%, ancora una volta, nel meridione). Pochissimi (13%) quelli che finiranno entro la prima settimana. Il 30% prevede di concludere durante la settimana tra il 9 e il 14 aprile. Ma circa 1 su 3 – il 34% – si trascinerà l’ansia fino all’ultimo, terminando tra il 16 e il 21 aprile. Forse perché nemmeno 1 su 10 riuscirà a svolgere tutti i test nella stessa giornata: la stragrande maggioranza – 76% – li sosterrà in tre giorni distinti; il 15% ce la farà in due.
La formula computer based ha mandato in crisi le scuole
L’origine di questo stato di cose va rintracciata soprattutto nell’obbligo di usare i pc per compilare i questionari Invalsi. Solo il 40% degli studenti intervistati (il 48% al Nord), infatti, dice che nel proprio istituto c’è un’aula informatica attrezzata per accogliere tutti i candidati. E nel resto delle scuole? Il 29% dei ragazzi sarà costretto a svolgere i quiz a gruppi. Al 18% è stato assicurato che per i giorni delle prove ci saranno computer per tutti. Il 13%, invece, non sarà così fortunato e dovrà trasferirsi in un’altra struttura.
Solo gli studenti appaiono più rilassati
Ma come si stanno avvicinando i ‘licenziandi’ a questo appuntamento? Sicuramente più rilassati rispetto ai colleghi che li hanno preceduti. Il 55% ha accolto con gioia la riforma che ha escluso i test dall’esame: per loro gli Invalsi avrebbero probabilmente comportato un voto finale più basso. Per il 33% non cambia niente. Solo il 12% confidava nei quiz per alzare la media. La materia più temuta? Senza dubbio Matematica: la pensa così il 56% del campione; Italiano (19%) e Inglese (25%) spaventano meno. Per questo, se la metà dei ragazzi sta ripassando tutte e tre le discipline, più di 1 su 10 (12%) si sta concentrando su numeri e calcoli. Anche se il 17% non ha aperto libro, nella convinzione che ripassare non cambierà l’esito delle prove. E l’8% già sa che cercherà di copiare o, in alternativa, risponderà a caso.